Un uomo camminava in un bosco pensando alle sue preoccupazioni, ai suoi molti problemi. Esausto, si fermò a riposare all’ombra di un albero, ma era un albero magico che concedeva all’istante tutti i desideri di chiunque lo toccasse.
L’uomo aveva sete, quindi pensò che gli sarebbe piaciuto bere dell’acqua fresca. Immediatamente, nella sua mano apparve un bicchiere d’acqua fredda. Sorpreso, guardò l’acqua e bevve. Una volta placata la sete si rese conto di essere affamato e desiderò qualcosa da mangiare. Immediatamente apparve un piatto di buon cibo davanti a lui.
“I miei desideri si avverano” pensò l’uomo incredulo.
“Se è davvero così, voglio avere una bella casa”, disse ad alta voce.
La casa apparve nel prato davanti a lui. Un enorme sorriso gli attraversò il viso mentre desiderava avere dei servi che si occupassero di quella meravigliosa casa. Quando apparvero, si rese conto che in qualche modo era stato benedetto da un incredibile potere e desiderò avere una donna bella, amorevole e intelligente con cui condividere la sua fortuna.
Quando la donna apparve davanti ai suoi occhi, l’uomo disse: “aspetta un attimo, è ridicolo. Non sono mai stato così fortunato nella mia vita. Non può succedermi questo!”
Non aveva finito di dire quelle parole che tutto era già sparito.
Rassegnato, l’uomo disse a se stesso: “lo sapevo, non poteva accadermi qualcosa di così meraviglioso”. E se ne andò via triste e a testa bassa, pensando ai suoi molti problemi.
A molte persone, come all’uomo del racconto, accadono cose meravigliose che poi svaniscono come per magia semplicemente perché pensano di non meritarle. Questa parabola ci invita a riflettere su ciò che ci aspettiamo dalla vita e crediamo di poter ottenere.
Per ottenere ciò che desideri devi prima credere di meritarlo
Tendiamo a pensare che il nostro mondo sia costruito sui fatti. Ma i fatti sono solo una variabile in un’equazione molto più complessa. Interpretiamo costantemente questi fatti, così facendo diamo loro un significato secondo la nostra concezione della vita e l’immagine che abbiamo di noi stessi. Poi entrano in gioco le nostre certezze, che prima erano solo presunzioni.
Una presunzione implica dare per certo qualcosa partendo da alcuni indizi, al punto che più tardi si trasforma in una certezza. Quando la presunzione diventa una certezza, questa finirà per influenzare il nostro modo di interpretare gli eventi che ci accadono. Come l’uomo nella storia, quando siamo certi di non meritare qualcosa, prima o poi lo perderemo.
Quando crediamo di non essere all’altezza di raggiungere determinati obiettivi, si attiverà in noi un meccanismo che andrà a confermare quella presunzione, trasformandola in certezza. Quindi iniziamo a sabotarci, di solito a livello inconscio.
Questo accade perché odiamo la dissonanza cognitiva. Vale a dire, una volta che ci siamo formati un’idea di noi stessi, tutto ciò che la contraddice o la fa vacillare si trasforma in una dissonanza cognitiva. A questo punto, dentro di noi si attiva un allarme allo scopo di garantire che questo nostro “io” rimanga stabile. Il problema è che a volte questo meccanismo di auto protezione ci impedisce di crescere e, come per l’uomo nella storia, ci impedisce di raggiungere gli obiettivi più ambiziosi.
Pertanto, se crediamo di non meritare qualcosa, troveremo sicuramente un modo per impedirci di raggiungerlo. Questo meccanismo può essere riscontrato nella relazione di coppia, quando incontriamo una persona così perfetta da pensare che sia troppo bello per essere vero e finiamo per sabotare la relazione, forse attraverso la gelosia o la sfiducia. Può anche accadere sul lavoro, quando ci viene offerta un’opportunità talmente buona da sembrarci incredibile così, non dandogli credito,la paura di commettere errori e l’insicurezza finiscono per farcela perdere. Così chiudiamo un circolo vizioso nel quale terminiamo ripetendoci: “era troppo bello per essere vero!”
Il punto è che quando accettiamo questi cambiamenti, ci costringiamo anche a cambiare l’immagine che abbiamo di noi stessi. E questo è un processo complicato che non tutti sono disposti ad accettare. Molti preferiscono rimanere nella loro zona di comfort, lamentandosi della loro “sfortuna”, senza rendersi conto che molte volte sono essi stessi che contribuiscono a fare in modo che gli eventi prendano una svolta negativa.
Sentirsi immeritevoli genera una resistenza al cambiamento in positivo. Così condanneremo noi stessi ad una vita mediocre in cui si realizzano solo le nostre profezie negative.
Non diventare il tuo principale limite: Come rompere questo circolo vizioso?
“Ignoriamo la nostra vera altezza finché non ci alziamo”, disse Emily Dickinson. È interessante notare a questo proposito che generalmente l’educazione che riceviamo, la società e le persone più vicine a noi sono proprio coloro che preferiscono che restiamo seduti. Così è più comodo per tutti.
Pertanto, il primo passo per ottenere ciò che desideri consiste in sbarazzarti delle “certezze” che ti limitano. Tutte quelle cose che assumi come verità assolute sono in realtà presunzioni la cui origine può essere fatta risalire al tuo passato. La sensazione di non essere all’altezza o sentirsi indegni, di solito proviene da esperienze vissute durante l’infanzia o l’adolescenza. È anche probabile che queste “certezze” siano parole che ti ripetevano i tuoi genitori, gli insegnanti o altre persone importanti nella tua vita.
Con le loro parole hanno contribuito a plasmare l’immagine che hai di te stesso. Tuttavia, devi capire che un “io” statico è un “io” che non cresce. La dissonanza cognitiva non è una cosa negativa da temere, in realtà è un segno che stai pensando autonomamente, stai cambiando e stai evolvendo.
Mentre stai lavorando per perdonarti questi pensieri profondamente radicati che ti trattengono e ti impediscono di realizzare i tuoi sogni, scoprirai che inizierai a sentirti meglio, più leggero e sollevato. Poco a poco ti preparerai a godere appieno delle buone opportunità che ti si presentano nella vita, invece di sabotarle e restare immobile a piangere sul latte versato.
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