Siamo più lenti nel rispondere agli stimoli tattili piuttosto che agli stimuli percepiti attravaerso gli altri sensi. Perchè? La ragione non è così semplice come potrebbe sembrare a prima vista e non dipende da motivazioni puramente meccaniche, dato che secondo logica, la retina dell’occhio per esempio dovrebbe essere più lenta nel convertire gli stimoli in segnali neurali rispetto alla pelle. Gli psicologi affermano che la spiegazione potrebbe risiedere nel meccanismi dell’attenzione. Forse non siamo sufficientemente allenati per mantenere la nostra attenzione focalizzata sugli stimoli tattili quanto lo siamo nel rispondere al resto degli stimoli che ci giungono dagli altri sensi.
Connell e Lynott, due ricercatori dell’Università di Manchester, hanno buttato nuova legna sul fuoco mostrando che gli svantaggi associati agli stimoli tattili si estendono anche al campo concettuale: siamo più lenti a riconoscere parole associate agli stimoli tattili piuttosto che quelle relative a stimoli visivi, sonori, olfattivi o gustativi.
I partecipanti allo studio dovevano osservare una serie di parole che apparivano su di un monitor, dopo ogni parola dovevano premere un pulsante sempre che la parola in questione fosse relazionata alla modalità tattile (un esempio di una parola utilizzata per stabilire la relazione era: prurito).
Lo stesso compito venne ripetuto una seconda volta, ma questa volta i partecipanti dovevano premere il pulsante solo se la parola corrispondeva alla modalità visiva. In questo modo si stabilirono tre ulteriori blocchi di parole corrispondenti al resto dei sensi: l’olfatto, il gusto e l’udito. In questo modo la persona doveva reagire unicamente quando la parola era correlata allo specifico senso che gli veniva segnalato.
Il risultato non lasciò alcun dubbio, i partecipanti erano più lenti nel rispondere di fronte a parole relazionate alla stimolazione tattile. Questo fatto si manifestò anche quando le parole si mostravano per soli 17ms (millisencondi), una velocità troppo rapida per essere percepita a livello cosciente ma sufficiente per provocare una risposta precisa.
Per dissipare ancor più eventuali dubbi sulla metodologia implicata, i ricercatori ripeterono l’esperimento ma questa volta invece di premere il pulsante le persone dovevano semplicemente rispondere di fronte alla parola adeguata con la voce (parlando in un microfono). I risultati non cambiarono.
Alla fine venne realizzato un ultimo esperimento nel quale le parole presentate esprimevano un insieme di qualità tattili e visive (come per esempio: peloso e pungente). I risultati restarono invariati, quando le parole contenevano una componente tattile la risposta dei partecipanti era più lenta.
I ricercatori ipotizzano che questo svantaggio potrebbe essere dovuto a motivazioni filogenetiche, quando gli uomini dovevano sopravvivere in un ambiente ostile (andiamo indietro di migliaia di anni), i sensi più necessari erano la vista, l’udito e l’olfatto mentre che il tatto era relegato ad un secondo piano. Inoltre, ricordiamo che di fronte agli stimoli tattili più pericolosi normalmente rispondiamo in modo spinale; questo significa che di fronte ad una puntura o ad una bruciatura rispondiamo in modo istintivo di riflesso, ritirando la parte danneggiata dalla fonte del dolore intanto che sia possibile comprendere ciò che sta accadendo (prima di processare a livello cerebrale la situazione nella sua totalità). Forse la rapidità istintiva di risposta di fronte al pericolo ha fatto sì che non sentiamo la necessità di processare a livello corticale gli stimoli tattili con la stessa velocità con la quale processiamo il resto degli stimoli che ci giungono attraverso gli altri sensi.
Fonte:
Connell, L. & Lynott, D. (2010) Look but don’t touch: Tactile disadvantage in processing modality-specific words.Cognition; 115 (1): 1-9.
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