1. Annusare dei pannolini sporchi (Obiettivo: studiare il disgusto)
In questo esperimento, alcuni psicologi dell’Università di Macquarie, dell’Università di Sydney e di Washington, hanno chiesto ad alcune madri di annusare 13 contenitori diversi contenenti pannolini sporchi, alcuni erano dei loro bambini, altri no. I ricercatori volevano stabilire se le madri reagivano in modo diverso all’odore dei pannolini dei loro figli. In realtà, fu proprio così. Le madri hanno descritto l’odore del pannolino del figlio come meno sgradevole.
Secondo i ricercatori, lo studio mostra che le madri sono programmate evolutivamente per reagire con meno disgusto ai bisogni fisiologici dei loro bambini, permettendogli così di fornire tutte le cure di cui hanno bisogno. Tuttavia, un’altra possibilità è che si siano semplicemente abituate all’odore, in modo tale che questo diventa meno sgradevole, qualcosa che accade a tutti nella vita quotidiana.
2. Riposarsi distesi sul letto di una cella, non facendo nulla per molti giorni (Obiettivo: studiare la deprivazione sensoriale)
Correva l’anno 1950, quando ad alcuni studenti della McGill University, in Canada, venne chiesto di indossare un paio d’occhiali, dei guanti di cotone e sdraiarsi sul letto di una piccola cella, e non fare nulla. Venivano pagati 20 dollari al giorno e dovevano rimanere lì fino a quando potevano resistere. Certo, potevano fare delle pause per mangiare e fare i loro bisogni.
L’obiettivo principale di questo esperimento era di vedere come reagiamo nelle situazioni in cui non succede nulla. Questi psicologi rilevarono che gli studenti cominciarono presto ad irritarsi e sviluppare paranoia e allucinazioni uditive e visive. Quindi, la conclusione è che la monotonia e la mancanza di stimoli possono essere molto dannosi per il nostro equilibrio psicologico. A quanto pare, abbiamo bisogno di stimoli quasi quanto l’aria che respiriamo.
3. Ingoiare un palloncino per gonfiarlo all’interno della persona (Obiettivo: studiare il dolore)
Negli ultimi anni si sono fatti numerosi esperimenti per cercare di capire come le persone reagiscono al dolore e, naturalmente, svelare i meccanismi per alleviare le sofferenze dei malati. Molti di questi studi considerarono l’esposizione allo shock termico o elettrico. Tuttavia, nel 2009 gli psicologi e gastroenterologi dell’Università di Manchester unirono le forze per analizzare il dolore viscerale.
Questa volta, i partecipanti dovevano ingoiare un palloncino che si sarebbe gonfiato nel loro esofago. Lo sperimentatore avrebbe interrotto l’esperimento quando la persona non sopportava più il dolore. Dopo questa “tortura”, i ricercatori hanno notato che le persone più nevrotiche indicavano più dolore e una maggiore attività parasimpatica. Al contrario, le persone meno nevrotiche sopportavano meglio il dolore e mostravano una minore attivazione fisiologica.
4. Sottoporsi ad una scansione del cervello in compagnia di un serpente vivo (Obiettivo: studiare il circuito cerebrale della paura)
I ricercatori del Weizmann Institute of Science di Israele, hanno reclutato alcune persone che avevano paura dei serpenti e hanno chiesto loro di sottoporsi a una scansione cerebrale. La chiave consisteva nel fatto che premendo un pulsante mentre si trovavano all’interno, si sarebbe avvicinato un serpente di 1,5 metri sopra la loro testa. Le persone potevano decidere in qualsiasi momento, quanto vicino o lontano sarebbe stato l’animale.
Almeno, la paura di partecipare a questo studio è servita a rivelare che una parte della corteccia frontale, nascosta sotto il corpo calloso, è la principale responsabile della decisione di soccombere alla paura o affrontarla. Infatti, quando le persone riferivano di avere paura ma decidevano di avvicinare il serpente, l’attività della corteccia cingolata anteriore aumentava.
5. Imitate i capricci di un bambino di 5 anni (Obiettivo: studiare la vergogna)
Lo sapevate che quando ci sentiamo imbarazzati abbiamo maggiori probabilità di aiutare gli altri? Sono le conclusioni a cui sono giunti gli psicologi dell’Università di Harvard nel 1970. A quel tempo, vennero reclutati un gruppo di studenti e si chiese loro di fare alcune cose ridicole che potevano metterli in imbarazzo, come mimare i capricci di un bambino di 5 anni. Nel frattempo, qualcuno li stava osservando.
Così, i ricercatori hanno potuto vedere che quando le persone erano più imbarazzate, erano anche più disponibili ad aiutare qualcuno se gli veniva chiesto. A quanto pare, la richiesta di assistenza generava dei sentimenti positivi, contribuendo a mitigare in loro il sentimento di vergogna.
6. Guardare foto di cibi deliziosi mentre si ha fame (Obiettivo: studiare l’attenzione al cibo)
I ricercatori dell’Università di Rotterdam, hanno coinvolto 40 donne chiedendo loro di non mangiare nulla per 17 ore. Trascorso tale termine, sono state sottoposte a un EEG e a tracciamento oculare (eye tracking), mentre venivano loro mostrate le immagini di alcuni piatti deliziosi. Per avere un metro di paragone, ad alcune donne venne concesso di bere un bicchiere di latte per soddisfare la fame.
Lo studio ha individuato delle differenze tra le donne obese e quelle con un peso normale. Mentre le donne con peso normale mostravano delle onde cerebrali che indicavano interesse per le immagini del cibo, nelle donne in sovrappeso questo non avveniva. I ricercatori ritengono che si tratti di un meccanismo di difesa che può essere implementato dalle donne obese, nel tentativo di controllare l’assunzione di cibo.
7. Pensare a cosa succederà quando si muore (Obiettivo: studiare la minaccia esistenziale)
Nel 2007, gli psicologi dell’Università del Kentucky si chiesero se ognuno di noi ha un meccanismo di difesa psicologico per proteggerci dalla paura paralizzante della morte. Così, hanno reclutato un gruppo di studenti e hanno chiesto loro di immaginare la propria morte. In seguito dovevano descrivere quello che avevano pensato e sentito.
Quindi i partecipanti dovevano completare una serie di parole. È interessante notare che le persone che avevano pensato alla loro morte, tendevano a creare delle parole più positive, rispetto a coloro ai quali era stato chiesto di immaginare una visita dolorosa dal dentista. I ricercatori ritengono che pensare alla nostra morte fa scattare un meccanismo di difesa automatico che attiva dei pensieri positivi.
8. Lasciarsi scannerizzare il cervello mentre il partner provoca un orgasmo (Obiettivo: studiare la funzione della ghiandola pituitaria)
Undici donne e undici uomini hanno partecipato a uno studio nel quale la condizione principale era che non provassero vergogna, perché consisteva nel lasciare che i ricercatori scannerizzassero il loro cervello mentre il loro partner gli provocava un orgasmo attraverso la stimolazione genitale.
Grazie a questo insolito esperimento, i ricercatori dell’Ospedale di Groningen, nei Paesi Bassi, hanno potuto riscontrare che durante l’orgasmo femminile, la ghiandola pituitaria regola il rilascio di ormoni come l’ossitocina e la prolattina. Durante l’orgasmo femminile si verifica un significativo aumento del flusso sanguigno verso la ghiandola pituitaria, un fenomeno che non è stato riscontrato negli uomini.
9. Risolvere anagrammi mentre si ricevono dei rimproveri (Obiettivo: studiare gli effetti della provocazione nell’aggressione)
Le persone che hanno partecipato a questo esperimento si trovarono di fronte ad un compito difficile: risolvere degli anagrammi mentre un ricercatore gli ripeteva incessantemente che le risposte non venivano pronunciate abbastanza alte. A un certo punto, il ricercatore si arrabbiava e li rimproverava aspramente. Tutto questo mentre in sottofondo si udiva il passaggio della tempesta della Sesta Sinfonia di Beethoven.
L’obiettivo di questi ricercatori dell’Università del Sud della California, era quello di vedere che effetto avrebbero avuto le provocazioni nel rapporto dei partecipanti con una terza persona, esterna a ciò che era accaduto. Così, si fece passare un altro ricercatore che avrebbe dato loro un feedback sulle loro prestazioni. In questo modo si è osservato che quando il feedback era neutro, si riduceva la tensione, ma quando era negativo, le persone reagivano in modo incontrollato.
10. Completare un test psicologico con la vescica piena
In questo esperimento venne chiesto ad alcune persone di bere cinque bicchieri di acqua durante 45 minuti, una quantità più che sufficiente a riempire la vescica e provocare il bisogno di urinare. Quindi vennero poste loro una serie di domande per determinare se volevano ricevere immediatamente un compenso finanziario per la loro partecipazione o, se preferivano riceverlo più tardi ottenendo una retribuzione più elevata.
Lo scopo di questi psicologi dell’Università di Lovanio, era stabilire se la necessità di urinare poteva influenzare le decisioni dei partecipanti. Curiosamente, le persone che avevano la vescica piena erano quelle che rinviavano la ricompensa a dopo. I ricercatori ritengono che la necessità di controllare il desiderio di orinare si estende al campo psicologico, aiutandoci ad esercitare un maggiore autocontrollo e facilitando il rinvio della gratificazione. In questo modo possiamo decidere in modo più razionale.
Fonti:
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