Tutti apprezziamo l’amore, ma ci preoccupiamo più di essere amati che di sviluppare la nostra capacità di amare. Di conseguenza, non è raro che l’amore porti a una sequenza di relazioni liquide che finiscono non appena iniziano.
Ci immergiamo nell’amore alla ricerca della nostra “anima gemella”, nel tentativo di completare ciò che ci manca e mettere a tacere la profonda solitudine e il sentimento di separatività, quindi non è strano che finiamo per strumentalizzare sia quell’amore che la persona amata, prendendo sempre più le distanze dall’amore maturo. L’alternativa? Comprendere l’amore come Martin Buber, il filosofo del dialogo, basato sulla sua concezione di “Io e Tu”.
L’uomo abita nel suo amore
Quando stabiliamo una relazione con qualcuno, possiamo donarci a quella persona nello stesso modo in cui quella persona si dona a noi. Ciò significa che siamo sia l’oggetto che il soggetto della relazione. Quindi possiamo fare l’errore di identificare i nostri sentimenti con l’amore, dando a questo un carattere possessivo che ci porta a fare un uso egoistico della nostra anima gemella. Crediamo che, poiché i nostri sentimenti per il nostro partner appartengono a noi, anche il partner ci appartiene.
Buber ci avvisa di questo malinteso differenziando i sentimenti dell’amore: “I sentimenti si posseggono, ma l’amore accade. I sentimenti abitano l’uomo, ma l’uomo dimora nel suo amore. Non è una metafora, ma la realtà: l’amore non aderisce all’Io facendo del Tu un ‘contenuto’, un oggetto, ma è tra Tu ed Io. Chi non sa ciò, chi non lo sa con tutto il suo essere, non conosce l’amore, sebbene attribuisca all’amore i sentimenti che prova, sente, gode o esprime”.
L’amore è, quindi, un’azione tra Tu ed Io, risiede in ognuno ma nonostante ciò, si manifesta solo tra i due. Trasformando l’amore in un atto produttivo tra due persone, ci rendiamo conto che non possiamo “possederlo”, possiamo solo dare e ricevere, in un flusso costante che crea lo spazio intersoggettivo in cui finiamo per vivere.
L’amore come combinazione unica di libertà e responsabilità reciproche
“L’amore è la responsabilità di un Io per un Tu: qui sta l’uguaglianza tra coloro che si amano, uguaglianza che non può risiedere in un sentimento, qualunque esso sia, uguaglianza che va dal più piccolo al più grande”, scrisse Buber.
Questo filosofo era convinto che l’amore maturo si raggiunga solo attraverso una combinazione unica di libertà e responsabilità. L’amore sarebbe una condivisione, costruendo uno spazio condiviso in cui due persone si assumono un impegno e una responsabilità per l’altro, ma rimangono libere. Ciò significa che sono liberi di riaffermare o rompere tale impegno ogni giorno. Ed è quel delicato equilibrio tra libertà e impegno che dona all’amore la sua magia, sapendo che l’altra persona può andarsene e tuttavia ci sceglie ogni giorno, così come la scegliamo di nuovo ogni giorno.
Il potere trasformatore dell’amore vulnerabile
Perché l’amore diventi un’esperienza nutriente e di sviluppo, è necessario che entrambe le persone si diano completamente, senza riserve, vedendo l’altro come un pari. “Solo quando l’individuo riconosce l’altro in tutta la sua alterità mentre riconosce se stesso, come uomo, e va da questo riconoscimento all’incontro dell’altro, avrà rotto la sua solitudine in un incontro rigoroso e trasformante. È chiaro che un tale evento può avvenire solo come uno scuotimento della persona come persona”, afferma Buber.
Quel tipo di relazione tra Io e Tu esige vulnerabilità, che si produca una fessura nel guscio duro che protegge l’Io egoista per far entrare l’altro in quello spazio intimo. Questo amore richiede che le persone si liberino del loro ego e si mostrino come sono, assumendo, per quanto terribile possa essere, che l’altra persona possa causare loro un dolore terribile, ma scommettendo comunque su quella relazione.
Questo tipo d’amore è quello che abbatte le barriere e ci consente di crescere. Come ha sottolineato Buber: “Per coloro che vivono nell’amore e contemplano nell’amore, gli uomini si liberano da tutto ciò che li collega alla confusione universale; buono e cattivo, saggio e sciocco, bello e brutto, tutti, uno dopo l’altro, diventano reali ai loro occhi, diventano così tanti Tu, cioè esseri liberi, definiti, unici; li vedono ognuno faccia a faccia. In un modo meraviglioso, occasionalmente sorge una presenza esclusiva. Quindi posso aiutare, guarire, educare, elevare, liberare.”
Lascia un commento