Per anni la società ha enfatizzato il valore della logica e della razionalità. Per questa ragione pensiamo che agire razionalmente e obiettivamente sia sempre la migliore alternativa. Tuttavia, non è sempre così, ci sono casi nei quali si può produrre un vero e proprio soffocamento cognitivo.
Il nostro cervello “cognitivo” è responsabile di regolare l’attenzione cosciente e le reazioni emotive prima che assumano proporzioni eccessive. In un certo senso, questo controllo esercitato dal cervello “cognitivo” ci libera da quella che potrebbe essere definita la tirannia delle emozioni, una vita completamente determinata dall’istinto.
Una ricerca condotta presso la Stanford University ha rivelato qual è il ruolo del cervello “cognitivo”. Quando i partecipanti guardavano delle foto sgradevoli, corpi mutilati e volti sfigurati, il loro cervello emotivo reagiva immediatamente. Tuttavia, se si sforzavano di controllare le proprie emozioni, le regioni corticali prendevano il controllo e bloccavano l’attività del cervello emotivo.
Da questo punto di vista, possiamo capire che il cervello “cognitivo” ci aiuta a prevenire delle sofferenze inutili, e fa anche in modo che le nostre reazioni emotive non ci sfuggano di mano. Ma ciò che a prima vista può sembrare positivo nasconde un grande rischio: a forza di usare la ragione, possiamo terminare per perdere il contatto con il cervello emotivo e gli allarmi che lancia, qualcosa che si conosce come: “Asfissia Cognitiva”.
È più difficile prendere delle decisioni quando il cervello emotivo è “spento”
Il controllo eccessivo delle emozioni e sentimenti può cedere il passo a un temperamento meno sensibile. Quando il cervello non permette alle informazioni emotive di svolgere il loro ruolo, si verificano altri problemi. Da un lato, è più difficile prendere delle decisioni perché non percepiamo nessuna preferenza “all’interno”, vale a dire non percepiamo quelle sensazioni fisiche che indicano che percorso scegliere, e che non sono altro che un eco “viscerale” delle nostre emozioni.
A causa del soffocamento cognitivo, possiamo vedere delle persone che hanno un lato intellettuale molto sviluppato, ma che hanno trascurato le loro emozioni. Per queste persone, prendere delle decisioni è molto difficile, perché si perdono in interminabili considerazioni circa i particolari, non hanno un istinto o un sesto senso che le guidi, e hanno perso la bussola emotiva che inclina la bilancia e ci aiuta a decidere.
Infatti, il cervello emotivo è importante tanto quello cognitivo, perché è il primo responsabile per indicarci ogni possibile pericolo. Il cervello emotivo valuta le informazioni provenienti dall’ambiente e può innescare il meccanismo di lotta o fuga che ci può salvare quando la nostra vita è in pericolo. È anche l’incaricato di indicarci che una decisione non ci conviene perché potrebbe danneggiarci emotivamente. Il cervello emotivo è il custode geloso che può anche essere molto utile nel prendere delle decisioni.
Infatti, uno studio particolarmente interessante condotto presso l’Università di Amsterdam ha scoperto che quando le persone devono scegliere un quadro pensare ai dettagli, razionalmente, non è la migliore alternativa. Dopo un mese, le persone più soddisfatte della loro scelta furono quelle che si sono lasciate trasportare dall’intuito, quelle che ascoltarono il cervello emotivo.
L’asfissia cognitiva ci uccide lentamente
Il soffocamento cognitivo ha anche gravi conseguenze sul nostro benessere. Lasciare che il cervello cognitivo scolleghi le emozioni significa che non saremo in grado di percepire i piccoli segnali di allarme inviati dal sistema limbico. Questo significa che avremo perso la connessione con il nostro “io” più profondo, in modo che, alla fine, tradiremo i nostri valori e ci causeremo sofferenza, forse accettando un posto di lavoro o un rapporto che non ci soddisfano.
Un perfetto esempio di soffocamento cognitivo si riscontra negli uomini che hanno imparato, da bambini, che le loro emozioni non sono accettabili. Questi sono cresciuti sentendosi dire che: “gli uomini non piangono mai”, così che hanno imparato a reprimere i loro sentimenti e in seguito gli risulterà molto difficile esprimerli. Tuttavia, è stato dimostrato che reprimere le emozioni non le elimina, non ci sentiremo mai meglio perché nascondiamo il dolore.
Inoltre, sopprimere le emozioni a favore della ragione può renderci non solo molto infelici, ma può anche causarci dei problemi fisici. Infatti, malattie come lo stress, la stanchezza senza una causa apparente, i disturbi gastrointestinali, i problemi della pelle, le malattie cardiache e le infezioni ricorrenti, dipendono spesso da un modello di repressione emotiva.
Quando nascondiamo o reprimiamo le emozioni, invece di esprimerle, terminiamo per causarci dei problemi di salute che possono anche diventare gravi. A questo proposito, uno studio condotto presso l’Università di Berkeley è giunto alla conclusione che reprimere le emozioni pesa molto di più sul nostro cuore e le arterie che le emozioni stesse, anche se queste hanno una valenza negativa.
In questo esperimento, i ricercatori hanno riscontrato che le emozioni sono reazioni molto intense che scatenano dei cambiamenti a livello fisiologico. Tuttavia, per controllare le emozioni dobbiamo attivare un processo inibitorio. In teoria, reprimerle non dovrebbe causare un’attivazione fisiologica, ma non è così. Infatti, reprimendo le emozioni si produce un aumento dell’attività somatica e della frequenza cardiaca, e si verifica un livello di attivazione simpatica. Tutto questo suggerisce che il tentativo di sopprimere le emozioni, sia negative che positive, ha un impatto enorme a livello fisico.
Morale: la repressione emotiva ha un costo troppo alto sia per il nostro equilibrio psicologico che per la nostra salute fisica. Le emozioni non sono un nemico, sono segnali che ci invia il nostro inconscio e ai quali dobbiamo prestare attenzione. Il segreto non sta nel nasconderle, ma nel viverle intensamente e superarle.
Fonti:
Wiseman, R. (2009) 59 seconds.Think a litle, change a lot. Nueva York: Alfred A. Knopf.
Dijksterhuis, A., & van Olden, Z. (2006) On the benefits of thinking unconsciously: Unconscious thought increases post-choice satisfaction. Journal of Experimental Social Psychology; 42: 627–631.
Gross, J. & Levenson, R. (1997) Hiding Feelings: The Acute Effects of Inhibiting Negative and Positive Emotion. Journal of Abnonnal Psychology; 106(1): 95-103.
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