
Tuttavia, il fatto è che la codipendenza non è sempre è legata a dei disturbi psichiatrici. Sarebbe meglio definire questo problema come “un modello di dipendenza dolorosa accompagnata da comportamenti compulsivi e dal bisogno di approvazione da parte degli altri, al fine di trovare la sicurezza, l’autostima e l’identità”.
Da questo punto di vista, possiamo vedere che la persona codipendente ha una profonda difficoltà a trovare soddisfazione personale da sola. Dipende dagli altri perché vede in loro il potere di calmare la sua sete, incontra negli altri le risposte ai suoi bisogni emotivi.
Chi sono i codipendenti?
Spesso la codipendenza si combina con il disturbo della personalità al limite (borderline), con la tossicodipendenza, l’alcolismo, la dipendenza da sesso o il gioco d’azzardo e con altri disturbi psicologici che spingono la persona a “disfarsi” del suo ego per dedicarsi completamente all’altro.
Tuttavia, in molti casi, soprattutto quando la dipendenza emotiva si manifesta nel rapporto di coppia, non viene diagnosticata. La mancata diagnosi peggiora la condizione della persona codipendente in quanto questa vive un malessere costante che non è compreso da coloro che la circondano.
Cosa accade nella vita di un codipendente?
Quando la persona è codipendente perde buona parte della sua identità e si concentra interamente sull’altro. Questo causa che i suoi pensieri, le risorse economiche, il suo tempo e la vita sociale, siano limitati al rapporto con l’altra persona. Infine, investe così tanta energia e tempo che praticamente non gli resta spazio per se stessa.
Se questa condizione persiste nel tempo, può causare un alternarsi di sentimenti ambivalenti verso il “carnefice”, sentimenti che vanno dalla rabbia per la mancanza di gratitudine fino al senso di colpa che di solito segue l’ira, creando così un circolo vizioso dal quale è molto difficile uscire.
Questa condizione emotiva di “schiavitù” può generare condizioni patologiche che si manifestano con sintomi come l’ansia, la depressione, la somatizzazione o alterazioni dell’alimentazione e del sonno. Nei casi più gravi possono anche apparire pensieri suicidi e idee paranoidi.
Chiunque può diventare codipendente?
Sì. Anche se alcuni tipi di personalità sono più inclini a sviluppare questo tipo di simbiosi.
Infatti, alcune persone sembrano avere una naturale tendenza a lasciarsi coinvolgere costantemente nei rapporti nei quali vengono sottoposti. Anche se non consapevolmente, il fatto è che queste persone spesso scelgono un partner propenso ad adottare il ruolo di “carnefice”. Ciò può essere dovuto al fatto che avevano già dei modelli di relazione che seguivano questo modello (come i genitori), o perché si sentono bene eliminando se stessi, forse per evitare di affrontare le loro difficoltà personali.
Cosa si può fare?
Uscire da una relazione di codipendenza è molto complicato. Il primo passo è quello di riconoscere la condizione emotiva di “schiavitù”. Quindi, l’ideale è che la persona riceva aiuto specializzato.
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