Durante la vita possiamo sperimentare la solitudine in diversi modi. Ci saranno fasi in cui godremo della solitudine che abbiamo scelto, quella che diventa terreno fertile per l’anima, e ci saranno altre fasi in cui ci sentiremo soli – punto e basta.
Ci sono circostanze che possono farci sentire soli, come la perdita di una persona cara, la rottura di un rapporto di coppia o il trasferimento in una nuova città dove non conosciamo nessuno.
Tuttavia, uno studio condotto presso l’Università della California ha scoperto che ci sono anche tre periodi della nostra vita in cui possiamo provare più solitudine del solito, indipendentemente dal nostro genere o dalle relazioni interpersonali che siamo stati in grado di costruire.
La solitudine colpisce in diverse fasi della nostra vita
I ricercatori analizzarono 340 persone di età compresa tra 27 e 101 anni e scoprirono che tra la fine dei vent’anni, a metà dei cinquanta e alla fine degli ottanta, è quando ci sentiamo più soli nella nostra vita.
Infatti, un terzo dei partecipanti riportò un grado di solitudine alto o moderato in queste tre fasi della vita. Ma queste persone non soffrivano di problemi fisici significativi o di gravi disturbi mentali, come la depressione, che di solito aggrava la sensazione di solitudine, quindi si tratta di periodi della vita in cui si verificano cambiamenti che ci fanno sentire più isolati e disconnessi dagli altri
Questi psicologi credono che possiamo sentirci più soli alla fine dei 20 anni perché di solito è il momento in cui ci indipendizziamo dai nostri genitori e terminiamo gli studi, e per lo stesso motivo possiamo anche perdere la connessione con molti amici.
Più tardi, a metà dei 50, molte persone soffrono della sindrome del nido vuoto quando i loro figli escono di casa e sono costretti a trovare un nuovo equilibrio, sia nel rapporto di coppia che da soli. In questa fase hanno più tempo per se stessi, quindi devono trovare nuovi interessi e attività.
Finalmente, dopo gli 80 anni, è più probabile che la solitudine bussi di nuovo alla nostra porta perché potremmo aver perso il nostro partner, così come molti familiari e amici, quindi è normale che a questa età ci sentiamo di nuovo soli.
La solitudine come occasione per reincontrarsi
A volte la solitudine bussa alla nostra porta. Non è una solitudine scelta ma un prodotto delle circostanze. In questi casi è importante prenderne atto e approfittarne come un’opportunità per incontrarsi di nuovo.
Uno studio condotto presso l’Università di Chicago analizzò le immagini di risosnanza magnetica del cervello delle persone che avevano scelto la solitudine e scoprì che hanno diversi modelli di attività elettrica, che si attivano quando sono soli e indicano che quelle persone sono alla ricerca della felicità in attività non sociali.
Le persone che amano la solitudine mostrano un’attività più ridotta nella giunzione temporoparietale, una parte del cervello legata alla percezione degli altri, quindi questi neuroscienziati pensano che ciò indichi che la felicità può essere trovata anche in molte altre attività oltre che nelle relazioni sociali. Pertanto, a volte dobbiamo solo riscoprire ciò che ci sazia e ci rende felici.
Fonti:
Lee, E. et. Al. (2019) High prevalence and adverse health effects of loneliness in community-dwelling adults across the lifespan: role of wisdom as a protective factor. International Psychogeriatrics; 31(10: 1447-1462.
Cacioppo et al. (2009) In the Eye of the Beholder: Individual Differences in Perceived Social Isolation Predict Regional Brain Activation to Social Stimuli. Journal of Cognitive Neuroscience; 21 (1): 83-92.
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