Il numero di adolescenti che si autolesiona deliberatamente procurandosi tagli e bruciature, è in aumento nella stessa misura in cui il tema si diffonde nelle canzoni di moda, nell’ambiente scolastico o nei blog nei quali si mostrano le lacerazioni degli stessi autori. Alcune vengono mostrate con le migliori intenzioni che i giovani vedano e non mettano in pratica ma altri rappresentano delle vere e proprie incitazioni. Negli USA si stima che uno ogni sei adolescenti pratichi autolesioni.
Klonsky, professore di Psicologia dell’Universitàdi Stony Brook a New York, ha studiato approfonditamente il fenomeno ed afferma che i giovani adottano questo comportamento come forma per combattere contro i sentimenti di depressione ed ansia. Si tratterebbe di un mezzo di fuga abbastanza simile a quello che offrono le droghe.
Molti dei giovani intervistati affermano che il dolore autoinflitto è un sollievo per le loro angustie emotive e la maggioranza non considera questo comportamento come un tentativo di suicidio ma piuttosto come il prendere una pillola per il mal di testa. Al principio le lesioni sono minori e possono risultare invisibili o nascondersi sotto le maniche delle camicie ma poco a poco, si sviluppa una vera e propria dipendenza, le lacerazioni autoinflitte si vanno facendo più profonde e pericolose. Alcuni giovani assicurano che l’unica cosa che gli interessa nella vita è proprio autolesionarsi.
È curioso notare che in passato nella Psicologia e nella Psichiatria l’autolesionismo era stato considerato come un comportamento strano associato con il suicidio e con alcune malattie mentali. Ora, partendo dalle interviste realizzate ad un totale di 40 studenti che si infliggono danni e, facendo un analisi minuziosa degli ultimi studi pubblicati sul tema, si scopre che le lesioni autoprovocate sono molto più relazionate con un meccanismo di lotta contro la depressione piuttosto che un vero e proprio tentativo di suicidio.
Le persone che adottano questo comportamento hanno accumulato una quantità straordinaria di emozioni negative come frustrazione, ansia, o vivono una profonda solitudine. Le lesioni attuano come una valvola di scarico che permette di dare sollievo alla pressione emotiva che vivono. Naturalmente, immediatamente esse provano rilassamento e tranquillità ma già il giorno seguente si sentono arrabbiati ed imbarazzati, e ciò crea un circolo vizioso.
Anche se praticarsi lesioni è normalmente un attività che si pratica in solitudine, in alcuni gruppi urbani come i circoli gotici, rappresenta segno di apparteneza ed unione. Un nuovo fenomeno da osservare più da vicino.
Fonte:
Klonsky, E.D. (2007). The functions of deliberate self-injury: A review of the evidence. Clinical Psychology Review, 27, 226-239.
Lascia un commento