Aparigraha (अपरिग्रह, in sanscrito) è un concetto che si riferisce al non possesso. Spesso tradotto come distacco o non avidità, è l’ultimo yama degli otto passi o sutra dello yoga di Patanjali.
Gli yama sono una sorta di regole morali universali che valgono sia per le persone che per la società, per vivere meglio con noi stessi, con gli altri e con il mondo che ci circonda.
Aparigraja, come è anche noto, ci invita a prendere solo ciò di cui abbiamo bisogno, a conservare solo ciò che ci serve e, soprattutto, a lasciare andare al momento giusto, quando non ne abbiamo più bisogno.
L’ostacolo principale al lasciar andare
Viviamo nella “società del di più”, una cultura ossessionata dal possesso che contempla solo l’addizione. Ciò genera grande ansia e ci costringe a lavorare giornate estenuanti per acquistare cose di cui non abbiamo nemmeno il tempo di goderci.
Pertanto, uno dei maggiori ostacoli alla pratica dell’aparigraha è l’attaccamento, l’incapacità di lasciare andare le cose che abbiamo accumulato o le relazioni che abbiamo stabilito. Quando lasciamo qualcosa alle spalle proviamo una sorta di vertigine. Abbiamo la sensazione di essere sospesi in aria, come se avessimo un piede sul precipizio.
Quella sensazione ci fa sentire a disagio. Non ci piace non avere i piedi ben saldi, una sicurezza che viene dalle cose e dalle relazioni. Per questo motivo, e poiché ci siamo identificati troppo con le cose e le relazioni che stabiliamo, è così difficile per noi praticare l’aparigraha e lasciare andare tutto ciò di cui non abbiamo bisogno.
La paura dell’incerto
Non ci piace liberarci del passato senza avere davanti a noi un terreno solido. Troviamo difficile affrontare l’incertezza, ma se vogliamo praticare l’aparigraha dobbiamo lasciarci il passato alle spalle e andare avanti verso ciò che ci riserva il futuro. Non possiamo trattenere e ricevere allo stesso tempo.
Se ad esempio abbiamo una casa piccola e vogliamo goderci un divano nuovo perché quello vecchio sta cadendo a pezzi, dobbiamo liberarcene. Certo, potremmo esserci affezionati a quel vecchio divano e magari avrà anche la nostra forma, ma finché non uscirà di casa non potremo avere un divano più comodo e solido su cui avere nuove esperienze.
Il divano è una metafora. L’aparigraha ci avverte che se non ci liberiamo di ciò di cui non abbiamo bisogno, non avremo spazio per le cose nuove che la vita ci porta e che possono portarci più felicità, saggezza o soddisfazione. Inoltre, se ci leghiamo a cose o relazioni ormai datate, non potremo provare quell’incredibile sensazione di libertà che implica lasciarci alle spalle ciò che ci lega perché ha perso la sua ragion d’essere.
Aparigraha, la capacità di immergersi nel flusso della vita
La virtù dell’aparigraha sta nel fatto che, da un lato, ci incoraggia a prendere solo ciò che è necessario. Nient’altro. Questo ci aiuta a liberarci dal bisogno di avere sempre di più, con il conseguente stress che questo genera. Ci libera dal potere che il possesso finisce per esercitare su di noi.
D’altra parte, ci motiva a non trattenere e addirittura a lasciare andare ciò di cui non abbiamo bisogno. Ci libera dai legami materiali e dalla tendenza ad aggrapparci a relazioni che ci feriscono o ci bloccano. Quando assumiamo questo atteggiamento, viviamo ogni momento più pienamente.
Lasciar andare ci permette di aprirci a nuove opportunità, ma ci insegna anche che la felicità dipende da noi stessi. Ci insegna anche che non abbiamo bisogno di mille e una cosa per sentirci felici o soddisfatti della nostra vita.
Questo flusso continuo ci aiuta anche a comprendere il concetto di impermanenza. Ci permette di accettare l’incertezza come parte del mondo, quindi non diamo niente di più per scontato del momento presente.
Tuttavia, l’aparigraha non si applica solo ai beni o alle relazioni, ma anche alle nostre aspettative, pensieri e obiettivi. Ci insegna a non aggrapparci al rancore o al risentimento, a lasciare andare i pensieri negativi e la rabbia, nonché gli obiettivi che ci ossessionano e consumano ma che hanno perso il loro significato originario. Aggrapparsi a ciò crea solo una prigione mentale che ci impedisce di trarre vantaggio da tutte le meraviglie del mondo.
Di conseguenza, la pratica dell’aparigraha porta ad una vita più semplice. Ci incoraggia a concentrarci sul qui e ora, trattenendo solo ciò di cui abbiamo bisogno e lasciando andare tutto ciò che non è necessario. Questo ci libera da molte cose inutili e insignificanti così da poter dedicare la nostra energia e il nostro tempo a ciò che ci porta davvero pace interiore, benessere ed equilibrio.
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