Secondo un vecchio articolo pubblicato dal Washington Post l’8,5% dei bambini che sono abituati a trascorrere il loro tempo con i videogiochi ne sono dipendenti, nell’articolo si fa riferimento a 3 milioni di bambini dipendenti dal gioco elettronico. Quale ricerca scientifica supporta questa notizia?
Nel 2007 Gentile, effettuò una ricerca su di 1178 adolescenti nordamericani in età compresa tra 8 e 18 anni. Per la prima volta si ottenne un campionario distribuito geograficamente per tutto il paese e comprendente sesso, età e apparteneza etnica.
Lo studio era basato su 11 domande del tipo: “Stai passando la maggior parte del tuo tempo giocando o programmando la prossima opportunità di giocare?”. Se i ragazzi rispondevano affermativamente dovevano compilare un formulario che includeva sei domande aggiuntive terminato il quale venivano classificati come: dipendenti o non dipendenti da videogiochi. I criteri diagnostici applicati furono quelli inclusi nel DSM-IV, manuale diagnostico dei disturbi mentali.
Così, il 7,9% dei ragazzi risultarono essere giocatori compulsivi. Inoltre, se i ragazzi rispondevano “qualche volta”, la percentuale saliva al 19,8%.
In seguito molti articoli criticarono la validità dei criteri diagnostici utilizzati ed assicurarono che i giovani sono sì presi dal gioco elettronico ma non dipendenti.
Diamo ora un’occhiata alle statistiche spagnole: secondo uno studio realizzato da INTECO (Istituto Nazionale di Tecnologia della Comunicazione) il 40,8% dei locali spagnoli dispone di consolle di gioco. Il 30% dei minori spagnoli usa videogiochi online ed un 28,4% gioca abitualmente.
La pratica dei videogiochi online è prettamente maschile ed aumenta con l’età del minore. Il 37% dei bambini che utilizzano videogiochi online afferma di farlo a pagamento. La spesa mensile media dichiarata dai minori che accedono a videogiochi a pagamento è di 4,5 euro.
Quindi… possiamo parlare di dipendenza o di semplice passione?
Nel DSM-IV si fa riferimento al gioco patologico come ad un disturbo del controllo degli impulsi. La persona deve presentare cinque dei dieci sintomi elencati di seguito:
1. Preoccupazione persistente per il gioco, che si manifesta con il rivivere gli episodi di gioco, pianificare la prossima esperienza di gioco o pensare al modo di trovare tempo e denaro per giocare.
2. Necessità di giocare quantità crescenti di denaro per ottenere il grado di eccitazione desiderato.
3. Ripetuti fallimenti nello sforzo per il tentativo di controllare, interrompere o evitare di giocare.
4. Inquietudine ed irritabilità quando si tenta di inerrompere o evitare di giocare.
5. Il gioco è una strategia per fuggire dai problemi o alleviare la sensazione di disperazione, colpa, ansia, depressione…
6. Dopo aver perso denaro si ritorna a giocare il giorno seguente per tentare di recuperarlo.
7. Si mente alle persone vicine con l’obiettivo di passare più tempo immersi nel gioco.
8. Si commettono atti illegali alla ricerca di finanziamenti per giocare.
9. Si è perso, o si è corso il rischio di perdere, relazioni interpersonali a causa del gioco.
10. Si confida che gli altri offriranno il denaro che serve per le necessità quotidiane o quelle causate dal gioco.
Come si può osservare i criteri diagnostici del gioco patologico non sono pensati particolarmente per i comportamenti che assumono gli “appassionati” dei videogiochi. Che fare quindi?
Andando oltre il decalogo del diagnostico, dobbiamo renderci conto che i bambini hanno ben poco controllo sui loro impulsi, precisamente perchè gli adulti sarebbero i responsabili incaricati di aiutarli a sviluppare l’autocontrollo. È abbastanza normale che i più piccoli si sentano attratti dai colori e dalla fantasia che trovano nei videogiochi allo stesso modo che i bambini di altre generazioni si sentivano attratti dai giochi da tavolo o di ruolo e spesso si ritrovavano a pensare quando avrebbero potuto giocare di nuovo. Anche questi bambini erano dipendenti dal gioco?
Non sono tra coloro che vorrebbero vedere la dipendenza da videogiochi già nei bambini, piuttosto nell’adolescenza si potrà procedere ad un vero e proprio diagnostico.
Il problema della dipendenza da videogiochi nelle nuove generazioni ha come causa la stessa della dipendenza da Internet che soffrono gli adolescenti: i giovani non vengono preparati a fare un uso responsabile delle tecnologie e queste ultime si convertono in una valvola di sfogo che in seguito diventa una prigione. Non è proibendo i videogiochi o Internet che potremo salvaguardare i giovani, ma solo educandoli all’uso corretto di queste nuove tecnologie.
Fonte:
Gentile, D. (2009). Pathological Video-Game Use Among Youth Ages 8 to 18: A National Study Psychological Science, 20 (5), 594-602.
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