
Ogni anno, la rivista digitale Edge, chiede a scienziati, esperti di tecnologia e scrittori tra i più importanti del mondo di rispondere a una semplice domanda. Quest’anno la domanda era: “Di cosa dovremmo preoccuparci?” La cosa interessante è che, al di là delle ovvie differenze culturali e professionali, molte di queste persone hanno mostrato delle preoccupazioni simili, la maggior parte delle quali legate alla natura degli esseri umani, il loro stile di vita e le loro proiezioni future.
- Le moderne tecnologie digitali stanno distruggendo la nostra pazienza e cambiano la nostra percezione del tempo – Nicholas G. Carr, scrittore
– “Temo che più il potere della tecnologia nel risolvere i problemi aumenta, tanto più la nostra abilità di distinguere tra problemi importanti, banali o addirittura inesistenti, si deteriorerà” – Evgeny Morozov, redattore, Foreign Policy
– Temo che si perda contatto, letteralmente, con il mondo fisico – Christine Finn Archeologo
– Temo che si passi troppo tempo nei social network – Marcel Kinsbourne, Neurologo
– Temo che non si possa più vivere senza internet – Daniel C. Dennett, filosofo
Senza dubbio, la tecnologia e tutto ciò che comporta, sta cambiando lentamente la nostra percezione del mondo e della vita. Ora abbiamo sviluppato un senso maggiore di urgenza, vogliamo che tutto sia rapido, immediato, siamo diventati più impazienti. Vogliamo tutto qui e ora, senza fermarci ad analizzare troppo approfonditamente il costo che questo comporta.
Ovviamente, diventare vittime di un presentismo miope non è la migliore prospettiva che si possa immaginare.
- Dovrebbe preoccuparci l’incredibile divario psicologico che separa l’umanità dalla natura – Scott Sampson, paleontologo
– Dovrebbe preoccuparci l’arroganza assoluta del genere umano – Jessica L. Tracy,professoressa di psicologia.
Il graduale allontanamento dalla natura si basa nella convinzione (impiantataci inconsciamente dalle diverse tradizioni religiose occidentali) che siamo superiori agli animali e che il mondo ci appartiene. Tuttavia, in realtà non è così. Noi siamo parte del mondo, nello stesso modo in
cui lo è una formica o un elefante, l’unica differenza è che le nostre azioni possono avere un impatto maggiore sulla natura. Pertanto, invece di assumere posizioni arroganti attraverso un eccessivo sviluppo tecnologico, potremmo chiederci come possiamo vivere in armonia con la natura.
- Mi preoccupa l’omogeneizzazione dell’esperienza umana – Scott Atran, antropologo
Negli ultimi decenni abbiamo lottato selvaggiamente per essere simili gli altri, per avere i loro stessi beni e vivere le stesse esperienze. Tuttavia, non ci rendiamo conto che ogni persona è diversa, unica. Dobbiamo ricordare che sono proprio le differenze che ci valorizzano.
- Mi preoccupa “La Teoria del Cigno Nero”, e il fatto che dipendiamo da modelli che si sono dimostrati fraudolenti – Nassim Nicholas Taleb, filosofo e matematico finanziario
– Mi preoccupa che il nostro cervello non riesca a concepire quali siano i nostri problemi più gravi -Daniel Goleman, psicologo.
Per chi non lo sapesse, la teoria del cigno nero dice che, grosso modo, quando un evento rappresenta una enorme sorpresa per chi lo vive ed ha un grande impatto su questa persona, alla fine l’individuo lo razionalizza e pensa col senno di poi che avrebbe potuto prevedere l’accaduto. L’esempio più evidente è la crisi finanziaria attuale, ma siamo anche vittime di questo fenomeno nella nostra vita quotidiana. Il problema è che se continuiamo ad analizzare gli eventi utilizzando il modello sbagliato, inteso come: aspettative irrealistiche o atteggiamenti troppo rigidi, saremo sempre vittime di tali eventi e, peggio ancora, ci biasimeremo per non averli previsti e anticipati. Questo è il modo più semplice per vivere una vita piena di rimpianti.
- Mi preoccupa il tentativo di vaccinazione contro tutte le difficoltà – Adam Alter, psicologo
La nostra società cerca a tutti i costi di evitare la sofferenza e le difficoltà; tuttavia, è in queste situazioni quando la persona cresce e matura. Di fronte alle avversità, si impara ad essere resistenti e a sviluppare delle capacità che non si sarebbe mai creduto di avere. Si tratta di un cambiamento radicale di prospettiva perché significa considerare i problemi e gli ostacoli lungo il cammino della nostra vita come delle opportunità per crescere.
- Mi preoccupa l’incapacità della società di ragionare sull’incertezza e accettarla – Aubrey De Grey, gerontologo
Viviamo in un’epoca piena d’incertezza, ma non ce ne siamo resi conto o non abbiamo voluto farlo. L’incertezza è parte della nostra vita e quanto prima la accettiamo, tanto prima potremo liberarci dell’ansia di controllo che genera tanto stress.
- Mi preoccupa che ci preoccupiamo troppo – Joseph LeDoux, neuroscienziato
È interessante notare che, almeno una decina di scienziati hanno affermato che la loro più grande preoccupazione è che ci preoccupiamo troppo. Certo, la preoccupazione sembra essere proprio endemica della nostra cultura e il fatto è che consuma anche molte delle nostre risorse.
Come nota finale, vi lascio con una riflessione di Tim O’Reilly, presidente e fondatore di O’Reilly Media, che ci farà alzare lo sguardo dal nostro giardinetto privato per vedere le cose da un punto di vista più obiettivo: “Ora, per la prima volta nella storia, abbiamo una sola civiltà globale.
Se questa fallisce, falliamo tutti insieme!?“
Fonte:
(2013) What “should” we be worried about? In: EDGE.
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