Alcuni anni fa, il presidente dell’Uruguay José Mujica, ha tenuto un discorso molto interessante in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile tenutasi a Rio de Janeiro. Il suo discorso ha toccato molti aspetti, ma in generale ha richiamato l’attenzione sul consumismo eccessivo che diventa spreco. Da psicologa, la frase che più di tutte ha attirato la mia attenzione è stata questa: “Non siamo su questo pianeta per svilupparci … ci siamo per tentare di essere felici. Perché la vita è troppo breve e presto dovremo andarcene. E nessun bene materiale vale tanto quanto la nostra vita. Questo mi sembra elementare.”
In generale, Mujica tentava di farci riflettere sul fatto che non siamo venuti al mondo per accumulare delle proprietà perfettamente inutili, ma per essere felici. Allora, dice lui, invece di misurare il grado di sviluppo di un paese attraverso gli indicatori economici del prodotto interno lordo (PIL) sarebbe forse il caso di passare ad utilizzare l’indice del benessere soprattutto emotivo: quindi la felicità.
Naturalmente, l’indice del benessere non è determinato dal potere d’acquisto delle persone, ma deve tenere in considerazione fattori come la felicità, l’assenza di malattie gravi invalidanti, lo stile di vita adottato …
Uno sguardo agli indicatori del benessere attuali
Precedentemente l’indice del benessere era determinato esclusivamente dal prodotto interno lordo dei paesi, ma ora l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha creato dei nuovi indicatori, tra i quali: reddito pro capite, occupazione, istruzione, alloggio,
equilibrio vita – lavoro, ambiente, salute, impegno civico etc.
Secondo questi fattori, paesi come la Russia e il Brasile sono all’avanguardia rispetto per esempio ad Australia, Svezia e Canada.
Ma la cosa interessante è che a seguito di un sondaggio realizzato in Spagna da EL Pozo Alimentición, risulta che per esempio gli spagnoli, in una scala da 1 a 10 dichiarano che il loro livello di benessere si situa mediamente a 6,6. La fonte principale di benessere è la famiglia, seguita da salute fisica e mentale e al terzo posto la relazione di coppia.
In realtà questi risultati non sorprendono perché molte ricerche precedenti nel campo della psicologia hanno dimostrato che i rapporti interpersonali sono la nostra principale fonte di felicità.
Purtroppo, la crisi economica gioca a sfavore. Questo viene confermato dal 34,5% degli intervistati che ha riconosciuto che l’anno scorso il loro tenore di vita è diminuito notevolmente e la causa principale era la situazione economica.
Riassumendo…
Quando analizziamo il benessere delle persone non possiamo prescindere dall’andamento dell’economia, dire il contrario sarebbe un’utopia, perché abbiamo bisogno di determinate cose fondamentali per sopravvivere. Ma fare degli indicatori economici l’elemento centrale per stabilire l’Indice del benessere di una società è eccessivo.
Perché? Una volta ancora il presidente Mujica ci illumina: “Povero non è chi ha poco, povero è chi ha sempre bisogno di più di ciò che ha e desidera ancora di più…” Cioè, non dobbiamo commettere l’errore di confondere il benessere con la proprietà, con il potere d’acquisto, con il desiderio di avere sempre di più.
La crisi è un’ottima opportunità per rivedere le nostre abitudini di vita, sbarazzarci di tutto ciò che non è essenziale per imparare a valorizzare i rapporti umani e rifiutare la mentalità consumistica.
Attenzione! Questo non significa che non dobbiamo acquistare ciò di cui abbiamo bisogno e ci piace, significa piuttosto che non dobbiamo sprecare. Riconosco che sbarazzarsi di tutto questo comporta un cambiamento di mentalità molto grande e, forse, all’inizio abituarsi farà un poco male, ma è uno sforzo che sarà ampiamente ricompensato sotto forma di felicità e maggiore libertà; quella vera!
Fonte:
(2013, Abril) ElPozo Alimentación toma el pulso al bienestar de la población española. ElPozo.
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