Tutti sappiamo che culturalmente da sempre si è associato la destra alla vita, a ciò che è corretto, al bene e alla positività mentre che la sinistra è stata associata alla morte, al male, alla negatività. Questa associazione si osserva attraverso il tempo e nelle più diverse culture, basti ricordare che il termine “sinistro” (che deriva dal latino) si utilizza ancora oggi per fare riferimento a fatti negativi con conseguenze nefaste. Inoltre, fin dal medioevo essere mancini significava essere considerati posseduti dal demonio.
Queste associazioni, vere o no che siano, esercitano la loro influenza su diversi aspetti della vita, come la distribuzione dello spazio nelle case e nelle chiese e i posti che prendono uomini e donne al tavolo, la mano che utilizziamo per salutare o per giurare…la lista è infinita. La società e la cultura apportano un sistema simbolico nel quale si situa la dualità destra-sinistra nel quale noi vediamo significati senza darcene conto. Ma…questa realtà non è accettata da tutti nello stesso modo, i mancini percepiscono le cose in un’altra prospettiva.
Recentemente si è scoperto che i mancini hanno la tendenza ad associare la sinistra con il bene ed il piacere e la destra con il male e il disgusto, diversamente dall’influenza che potrebbe esercitare su di loro il contesto culturale.
Casasanto, ricercatore dell’Università di Stanford, presentò ai 219 partecipanti dell’esperimento da lui organizzato, un diagramma come quello che potete vedere nella figura di seguito. Il diagramma veniva spiegato nel seguente modo: “Questo ragazzo è Bob. Bob farà una gita al giardino zoologico. A lui piacciono molto le zebre ed è convinto che siano animali molto buoni, ma non gli piacciono i panda e pensa che siano cattivi”. Il partecipante doveva semplicemente disegnare la zebra e il panda nei due diversi riquadri.
Fonti:
Santiago, J. (2009) Diestros y zurdos no ven el mismo lado bueno a las cosas. Ciencia Cognitiva, 3:1, 30-32.
Casasanto, D. (2009) Embodiment of abstract concepts: Good and bad in right- and left-handers. Journal of Experimental Psychology: General; 138(3): 351-367.
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