
In un mondo iperconnesso, pieno di notifiche, titoli allarmanti e imprevisti, uno più urgente dell’altro, è facile lasciarsi travolgere da tutti questi stimoli senza fermarsi a verificare come ci sentiamo o se le decisioni che prendiamo sono in linea con ciò che desideriamo.
Di conseguenza, non sorprende che un giorno ci rendiamo conto di aver perso la strada a nord, a sud, a est e a ovest. Ci ritroviamo a girare a vuoto senza una direzione chiara, spinti dalle urgenze quotidiane, dagli obblighi e sostenuti da un senso del dovere che ci travolge.
Di fronte a tanta iperattività senza un obiettivo chiaro in mente, Marco Aurelio offrì un consiglio tanto semplice quanto efficace: “Le cose esterne che ti capitano ti distraggono? Concediti del tempo per imparare qualcosa di nuovo e di buono, e smetti di essere trascinato in giro“.
A prima vista, sembra un consiglio semplice, persino ingenuo, ma in realtà è un’affermazione radicale. Perché mentre siamo addestrati a reagire, produrre e competere, la filosofia stoica ci ricorda che la vera libertà inizia quando decidiamo di non lasciarci trascinare. In quella pausa consapevole risiede il nostro potere di scelta.
Marco Aurelio, infatti, si riferisce proprio a essere “trascinati”. Non sta parlando di errore, ma piuttosto di disorientamento. Si riferisce a quel vagare qua e là senza una direzione chiara, a quello stato in cui si reagisce ma non si sceglie, si consuma ma non si digerisce, si lavora ma non si vive.
Marco Aurelio vedeva questa condizione come una forma di schiavitù interiore perché, per lui, la dignità dell’essere umano consisteva nel vivere in armonia con la propria natura razionale, non nel lasciarsi trascinare dagli alti e bassi del mondo esterno e nel permettere ad altri di dettare le proprie decisioni.
Il riposo come esercizio filosofico
Viviamo in un’epoca che idolatra l’immediatezza. Il flusso costante di informazioni, la sovraesposizione agli stimoli e la richiesta di risposte immediate ci portano quasi sempre a concentrarci sul mondo esterno, in attesa di ciò che accadrà.
Tuttavia, quando troppi stimoli esterni competono per catturare la nostra attenzione, il cervello entra in uno stato di sovraccarico cognitivo. Questo riduce la capacità di riflessione profonda, esaurisce le risorse di autoregolazione e, in molti casi, alimenta l’ansia. Non è che non sappiamo cosa fare della nostra vita; è che non abbiamo nemmeno il tempo e il silenzio necessari per interrogarci e capirlo.
Per gli stoici, il centro di gravità deve essere dentro di noi. Non disprezzavano le cose esterne perché sapevano che dobbiamo fare i conti con il mondo, ma erano anche consapevoli che non possiamo controllare il tempo, il comportamento degli altri o le circostanze. Possiamo solo governare il nostro giudizio, le nostre azioni e i nostri atteggiamenti. Ma per raggiungere quel livello di maturità e autocontrollo, dobbiamo prima essere in contatto con noi stessi. E per farlo, potremmo aver bisogno di prenderci una pausa e disconnetterci da tutto il resto.
Questo è il riposo a cui fa riferimento Marco Aurelio: una pausa dalla costante stimolazione esterna per consentire alla chiarezza interiore di emergere.
Meno distrazioni, più direzione: la pausa stoica
Forse la domanda non è come fare di più, come essere più produttivi o come evitare lo stress, ma come fare qualcosa di significativo che risuoni con te e ti porti davvero soddisfazione e felicità.
Marco Aurelio raccomandò in seguito nelle sue “Meditazioni”: “Rifletti dunque su ciò che vuoi e non lasciarti distrarre da nient’altro, perché hai già provato e dopo molti tentennamenti non hai mai trovato la via giusta per vivere: né nel ragionamento logico, né nella ricchezza, né nella fama, né nel godimento, niente affatto.”
“In ogni azione chiediti: come mi riguarda?”
In altre parole, con questi pensieri, Marco Aurelio ci incoraggia a concentrarci solo su ciò che è sotto il nostro controllo e a lasciar andare il resto. Quando le circostanze ci travolgono, dovremmo fermarci e chiederci: come mi sta influenzando e cosa posso fare al riguardo?
“Bisogna sempre tenere a mente questi punti: qual è la natura del tutto e qual è la mia; In quale relazione questa sta con quella e quale parte contribuisce al tutto?”, diceva Marco Aurelio. Questo ragionamento previene la distrazione e conduce a una chiarezza vitale. Ci salva da preoccupazioni inutili, cattive decisioni e, soprattutto, ci impedisce di sprecare energie in cose che non ci apportano nulla, ma che anzi ci allontanano dalla nostra essenza, dai nostri sogni e dai nostri obiettivi.
Fermati prima di perderti
In una cultura in cui praticamente tutto è progettato per catturare e trattenere la nostra attenzione, senza lasciarci nemmeno un attimo per respirare, fermarsi è diventato quasi un atto di ribellione e saggezza. Marco Aurelio non parlava di fuggire dal mondo, ma piuttosto di abitarlo con consapevolezza. La sua proposta non era la fuga, ma il discernimento: imparare a separare ciò che conta da ciò che fa solo rumore.
Ritornare a se stessi, in silenzio, non è una perdita di tempo. È una forma di cura di sé essenziale. Quando l’anima è in sintonia, le decisioni sono più chiare, le emozioni sono organizzate e la vita assume un ritmo proprio, meno dettato dagli altri e più fedele a ciò che siamo.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di quel tipo di riposo: un riposo che non si misura in ore di sonno o giorni di riposo, ma nella capacità di tornare al centro, osservare con chiarezza e scegliere con uno scopo. Perché, come diceva Marco Aurelio, non si tratta solo di vivere, si tratta di vivere bene.
E a volte, vivere bene inizia semplicemente fermandosi.
Fonte:
Marco Aurelio (1977) Meditaciones. Madrid: Editorial Gredos.



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