Vorrei iniziare questo articolo con una frase di Lykken: “una delle ragioni per le quali uno psicopata primario è una pessima scommessa terapeutica è che manca della motivazione necessaria; coloro che soffrono le conseguenze della sua malattia sono i familiari e gli amici, non lo stesso psicopata”. Credo che a partire da questa frase si sia creato un nuovo assioma nella forma di comprendere e accettare le relazioni terapeutiche con le persone che soffrono di disturbo antisociale della personalità. Anche per questo motivo, la maggioranza dei terapeuti propendono per un intervento precoce nel tentativo di prevenire l’acutizzarsi dei sintomi.
Le persone che soffrono di questo disturbo mostrano un minore indice di rcupero, una scarsa motivazione e un tasso d abbandono terapeutico più alti rispetto ai pazienti non psicopatici. Un’altra ricerca del tutto scoraggiante, ci proviene dal Canada; come risultato si è potuto osservare che gli psicopatici trattati erano più recidivi rispetto a quelli che non erano stati trattati a livello terapeutico.
Ricercatori dell’Università di Valencia ci mostrano un analisi interessante basata sulla scarsa bibliografia medica in merito al trattamento della psicopatia e dei suoi livelli di efficacia (ricordiamo che tra il 1893 ed il 1993 sono esistiti solo 26 lavori di ricerca relativi alla psicopatia). Le conclusioni in merito all’efficacia dei trattamenti non furono molto allettanti, ma oltre agli scarsi risultati i ricercatori si chiesero: quali circostanze nel contesto dell’intervento, del trattamento o nelle esperienze delle persone colpite incisero sullo scarso recupero osservato?
Le conclusioni furono: i trattamenti erano meno efficaci quando:
– La psicopatia si manifestava nella sua forma pura, senza altri disturbi.
– Le persone avevano più di 30 anni.
– Venivano trattati in un contesto all’interno di una comunità terapeutica.
– Oltre al disturbo, le persone avevano già messo in pratica comportamenti criminali.
Naturalmente, come abbiamo già avuto modo di vedere in un precedente articolo, anche gli stessi professionisti della psicologia trovano difficile liberarsi dalle proprie credenze preconcette, motivo per il quale si potrebbe dire che la credenza secondo la quale la psicopatia sia intrattabile farebbe sì che gli specialisti si preoccupino meno di mettere a punto ed applicare trattamenti più efficaci.
Per questo motivo alcuni professionisti credono che uno dei maggiori problemi per affrontare terapeuticamente la psicopatia non risieda nelle caratteristsiche peculiari della patologia o della persona che la vive, ma piuttosto nella convinzione degli stessi terapeuti che si tratti di un disturbo non curabile. Si deve sottolineare anche che, secondo quanto ci fa notare questa ricerca spagnola, molti psicopati sono diagnosticati in modo errato, motivo per il quale si riducono le possibilità di offrire un trattamento personalizzato dato che spesso si sottovaluta la gravità del disturbo.
Allora…per rispondere alla domanda del titolo: è trattabile e curabille la psicopatia? La letteratura medica ci mostra che trattare la psicopatia è difficile ma non impossibile.
Fonti:
Garrido, V. (2002) El tratamiento del psicópata. Psicothema; 14: 181-189.
Harris, G.; Rice, M. & Cormier, C. (1994) Psychopaths: is the therapeutic community therapeutic? Therapeutic Communities; 15: 183-299.
Anonimo dice
PIU CHE COMMENTO UNA DOMANDA.ESSENDO CHE HO CONVISSUTO CON UNA PERSONA ANALOGA A TUTTO CIO CHE HO LETTO PER 18 ANNI.QUALE REAZIONE POTREBBE AVERE NEL MOMENTO CHE MI SONO ALLONTANATO