Siete seduti e rilassati, ma improvvisamente vi sentite strani. Fate fatica a respirare e sentite un senso di oppressione nel petto. L’ansia aumenta e non riuscite a concentrarvi, anche se ci provate. È una sensazione che quasi tutti hanno provato, perché in misura maggiore o minore, tutti siamo stati vittime dell’ansia. Ma il problema sorge quando l’ansia diventa una condizione costante, quando influisce sulle nostre prestazioni e limita in modo significativo la qualità della vita. Come si può curare l’ansia?
Non sorprende che il consumo di ansiolitici sia aumentato in modo allarmante in tutto il mondo. Infatti, si stima che almeno uno spagnolo su tre abbia usato questi farmaci durante l’anno passato.
Tuttavia, i farmaci per l’ansia dovrebbero essere l’ultima risorsa disponibile. Sarebbe meglio provare prima con altre tecniche, che non hanno effetti collaterali e sono volte a combattere il problema alla radice, piuttosto che nasconderlo. Una tecnica per curare l’ansia ci viene proposta da uno studio condotto presso l’Università del Michigan.
Curare l’ansia parlando con voi stessi in terza persona
Parlando con noi stessi, ma in terza persona, utilizzando dei pronomi come “lei” o “lui” o il nostro stesso nome, si può alleviare l’ansia e migliorare le nostre prestazioni durante le situazioni di stress, come ad esempio quando parliamo in pubblico o vogliamo fare una buona impressione ad un colloquio di lavoro.
Quando ci riferiamo a noi stessi in terza persona, invece di utilizzare il classico “io”, stabiliamo una distanza, uno spazio tra l'”io” che osserva e riflette e l'”io” che è in preda all’ansia. Questo semplice cambiamento nel dialogo interiore ci permette di vedere la situazione in prospettiva in modo da poterla affrontare come una sfida piuttosto che come un ostacolo.
Nello studio in questione è stato chiesto ai volontari di immaginare una situazione in cui non si sentissero tranquilli, che gli generasse molta ansia. Venne così valutato il livello di ansia e si chiese loro di scrivere i pensieri che gli venivano in mente.
In seguito vennero suggerite loro diverse affermazioni, per gestire l’ansia, che avrebbero dovuto ripetere nella loro mente. Come ad esempio: “penserò a qualcos’altro”, “affrontare questa situazione mi farà sentire bene”, oppure “lo farò bene”. Il trucco consisteva che alcuni partecipanti dovevano ripetere queste affermazioni in prima persona mentre altri in terza persona.
Quindi gli psicologi hanno potuto riscontrare che coloro che sostenevano un dialogo interiore in terza persona avevano ridotto i loro livelli di ansia.
La forza del dialogo interiore
I piccoli cambiamenti nel linguaggio che usiamo per riferirci a noi stessi possono avere un’influenza decisiva sulla nostra capacità di regolare pensieri, emozioni e comportamenti nelle situazioni di stress.
Non si tratta semplicemente di piccole frasi motivazionali come “posso farcela”,ma di sfruttare appieno la forza del dialogo interiore. Infatti, una meta-analisi che ha raccolto i dati di oltre una dozzina di studi, ha concluso che le auto-istruzioni sono molto efficaci per alleviare l’ansia e affrontare le preoccupazioni.
Le auto-istruzioni non sono niente altro che i commenti che facciamo nella nostra mente quando ci troviamo di fronte ad un compito difficile o nuovo. Se riusciamo a dirigere bene il nostro dialogo interiore durante le situazioni stressanti che generano ansia, possiamo:
- Concentrare la nostra attenzione, focalizzandoci sugli elementi importanti dell’attività
- Regolare lo sforzo che facciamo per prendere le decisioni su cosa fare, come e
quando - Gestire le reazioni emotive in caso di contrattempi
Quindi, la prossima volta che venite assaliti da ansia o nervosismo, mettete al lavoro il vostro dialogo interiore. E non dimenticate di riferirvi a voi stessi in terza persona. È un modo per approfittare del vostro coach interno.
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et. Al. (2014) Self-talk as a regulatory mechanism: How you do it matters. Journal of Personality and Social Psychology;
106(2): 304-324.
A. et. Al. (2011) Self-Talk and Sports Performance. A Meta-Analysis. Science;
6(4): 348-356.
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