Sappiamo leggere, ma ogni volta elaboriamo meno ciò che leggiamo. Leggiamo di più, ma riflettiamo di meno. Abbiamo accesso a più contenuti, ma sempre più effimeri e insignificanti. A che serve leggere se ciò che leggiamo non produce alcun cambiamento sostanziale in noi o nel nostro modo di vedere il mondo?
Henry David Thoreau esaltava il potere della lettura, ma avvertiva anche che per ottenere il massimo dai libri dobbiamo imparare a leggere. Infatti, si lamentava che “la maggior parte degli uomini hanno imparato a leggere per una meschina convivenza […] ma ben poco, o nulla del tutto, è ciò che sanno del leggere inteso come nobile pratica intellettuale”.
Per il filosofo, “una parola scritta è la più degna reliquia. È qualcosa di più intimo e insieme universale di ogni altra opera d’arte. È l’opera d’arte più vicina alla vita stessa”. Ma pensava anche che leggere libri per riempire il tempo libero, senza fare il necessario esercizio intellettuale che comporta, è inutile.
I 4 consigli di Thoreau per approfittare davvero della lettura
1. Pochi libri, ma buoni
Thoreau credeva che fosse un errore pensare che dobbiamo leggere migliaia di libri. L’importante per il filosofo era la qualità di ciò che leggiamo, piuttosto che la quantità. Infatti, era fermamente convinto che dobbiamo fare più attenzione al cibo che scegliamo per le nostre menti. Per Thoreau, ogni parola scritta non aveva lo stesso valore.
Era convinto che alcune letture, in particolare i romanzi e i quotidiani, possano causare “ottusità, ristagno della circolazione vitale e torpore, con la perdita di tutte le facoltà mentali”. Il filosofo avvertiva che la parola scritta che non incoraggia la riflessione e l’introspezione porta all’ottusità intellettuale.
Ecco perché diceva che è meglio avere solo una dozzina di libri in casa, a condizione che siano opere che possano insegnarci qualcosa ogni volta che li apriamo, piuttosto che avere un’enorme biblioteca che non apporta nulla.
2. Tempo da dedicare esclusivamente alla lettura
La fretta non va d’accordo con la lettura. La lettura veloce, con sul fondo i rumori, le distrazioni e la frenesia quotidiana non lascia tracce nella nostra memoria, viene cancellata tanto velocemente quanto è consumata. Pertanto, fare della lettura un’abitudine fugace è un errore magistrale.
Al contrario, Thoreau credeva che “dobbiamo leggere in punta di piedi e dedicarvi le nostre ore più vigili” perché solo la piena consapevolezza può permetterci di sviluppare l’apertura mentale necessaria per leggere in modo proficuo. Dobbiamo leggere per attivare la nostra mente, non perché le parole la anestetizzino.
“Leggere bene – e cioè leggere libri veri – è un nobile esercizio che occuperà il lettore più di qualunque altro esaltato dalla moda del giorno. Ciò richiede un allenamento pari a quelli cui si sottoponevano gli atleti, un proposito costante che duri quasi tutta la vita”, disse il filosofo.
3. Conoscere i classici
È un errore comune del nostro tempo, come al tempo di Thoreau, dare la priorità ai contemporanei dimenticando i grandi classici. Tuttavia, chiunque legga regolarmente libri di filosofia si sarà reso conto che molte delle idee dei filosofi moderni provengono dall’antichità. Molte altre discipline, inclusa la stessa psicologia, mentre guardano al futuro, scavano anche nel passato alla ricerca di idee preziose.
Questo è il motivo per cui Thoreau non nascondeva la sua preferenza per quei “libri che circolano per il mondo, le cui frasi furono scritte per la prima volta su corteccia d’albero” e raccomandava lo “studio dei classici” come un modo per ampliare il nostro pensiero e imparare a distinguere la parola preziosa da quella che rappresenta solo un rumore nel sistema.
Inoltre, leggere i classici richiede un esercizio mentale più arduo perché molte volte dobbiamo essere in grado di spostarci in un’altra epoca e cultura per comprendere il pensiero dell’autore nel contesto. “I libri devono essere letti con la prudenza e riservatezza con cui sono stati scritti”, diceva Thoreau.
Pertanto, la chiave sta nel trovare il giusto equilibrio nel quale i classici non sono fuori luogo, ma diventano una solida base che ci consente di continuare a scoprire il mondo delle lettere.
4. Andare oltre e applicare ciò che si è letto
“Dobbiamo cercare faticosamente il significato di ogni parola, di ogni riga, congetturando attraverso la saggezza, il coraggio e la generosità che possediamo, un senso più ampio di quello che consente un uso comune”, scriveva Thoreau.
Un buon libro non è quello che si legge facilmente o ci conforta, ma quello che richiede al lettore di mettere in discussione tutti – o almeno alcuni – degli aspetti della sua vita. Il libro che ci incoraggia a ripensare le nostre convinzioni e scelte spingendoci a fare un autoesame, sebbene estenuante, è sempre un esercizio di crescita personale.
Questo significa che fermarci semplicemente alle parole dell’autore è un grosso errore. Dobbiamo chiederci: come si applica a me ciò che ho letto? In che modo questa lettura può aiutarmi a crescere? Insomma, è importante che le ore dedicate alla lettura non siano state vane. Come disse lo stesso Thoreau: “ciò che inizia con una lettura deve finire con un atto”.
Fonte:
Thoreau, H. D. (2002) Walden, la vida en los bosques. Madrid: Editorial Libros de la Frontera.
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