Alterità. Così definiamo gli altri per separarli da noi stessi, per indicare che siamo diversi. Gli “altri” sono un gruppo vago e informe a cui nessuno appartiene veramente perché ognuno di noi pensa che gli altri siano sempre e solo gli “altri”, noi non ne facciamo mai parte.
Spesso l’alterità viene utilizzata per evidenziare le differenze e creare barriere, il che significa che ci chiudiamo agli altri. Ma non dobbiamo dimenticare che noi siamo ciò che rimane dopo tutto ciò che non siamo.
Questo affascinante racconto illustrato per bambini affronta proprio questo tema: la bellezza della connessione con l'”altro”, l’accettazione delle differenze e capire che, anche se sembriamo diversi, in fondo in fondo siamo in grado di stabilire una connessione profonda che ci permette di crescere come persone.
Una storia sul valore delle differenze e sull’importanza di camminare accanto agli altri senza cercare di cambiarli
“L’alterità del mondo è l’antidoto alla confusione”, scrisse Mary Oliver, affermando che a volte “rimanere in questa alterità può dare dignità al cuore ferito”. Questo è anche il messaggio dello scrittore e disegnatore Daniel Salmieri, nel suo libro “Bear and wolf” (Orso e Lupo).
In una tranquilla notte invernale, Orso si addentrò nel bosco. Mentre si godeva i fiocchi di neve che cadevano, notò qualcosa che sporgeva in quel luccicante mantello bianco.
La stessa cosa accadde a Lupo, vide un grosso punto brunastro che si stava avvicinando. Attraverso queste illustrazioni minimaliste l’autore ci incoraggia a metterci nei panni dell’altro, a capire che ognuno di noi è “un’alterità”, un altro dal punto di vista degli altri.
Quando i due esseri solitari si avvicinarono abbastanza, poterono vedere che si trattava di un orso e di un giovane lupo.
Orso poteva vedere il muso appuntito di Lupo, il suo pelo grigio, gli occhi dorati e il naso nero e bagnato … Lupo poteva vedere la testa rotonda di Orso, il suo pelo nero e morbido, gli occhi marroni, il naso nero, scuro e umido.
Tuttavia, Orso e Lupo si riconoscono a vicenda, non con l’ostilità temerosa che è sintomo di una grande insicurezza interiore di fronte all’ignoto, ma con una curiosità autentica e aperta.
– Ti sei perso? – chiese Orso.
– No, non mi sono perso. E tu? – restituì la domanda Lupo.
– No, non mi sono perso. Sono andato a fare una passeggiata per sentire il freddo sul mio viso e godermi la tranquillità della foresta quando nevica. Cosa stai facendo?
– Sono uscito a camminare per sentire il freddo sotto le mie zampe e il rumore della neve mentre cammino.
– Vuoi camminare con me? – Lo invitò Orso.
– Certo – rispose Lupo.
Si diressero verso la foresta più fitta, con i loro nasi bagnati molto vicini, consapevoli di essere delle “creature fatte per sentirsi a proprio agio nel freddo”. Assaporarono lo splendore della foresta condividendo le loro esperienze, ciascuno dal suo punto di vista. Uno odorava la corteccia bagnata, l’altro ascoltava i piccoli suoni …
In questo modo, l’autore ci incoraggia a camminare accanto all’altro, senza cercare di cambiarlo, semplicemente accettando le differenze, trasformandole in motivi di reciproca gioia, invece di muri che separano.
Finalmente arrivano a una grande radura, un luogo vagamente familiare che d’estate è un lago blu.
Quindi arriva il momento di separarsi e tornare alle loro vite, che si svilupperanno parallelamente in quel mondo condiviso.
Orso deve tornare alla sua grotta e ibernare con la sua famiglia, e Lupo deve tornare alla sua mandria per continuare a rincorrere le renne.
Le stagioni cambiano, l’inverno lascia il posto alla primavera, e nella nuova foresta crescono i fiori e gli uccelli cantano. Orso e Lupo si incontrano di nuovo.
Ora sono diversi. Sono cresciuti, ma torneranno a camminare fianco a fianco in quel mondo che condividono.
Questa ode all’accettazione di ciò che è diverso è perfetta per insegnare ai bambini che possiamo vivere e crescere insieme, cercando ciò che ci unisce, invece di concentrarci su ciò che ci separa.
Le differenze ci rendono unici e preziosi. Quando ognuno contribuisce con la sua differenza, il mondo dell’altro cresce, si espande un po’. Quando ci sentiamo troppo a nostro agio, significa che ci siamo chiusi nella medesima posizione, dove non c’è spazio per la crescita.
Secondo il sociologo Zygmunt Bauman, la vera crescita avviene nelle interazioni con le persone diverse, non nelle zone di comfort in cui ci relazioniamo con chi è uguale a noi. Il rifiuto dell’altro, del diverso, deriva dalla nostra paura di crescere, di essere costretti a guardare con occhi nuovi, ampliare la nostra prospettiva e, in ultima analisi, accettare il fatto che noi non possediamo la verità assoluta. Nessuno la possiede!
È un messaggio potente che forse anche gli adulti dovrebbero imparare di nuovo.
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