È più comune di quanto si immagini, lo abbiamo fatto tutti: essere più gentili con gli estranei che con le persone che amiamo. È più facile dire no a qualcuno vicino a noi piuttosto che a una persona sconosciuta, ci arrabbiamo più facilmente con coloro che amiamo rispetto al resto delle persone. Perché?
Le ragioni che ci portano ad essere più gentili con gli estranei rispetto alle persone che amiamo sono diverse e nella maggior parte dei casi si sovrappongono, generando un cocktail esplosivo che se non individuato per tempo potrebbe compromettere le nostre relazioni dall’interno.
1. Migliore conoscenza. La saggezza popolare dice che il problema risiede nella familiarità. In pratica, quando conosciamo bene una persona ne scopriamo le abitudini, manie e difetti, e questi con il tempo iniziano ad infastidirci. Al contrario, quando interagiamo con una persona che non conosciamo stiamo interagendo con un immagine fittizia che usiamo come riferimento fino a quando non arriviamo a conoscerla approfonditamente. Ma tutto ciò spiega solo una piccola parte del problema.
2. Minore tolleranza. La familiarità non è l’unico fattore che causa attriti nelle relazioni più intime. Infatti, è alquanto improbabile che tutte le caratteristiche che ci facevano amare l’altra persona improvvisamente inizino a darci fastidio. In realtà, succede che con il passare del tempo riduciamo il livello di tolleranza verso ciò che ci infastidisce. I comportamenti negativi hanno un effetto cumulativo, quindi arriva un punto in cui troviamo difficile tollerarli e, come risultato, ci irritiamo e perdiamo la pazienza.
3. Scarso autocontrollo. La familiarità fa anche abbassare la guardia, soprattutto a livello di auto-controllo. Sentendoci più a nostro agio con una persona saremo anche più propensi a dire sempre ciò che pensiamo ed esprimere i nostri sentimenti più liberamente. Da un lato, questo è positivo perché ci permette di liberarci dalle maschere sociali mostrando il nostro “io” più profondo, ma dall’altro ci rende anche più propensi ad arrabbiarci a mostrare la nostra insoddisfazione e criticare. Mentre con uno sconosciuto misuriamo molto più attentamente le nostre azioni e le parole, con una persona vicina a noi tendiamo ad essere più espansivi, e forse proprio per questo nascono spesso delle discussioni.
Cosa possiamo fare?
Ovviamente non ci fa piacere essere sgradevoli con chi ci sta accanto, e a volte ci sentiamo anche colpevoli quando lo siamo. Come rimediare?
1. Fermatevi a pensare come sarebbe la vita senza le persone che amate
L’obiettivo è quello di generare un senso di gratitudine e niente suscita più gratitudine della paura della perdita. Infatti, è stato dimostrato che possiamo immaginare concretamente la perdita di una persona e ciò basta a generare in noi gratitudine per il semplice fatto di averla al nostro lato.
Potete fare una piccola pausa nella vostra quotidianità per pensare ai mille modi in cui potreste perdere le persone che amate. Infatti, tornare a casa e incontrarle è già un piccolo miracolo quotidiano del quale non ci rendiamo mai conto. Se immaginate vividamente come vi sentireste da soli, è più facile che si generi questa reazione emotiva e che vi sentiate grati di avere quella persona accanto a voi.
Se immaginate come affrontereste da soli quei momenti che normalmente condividete, che avete trasformato in una routine gradevole, come dormire insieme, cenare o semplicemente andare a fare due passi, probabilmente proverete una sensazione di vuoto.
2. Trascorrete del tempo con queste persone, insieme ad altri
Chi siamo dipende, in gran parte, da chi frequentiamo. Infatti, probabilmente avrete notato che vi comportate in modo diverso quando siete con i vostri famigliari, gli amici o i colleghi. Abbiamo diversi “io” e ognuno di questi si manifesta a seconda di chi abbiamo accanto.
Pertanto, è consigliabile trascorrere del tempo con le persone che amate in contesti sociali diversi, in modo tale che vengano alla luce questi diversi “io”. Infatti, vi comportate spesso con gli estranei in modo più gentile e rispettoso ed è bene che facciate questo esercizio per aiutarvi a reindirizzare quei comportamenti positivi verso la persona che amate. In poco tempo la dinamica della vostra relazione cambierà positivamente.
Inoltre, si tratta di un ottimo esercizio per conoscere meglio l’altro, e nello stesso tempo, permettergli di scoprire le altre sfaccettature della nostra personalità. Ricordate che le relazioni non dovrebbero limitare il vostro “io”, ma renderlo più grande.
3. Prendetevi una pausa da queste persone, per aiutarvi a crescere
Non si tratta di chiedere del tempo per riflettere e recuperare la vostra tolleranza, perché così facendo quando tornate alla relazione tutto sarà come prima. Si tratta piuttosto di prendersi del tempo per mettere le cose in prospettiva, per mettere meglio a fuoco la relazione.
Si tratta di muoversi da soli nel mondo per relazionarvi con altre persone che possano aiutarvi a far emergere il vostro lato migliore. Crescendo come persone, potrete apportare molto di più al rapporto facendolo così maturare. Allo stesso tempo apprezzerete molto di più la persona che avete al vostro fianco, così che sarete naturalmente più pazienti e gentili.
Considerate che, in un certo senso, quando viviamo un rapporto siamo molto più di due persone che interagiscono tra loro, infatti si crea una terza persona: la persona che siamo insieme, una fusione dell’influenza ricorsiva che ognuno ha sull’altro. Pertanto, dal momento che le persone intorno a noi esercitano spesso maggiore controllo su ciò che sentiamo rispetto a quanto possiamo fare noi, e siccome noi abbiamo maggiore controllo sulle loro emozioni di quanto ne abbiano loro, si tratta anche di assumersi la responsabilità di fare emergere il meglio dagli altri. E per questo, abbiamo bisogno di crescere e maturare.
Non dobbiamo ingannarci, le persone diverse fanno emergere aspetti diversi da noi stessi. Quando conosciamo qualcuno mostriamo il nostro “io” migliore, ma col passare del tempo questa identità va cambiando.
Nelle relazioni, questi piccoli cambiamenti dovrebbero generare una reazione nell’altro, con l’obiettivo che la terza persona che abbiamo costruito insieme si adatti alle nuove circostanze. Dopo mesi o anni, il nuovo “io” che l’altro fa emergere da noi potrebbe essere completamente diverso dalla nostra identità originale, e potrebbe anche non piacerci.
Questo significa che, in alcuni casi, quando la persona che abbiamo accanto riesce solo a fare emergere il peggio di noi stessi generando una sensazione d’insoddisfazione costante, allora è giunto forse il momento di esplorare nuovi orizzonti.
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