
All’età di 14 anni iniziò a vendere le sue prime caricature politiche ai giornali di Montevideo. Lavorò anche come operaio, dattilografo e cassiere, ma negli anni ’60 iniziò la sua carriera giornalistica con la massima che nulla di umano sarebbe stato indifferente per lui. Era Eduardo Galeano.
Mantenne la sua promessa. Nel 1971, all’età di 31 anni, pubblicò “Le vene aperte dell’America Latina”, un libro censurato che sarebbe diventato un classico nella letteratura politica latinoamericana. Tuttavia, dopo il colpo di stato del 1973 in Uruguay, dovette trasferirsi in Argentina e poi in Spagna.
Quelle esperienze lo avrebbero segnato, facendo sì che trascendesse il giornalismo per entrare nella narrativa, la storia e, naturalmente, l’analisi sociale. Vi mise anche molto da parte sua: sapeva cercare accuratamente nelle profondità dell’animo umano combinando parole che scuotono l’anima senza preavviso.
Infatti, qualcuno disse che era un collezionista di piccole storie che regalava come fossero dolci che teneva nelle tasche dei pantaloni.
La sua vita si spense un giorno come oggi di tre anni fa, quindi non c’è momento migliore per ricordare alcune frasi di Eduardo Galeano che toccano il cuore.
Frasi di Eduardo Galeano sulla vita, la società e il nostro posto nel mondo
- “Molte piccole persone, in luoghi piccoli, facendo piccole cose, possono cambiare il mondo”.
- “Ogni persona brilla di luce propria tra tutte le altre. Non ci sono due fuochi uguali. Ci sono grandi incendi e piccoli fuochi e fuochi di tutti i colori”.
- “Dopo tutto, siamo ciò che facciamo per cambiare ciò che siamo”.
- “Il mondo si divide, soprattutto, tra indegni e indignati, e ognuno saprà da che parte vuole o può stare…”
- “Colto non è chi legge più libri. Colto è chi è capace di ascoltare l’altro”.
- “Siamo in piena cultura del contenitore. Il contratto di matrimonio conta più dell’amore, il funerale più del morto, gli abiti più del corpo e la messa più di Dio”.
- “Se sono caduto è perché stavo camminando. E vale la pena camminare, anche se cadi”.
- “Il codice morale di fine millennio non condanna l’ingiustizia, ma il fallimento”.
- “Speriamo di poter avere il coraggio di essere soli e il coraggio di rischiare di stare insieme”.
- “L’utopia è all’orizzonte. Faccio due passi, lei si allontana di due passi. Cammino dieci passi e l’orizzonte si sposta dieci passi più in là. Per quanto io cammini non la raggiungerò mai. Allora a cosa serve l’utopia? A questo, serve a camminare”.
- “In un mondo di plastica e rumore, voglio essere di fango e silenzio”.
- “Liberi sono quelli che pensano, non quelli che obbediscono. Insegnare è insegnare a dubitare”.
- “Per non essere muti, bisogna iniziare col non essere sordi”.
- “Vi è un unico posto dove ieri e oggi si incontrano, si riconoscono e si abbracciano. Quel posto è domani”.
- “Le uniche certezze degne di fede sono quelle che fanno colazione con i dubbi ogni mattina”.
- “La carità è umiliante perché si esercita verticalmente e dall’alto; la solidarietà è orizzontale e implica il rispetto reciproco”.
- “Il mondo al contrario ci insegna a soffrire la realtà invece di cambiarla, dimenticare il passato invece di ascoltarlo e accettare il futuro invece di immaginarlo. Nelle scuole sono obbligatorie le classi di impotenza, amnesia e rassegnazione”.
- “La civiltà che confonde gli orologi con il tempo, la crescita con lo sviluppo e il gradasso con la grandezza, confonde anche la natura con il paesaggio, mentre il mondo, labirinto senza un centro, si dedica a rompere il suo proprio cielo”.
- “Chi non è prigioniero della necessità è prigioniero della paura: alcuni non dormono per l’ansia delle cose che non hanno, altri non dormono per il panico a perdere le cose che hanno…”
- “Sono gli alberi che portano frutti che vengono presi a sassate”.
Un ultima frase di Eduardo Galeano che rappresenta un monito: “L’automobile, la TV, il videoregistratore, il personal computer, il telefono cellulare e tutte le altre password della felicità, macchine nate per ‘guadagnare tempo’ o ‘passare il tempo’, si appropriano del tempo”.
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