Quali sono le cause principali della polemica?
– La mancanza di consenso rispetto ai disturbi. Non sono inclusi tutti quelli esistenti, ma sono inclusi quelli non riconosciuti. Il DSM-V non riconosce alcuni dei disturbi che gli psichiatri incontrano nella loro pratica clinica e, nel contempo, comprende delle patologie che molti professionisti non considerano come tali, in particolare quelle con un orientamento psicoanalitico.
Questo si deve al fatto che la preparazione del manuale è un processo lungo che richiede anni di studio e di ricerca, quindi non riesce sempre a catturare la realtà del momento. Ad esempio, questa nuova edizione include la Disturbo da Escoriazione (dermatillomania) che esiste da anni, e suggerisce che la prossima edizione potrebbe includere il Disturbo per Gioco d’Azzardo in Internet, che è attualmente in fase di studio.
– L’eccessiva patologizzazione. Nel corso degli anni questo manuale ha progressivamente incluso diversi disturbi, facendo temere a molti psichiatri che si verifichi una “eccessiva patologizzazione”. Ad esempio, nel DSM-IV venne affrontato per la prima volta l’attacco di panico, un problema che fino ad allora veniva diagnosticato come disturbo d’umore o depressione. Tuttavia, al di là del nome, il fatto è che il disturbo esiste, non lo ha creato il manuale, ma gli ha solo dato un nome.
Non dobbiamo dimenticare che questo manuale non tenta di classificare le persone dandogli un’etichetta, ma vuole solo classificare i disturbi di cui le persone soffrono, al fine di proporzionare un trattamento e affrontare meglio questi problemi. Il DSM-V è solo un tentativo di promuovere un linguaggio comune nel campo della Psichiatria e della Psicologia Clinica, che in seguito servirà per comunicare con altre entità, come la scuola o la pubblica amministrazione.
Gli ultimi disordini inclusi nel DSM-V
I nuovi disturbi mentali inclusi nel DSM-V rispondono principalmente alle esigenze pratiche, ai problemi incontrati da psichiatri e psicologi quando devono fare una diagnosi. Infatti, questo nuovo manuale mira a promuovere una diagnosi molto più precisa, adattata alla realtà e con un’impronta più pragmatica, ragion per cui si è eliminato il sistema multi assiale, riorganizzando le categorie con l’intenzione d’implementare la valutazione per dimensioni. Così, alcuni disturbi sono stati rinominati, altri sono stati rimossi e vengono incluse delle nuove entità.
1. Disturbo Pragmatico della Comunicazione Sociale
Si tratta di una difficoltà primaria nell’uso sociale del linguaggio e della comunicazione che si verifica durante i primi anni dello sviluppo. In sostanza, il bambino ha difficoltà a capire i diversi contesti sociali e adattare la propria comunicazione verbale e/o extraverbale a questi.
Questi bambini hanno difficoltà a rispettare il loro turno in una conversazione, nell’esprimere le proprie idee in modo diverso quando non le capiscono, utilizzare il linguaggio extraverbale per rafforzare un messaggio o una voce diversa a seconda del contesto e dell’interlocutore. Hanno anche difficoltà a fare inferenze, capire l’umorismo e le metafore, così come per catturare i significati ambigui. Come risultato, queste carenze causano limitazioni nella loro vita sociale, influenzando le loro relazioni e/o il rendimento accademico.
2. Disturbo Dirompente di Disregolazione dell’Umore
Dopo l’alto numero di bambini ai quali è stato diagnosticato il disturbo bipolare, nel DSM-V si include questa categoria per distinguere tra coloro che presentano solo l’irritabilità di carattere cronico, grave e persistente. Questi bambini soffrono di frequenti attacchi di rabbia (tre o più volte alla settimana e in diversi contesti), quasi sempre causati dalla frustrazione. In alcuni casi, la rabbia può manifestarsi in modo aggressivo, lanciando o rompendo oggetti, contro se stessi o coloro che li circondano.
I bambini con questo disturbo soffrono di quella che potremmo chiamare “rabbia cronica”, uno stato d’animo che viene mantenuto durante la maggior parte della giornata. Inoltre, il disturbo dovrebbe apparire nel periodo compreso tra i 6 ei 10 anni di età.
3. Disturbo Disforico Premestruale
Si stima che tra il 1,8 e il 5,8% delle donne soffra di questo problema, legato al ciclo mestruale. È caratterizzato da una grande labilità emotiva, disforia e ansia, che appaiono durante la fase premestruale del ciclo e scompaiono appena iniziano le mestruazioni.
In questo caso, le donne subiscono sbalzi di umore e si mostrano più irritabili del solito, in modo tale che tendono ad aumentare i conflitti interpersonali. Si possono anche sentire depresse o sopraffatte, perdono interesse nelle attività che una volta apprezzavano e sperimentano cambiamenti nel sonno e nelle abitudini alimentari. Ovviamente, per diagnosticare il Disturbo Disforico Premestruale, è necessario che questi sintomi causino disagio significativo o interferiscano con le attività quotidiane danneggiando le relazioni.
4. Disturbo da Accumulo
Si tratta di un problema che molti psicologi e psichiatri conoscono molto bene, in quanto è strettamente legato alla Sindrome di Diogene, ma non si limita solo agli anziani. La caratteristica centrale della persona che soffre del Disturbo da Accumulo è costituita dal rifiuto di disfarsi dei beni che possiede, a prescindere dal loro valore effettivo.
Questa persona sente il bisogno di accumulare le cose e sperimenta un forte disagio al solo pensiero di doversene sbarazzare. Come risultato, in casa gli oggetti si accumulano e influenzano la qualità della vita limitando non solo lo spazio vitale della persona, ma allontanandola anche dagli altri e minacciandone la salute fisica. Infatti, quando una persona ha trascorso molti anni con questo disturbo non può più utilizzare alcune zone della casa perché piene di oggetti.
5. Disturbo da Escoriazione
In passato era conosciuto come dermatillomania e, sebbene colpisca solo il 1,4% della popolazione, è la prima volta che viene riconosciuta come entità separata nel DSM. Queste persone si causano danni continui alla pelle, fino a prodursi delle vere e proprie lesioni cutanee. Le zone più colpite sono di solito il viso, le braccia e le mani, così come le piccole lesioni o le imperfezioni cutanee.
La maggior parte delle persone che soffrono di questo disturbo usano le unghie, mentre altri usano pinze o spille. Questa attività arriva ad occupare gran parte della giornata, causando un significativo deterioramento in altre sfere della vita, in particolare nel sociale, dal momento che la persona si vergogna delle ferite auto-inflittesi, quindi cerca di nasconderle con il trucco o con i vestiti.
6. Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge-Eating)
Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata veniva relazionato alla bulimia, ma ora è una entità clinica indipendente. Per la diagnosi è necessario che la persona soffra di episodi ricorrenti di enormi abbuffate durante le quali ingerisce quantità molto elevate di cibo in un breve periodo di tempo e provi un senso di mancanza di controllo proprio in quei momenti.
Queste persone mangiano spesso più velocemente degli altri e non si fermano fino a quando si sentono così pieni da provare una sensazione sgradevole. Tendono anche a mangiare molto, anche quando non hanno fame, ma in seguito si vergognano di aver ceduto ai loro impulsi o incolpano se stessi. Ovviamente, per diagnosticare questo disturbo è necessario che lo stesso generi una forte angoscia e influenzi altre aree della vita della persona.
7. Disturbo Neurocognitivo Lieve
Per diagnosticare il Disturbo Neurocognitivo Lieve deve essere presente un evidente declino cognitivo rispetto al livello di prestazioni che la persona aveva in precedenza. Questa alterazione può essere riscontrata in una o più aree, tra le funzioni che riguardano l’attenzione, la memoria, l’apprendimento, la percezione, il linguaggio, la cognizione sociale o le funzioni esecutive.
A differenza del Disturbo Neurocognitivo Maggiore, questo deficit non è abbastanza grande da interferire con le attività quotidiane. Tuttavia, spesso l’interessato trova più difficile svolgere determinate attività o deve mettere in pratica delle strategie compensative per ottenere le stesse prestazioni.
C’è il rischio di patologizzare il comportamento “normale”?
Il DSM-V è solo un manuale che si propone di guidare lo psichiatra e lo psicologo nella pratica clinica, ma non dobbiamo dimenticare che influenza anche l’interpretazione che il professionista da dei sintomi. Il criterio di applicazione del giudizio clinico è importante perché entrambi, i segnali ed i sintomi, sono soggetti ad interpretazione. Pertanto, il rischio di sbagliare e patologizzare dei comportamenti che potrebbero essere classificati come “normali” esiste sempre.
Ad ogni modo, non possiamo dimenticare che per la diagnosi di un disturbo mentale è necessario considerare alcuni aspetti che spesso, a priori, i critici del DSM-V trascurano:
– Le caratteristiche della cultura dell’individuo, di conseguenza, quello che viene considerato accettabile o meno entro i parametri culturali
– L’età, poiché ciò che può essere normale in una determinata fase dello sviluppo, può non esserlo in seguito
– Il disagio clinicamente significativo vissuto dalla persona e che gli causa problemi in altri settori, come nelle relazioni interpersonali, la sessualità, la scuola e/o il lavoro
Pertanto, ritengo che il DSM-V rimanga un ottimo strumento diagnostico che ogni professionista che lavora in ambito clinico debba conoscere e saper gestire.
Fonte:
APA (2014) Manual Diagnóstico y Estadístico de los Trastornos Mentales. Madrid: Editorial Médica Panamericana.
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