Alla stragrande maggioranza delle persone piace criticare, ma non piace essere criticata. Le critiche possono essere ancora più dolorose quando provengono da qualcuno vicino a noi che dovrebbe sostenerci, o da una persona che consideriamo un modello. E anche se non sono sempre facili da digerire, la verità è che le critiche sono essenziali per la crescita perché spesso evidenziano i nostri punti ciechi psicologici.
Ma criticare nel modo sbagliato e nel momento sbagliato può non solo innescare un atteggiamento difensivo, ma anche farci arrabbiare o danneggiare profondamente la nostra autostima. Perché la critica sia costruttiva non basta scegliere saggiamente le parole, bisogna anche scegliere il momento giusto.
Tutto dipende dalla capacità di autocontrollo
Gli psicologi della Northwestern University suggeriscono che esiste un momento ottimale per fare commenti negativi. Attraverso cinque esperimenti hanno esplorato l’impatto delle capacità di autoregolazione sull’elaborazione delle informazioni difensive: la tendenza a negare, distorcere o evitare informazioni percepite come minacciose.
Hanno scoperto che le persone che avevano scarse capacità di autoregolazione (sia come tratto della personalità che come stato temporaneo) erano significativamente più propense a negare la validità e l’importanza del feedback negativo, ed erano meno disposte a utilizzare tali informazioni per cambiare e migliorare se stesse. D’altro canto, le persone con una maggiore capacità di autoregolazione accettavano meglio le critiche e le utilizzavano per crescere.
Questi risultati suggeriscono che l’autocontrollo, cioè la capacità di controllare i nostri impulsi e le nostre emozioni, gioca un ruolo di primo piano nel modo in cui reagiamo alle critiche. Perché? Semplicemente perché le persone con un livello più elevato di autocontrollo sono in grado di sopportare il “dolore” a breve termine causato dai commenti negativi per concentrarsi sulla ricompensa a lungo termine. Possono cioè resistere alla tendenza ad arrabbiarsi o a negare la veridicità delle critiche, sopportando il disagio che provoca loro perché capiscono che questo feedback fornisce loro le informazioni di cui hanno bisogno per migliorare. Non lasciano che gli alberi impediscano loro di vedere la foresta.
Se vuoi fare una critica negativa, è meglio che la fai di mattina
La cosa interessante è che sappiamo che l’autocontrollo e l’autoregolazione diminuiscono con il passare della giornata perché vengono erosi dagli obblighi e dai compiti della quotidianità. Pertanto, il momento migliore per fare una critica negativa è la mattina, quando la nostra capacità di autocontrollo è al massimo.
Non possiamo dimenticare, infatti, che la critica fa male perché mette a confronto due bisogni umani fondamentali: il desiderio di imparare e di crescere da un lato e il desiderio di essere accettati e rispettati dall’altro. La critica suggerisce un cambiamento, quindi la percepiamo come un rifiuto o addirittura un attacco personale. Questa dissonanza peggiora con il passare della giornata, rendendo più probabile che reagiremo mettendoci sulla difensiva, in modo che il feedback cada nel vuoto.
Pertanto, se vogliamo fare una critica negativa con l’obiettivo di aiutare davvero una persona, è meglio scegliere saggiamente il momento. La prima metà della giornata sarebbe l’opzione predefinita, perché le tensioni e le frustrazioni non si sono ancora accumulate, quindi la persona avrà la mente più lucida per comprendere l’importanza di quella critica costruttiva.
E al di là del momento, è anche importante abbinare alle critiche negative commenti positivi utilizzando strumenti psicologici come la tecnica del sandwich. In questo modo non gli lasceremo solo l’amaro in bocca e motiveremo quella persona a utilizzare quelle informazioni per crescere.
Fonte:
Ruttan, R. L. & Nordgren, L. F. (2016) The strength to face the facts: Self-regulation defends against defensive information processing. Organizational Behavior and Human Decision Processes; 137: 86-98.
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