Non c’è niente come un buon libro per attivare la nostra immaginazione e la mente. Infatti, anni fa, alcuni neuroscienziati hanno riscontrato che quando leggiamo parole come “profumo” o “caffè” vengono attivate le parti del cervello associate con la percezione dei profumi, come se fossimo noi stessi a percepire quegli odori.
Finora ci si era concentrati sull’attività di monitoraggio cerebrale durante la lettura, si desiderava sapere cosa succede nel nostro cervello quando leggiamo. Ora, una ricerca condotta presso la Emory University ha fatto un passo avanti e suggerisce che gli effetti della lettura nel cervello sono a lungo termine.
Secondo questa ricerca, leggere un buon romanzo è come ricevere un dolce ma potente “massaggio” direttamente nel cervello, gli effetti non scompaiono subito dopo averlo letto ma si estendono nel tempo. Infatti, la lettura attiva diverse reti neuronali, a seconda del contenuto emotivo e visivo-spaziale.
Gli effetti di un buon romanzo non terminano quando si chiude il libro
In questo studio si sono analizzati i cambiamenti che si verificano nelle funzioni e nelle strutture cerebrali dopo avere letto un romanzo. I ricercatori hanno reclutato 21 studenti e li hanno seguiti per 19 giorni. Durante i primi cinque giorni i ricercatori hanno scansionato il cervello solo per avere un punto di partenza per il confronto.
Nel corso dei nove giorni seguenti i partecipanti hanno letto 30 pagine di un romanzo ogni notte. Quindi, la mattina seguente i loro cervelli venivano analizzati. I ricercatori hanno continuato a monitorare il cervello degli studenti durante i cinque giorni que seguivano il termine della lettura del romanzo.
I risultati hanno rivelato una elevata attività nella corteccia temporale sinistra, una zona del cervello associata con il linguaggio ricettivo. Si è anche riscontrato un aumento della connettività, suggerendo che gli studenti avevano “somatizzato” l’esperienza semantica. Cioè, il cervello dei lettori imitava le azioni fisiche dei personaggi. Infatti, i cambiamenti neurologici osservati rispetto alle sensazioni fisiche e i sistemi di movimento, suggeriscono che la lettura di un romanzo ci può portare letteralmente ad immedesimarci nel corpo del protagonista.
Inoltre, il dato forse più interessante è che questi cambiamenti persistevano cinque giorni dopo il completamento del romanzo, a indicare che gli effetti della lettura non terminano quando chiudiamo il libro.
Il romanzo attiva le reti neurali di default
Un altro studio, condotto da ricercatori della Harvard University, ha inoltre rivelato che un buon romanzo stimola ciò che è nota come la “Rete di Default”, una rete di neuroni che si attiva quando la mente è a riposo.
In questo caso, i partecipanti sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale per vedere quali aree del cervello venivano attivate in relazione a determinati compiti durante la lettura di parti di romanzi, biografie, riviste e libri di autoaiuto.
Così è stato osservato che, a seconda del tipo di lettura, venivano attivate solo alcune parti di tale rete. Ad esempio, il romanzo era la lettura che stimolava la maggiore attivazione all’interno della rete, le sezioni che descrivono persone e pensieri attivavano la corteccia prefrontale mediale, nella zona frontale del cervello. Inoltre, i contenuti che descrivono un contenuto più fisico stimolavano l’attività dei lobi temporali medi e il giro temporale mediale anteriore.
Le funzioni delle diverse aree del cervello coinvolte nella lettura
La corteccia prefrontale è la zona del cervello che più si è sviluppata durante l’evoluzione rispetto ad altre specie animali. Pertanto, è la principale responsabile delle funzioni cognitive superiori, come il pensiero astratto, la capacità di prevedere le conseguenze di un atto in futuro, la possibilità di distinguere tra il bene e il male e la capacità di prendere decisioni.
I lobi temporali contengono strutture di memoria importanti, come l’ippocampo, o la percezione e l’elaborazione del contenuto emotivo degli stimoli, come l’amigdala.
Durante la lettura, queste aree del cervello sono la base neurobiologica che ci permette di comprendere la narrazione. Grazie a queste aree del cervello si possono capire non solo le parole, ma i rapporti sociali che si stabiliscono tra i personaggi, possiamo intuirne i sentimenti e, naturalmente, metterci al loro posto ed essere empatici o assumerne la forma di pensare. È ciò che si conosce come “Teoria della Mente”.
Infatti, un buon romanzo è come un passpartout per comprendere la mente umana e rivelare gli aspetti che hanno una risonanza emotiva nella stessa. Questo perché siamo in grado di attribuire significato al comportamento degli altri, e quindi anche ai personaggi di un romanzo. Questa capacità è nota come “Teoria della Mente”, e se non l’avessimo, non potremmo godere di un romanzo perchè non saremmo in grado di metterci al posto dei protagonisti.
Un buon romanzo aumenta l’empatia
Secondo un altro studio, questa volta condotto presso l’Università di Princeton, leggere un romanzo durante una settimana aumenta in modo significativo l’empatia, ma solo se siamo stati in grado di immedesimarci nel personaggio, capirne le idee e sperimentarne le emozioni.
In realtà, ciò non sorprende in quanto la ricerca precedente aveva confermato che la finzione è un potente stimolante cerebrale che ci permette di sperimentare altri mondi, persone e diversi stati mentali. Ci permette di vivere altre vite.
Uno studio condotto presso la New School for Social Research di New York ha fatto un passo ulteriore dimostrando che l’empatia aumenta solo quando leggiamo una finzione letteraria, e non storie di puro intrattenimento.
Questi ricercatori spiegano che quando leggiamo un romanzo dobbiamo attivare le nostre risorse interpretative per dedurre i sentimenti e i pensieri dei personaggi, dobbiamo attivare la Teoria della Mente. Invece, le storie di puro intrattenimento, come quelle che si possono leggere nelle riviste rosa, dipingono un mondo coerente nel quale i personaggi sono molto prevedibili, per cui sono piuttosto una conferma delle nostre aspettative e non promuovono il ragionamento.
Quali lezioni possiamo trarre da questi studi?
1. Dovremmo dedicare più tempo alla lettura in quanto è un’attività molto utile per il nostro cervello
2. Che un buon romanzo non implica perdere tempo, al contrario, aiuta a sviluppare diverse funzioni cerebrali
3. Che dovremmo stare più attenti alle letture che scegliamo perchè esistono “letture vuote” che non ci apportano nulla.
Fonti:
Tamir, D. et. Al. (2015) Reading fiction and reading minds: The role of simulation in the default network. Social Cognitive and Affective Neuroscience Advance.
Berns, G. S. et. Al. (2013) Short- and Long-Term Effects of a Novel on Connectivity in the Brain. Brain Connectivity; 3(6): 590-600.
Comer, D. et. Al. (2013) Reading Literary Fiction Improves Theory of Mind. Science; 342(6156): 377-380.
Abraham; A. et. Al. (2009) Reality = Relevance? Insights from Spontaneous Modulations of the Brain’s Default Network when Telling Apart Reality from Fiction. PlosOne.
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