
Tradizionalmente, San Valentino è associato a cene a lume di candela e gesti romantici per coccolare il partner e dimostrargli quanto lo si ama. Tuttavia, questa giornata non celebra solo l’amore romantico. È anche un’opportunità per amare se stessi, praticare l’amor proprio e l’apprezzamento per se stessi.
In realtà, la relazione più duratura che abbiamo nella vita è quella con noi stessi.
Eppure, quanto spesso offri a te stesso lo stesso amore, attenzione e cura che dai agli altri? Che tu sia single o in una relazione, San Valentino è l’occasione perfetta per riconsiderare il tuo rapporto con te stesso e coccolarti come faresti con gli altri. Perché, in fin dei conti, se non sei capace di trattare te stesso con amore e affetto, come potrai pretenderlo dagli altri?
Amarsi, quell’argomento in sospeso
L’idea di festeggiare San Valentino con te stesso potrebbe sembrarti strana. Potresti addirittura trovarlo sciocco ed egoista. È perfettamente normale. Ci è stato insegnato a donarci completamente e sacrificarci per gli altri, dimenticando i nostri bisogni.
Per questo motivo, invece di cercare di capire di cosa abbiamo bisogno, spesso ci poniamo altre domande che ci portano a relegarci al secondo o addirittura al terzo piano:
- Ho lavorato abbastanza duramente da meritarmi una pausa?
- Ho soddisfatto le aspettative degli altri oggi?
- Sono stato abbastanza produttivo da sentirmi bene con me stesso?
- Non dovrei fare qualcosa di più utile invece di riposarmi?
- Merito davvero queste lodi?
Quando condizioniamo la nostra cura di noi stessi, sia fisica che mentale, significa che misuriamo il nostro valore in base ai nostri successi, alla convalida esterna e a ciò che facciamo per gli altri. Tuttavia, l’amor proprio non consiste nel dimostrare qualcosa, bensì nel riconoscere che si merita attenzione, cura e gentilezza. E che non c’è nessuno più adatto di noi stessi per soddisfare tali bisogni.
Infatti, amare se stessi non è né egoismo né narcisismo, è essenziale perché ciò che dai a te stesso è ciò che finirai per ricevere dagli altri. Se ami e rispetti te stesso, sarà più probabile che anche le persone che ti circondano ti amino e ti rispettino. Celebrare l’amor proprio non significa rifiutare o sminuire chi ti circonda, ma piuttosto riconoscere che anche tu sei importante e che dovresti dare la priorità a te stesso.
Inoltre, non puoi dare il meglio di te stesso agli altri se prima non ti prendi cura di te stesso. Immagina un bicchiere d’acqua: se il bicchiere è quasi vuoto, non potrai riempire i bicchieri degli altri. Quindi, prima di donare, assicurati di essere sazio. Numerosi studi hanno dimostrato che le persone che amano se stesse non solo hanno maggiore autostima, motivazione e determinazione, ma anche una migliore salute mentale e relazioni interpersonali più positive.
Come promuovere l’amor proprio
Amare se stessi non è solo un’idea che ci fa sentire bene, è una pratica che dobbiamo coltivare giorno dopo giorno. E non si tratta di mettere frasi motivazionali sulla carta da parati o in qualsiasi altro angolo della casa, ma di imparare a trattare noi stessi con lo stesso rispetto e pazienza che diamo agli altri. Come farlo? Puoi iniziare così:
- Trattati con gentilezza. Di solito siamo noi stessi i nostri peggiori critici e ci puniamo senza pietà quando commettiamo degli errori. Ma cosa diresti a un amico nella stessa situazione? Probabilmente non gli diresti che è inutile o un fallito. Quindi non dirlo nemmeno a te stesso. Osserva il tuo dialogo interiore e cerca di farlo lavorare a tuo favore, non contro di te.
- Stabilisci dei limiti che rispettino le tue esigenze. Amare se stessi significa proteggere il proprio tempo, la propria energia e la propria salute mentale. Stabilire dei limiti non è egoismo, è un atto di rispetto e di cura verso se stessi, perché non possiamo fare tutto né accontentare tutti. Pertanto, è necessario stabilire dei limiti che consentano di dare priorità al proprio benessere ogni volta che è necessario.
- Festeggia te stesso senza aspettare il permesso di nessuno. Spesso aspettiamo le occasioni speciali, come i compleanni, una promozione o un traguardo importante, per coccolarci e riconoscere il nostro valore. Ma perché aspettare? Riconoscere il tuo valore e trattarti con gentilezza non deve dipendere da risultati esteriori, dovrebbe essere il tuo modus operandi quotidiano. Non devi aspettare che qualcuno ti dia il permesso per essere gentile con te stesso o riconoscere il tuo valore. Prendi l’abitudine di celebrare i tuoi piccoli trionfi, i tuoi progressi e, soprattutto, i tuoi sforzi.
- Crea un rituale di gratitudine verso te stesso. L’amor proprio comincia dal riconoscere il proprio valore. Questo San Valentino, puoi prenderti un momento per scriverti un biglietto. Proprio come quelli che dedichi agli altri, ma rivolto a te. Scrivi ciò che apprezzi o per cui sei grato, ma cerca di non menzionare i risultati ottenuti, bensì piuttosto le qualità o le caratteristiche della tua personalità. Questo non solo ti aiuterà a connetterti con te stesso, ma ti ricorderà anche che sei degno di amore e apprezzamento così come sei.
- Organizza un appuntamento con te stesso. Perché riservare un momento speciale solo per condividerlo con gli altri? Questo San Valentino puoi organizzare un appuntamento con te stesso. Potrebbe essere qualcosa che hai sempre desiderato fare ma che hai rimandato per mancanza di tempo o perché pensi che non sia “abbastanza importante”. Anche tu puoi farti un regalo, senza bisogno di scuse. L’amor proprio implica sapere cosa ti rende felice e realizzarlo senza sentirti in colpa.
Quindi, questo San Valentino, non aspettare che sia qualcun altro a farti sentire speciale. Sentiti speciale. E coltiva questa relazione ogni giorno, perché il vero amore inizia dalla relazione che hai con te stesso.
Riferimenti:
Harshad, H. & Ghosh, S. (2022) Self-love: The lesson through which all other lessons are realized. International Journal of Health Sciences; 6(2): 10.53730.
Fields, E. C. & Kuperberg, G. R. (2015) Loving yourself more than your neighbor: ERPs reveal online effects of a self-positivity bias. Soc Cogn Affect Neurosci; 10(9): 1202-1209.
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