La manipolazione è un tema che preoccupa tutti, di sicuro perchè almeno una volta nella vita ci siamo sentiti come marionette nelle mani di altre persone. Desideriamo liberarci da questi fili invisibili che ci mantengono legati ma non sappiamo come difendersi dai manipolatori.
Per liberarci dalla manipolazione innanzitutto è imprescindibile individuare che tipo di manipolatore stiamo affrontando e anche se in articoli precedenti si è fatto riferimento a una figura che generalmente passa inosservata: la vittima isterica, ora ci avviciniamo alle tre forme per eccellenza mediante le quali alcune persone pretendono appropriarsi della nostra volontà.
– L’intimidatore: è quella persone che controlla e manipola per eccellenza, è prototipico; facilmente riconoscibile dato che normalmente presenta un temperamento collerico o sanguigno, ha una personalità molto intimidatrice.
Reagisce rapidamente agli stimoli dell’ambiente, soprattutto di fronte a quelle situazioni che percepisce che possono sfuggire al suo controllo. La sua risposta è eminentemente emotiva, poco strutturata e quasi mai ben ponderata. Non è capace di offrire argomenti ragionevoli ma la sua manipolazione si impone con la “forza”.
In sua presenza le persone hanno la sensazione che qualsiasi cosa che dicano o facciano di sbagliato farà esplodere una reazione d’ira e rabbia nei loro confronti. L’intimidatore li fa sentire minacciati e senza armi adeguate per affrontarlo. La sua tattica è molto semplice, qualcosa di abbastanza simile all’instaurazione di un regime del terrore, dato che possiede una personalità intimidatoria, le persone si sentono incapaci di affrontarlo.
Qual’è la strategia più efficace per affrontarlo? Non affrontarlo! Non far caso alle sue richieste o posticipare ad un’altro momento la discussione (sempre che sia possibile).
– La vittima: è quella persona che nelle sue conversazioni attira su di sè una sorta di compassione per tutti i fatti negativi che accadono nella sua vita. Che possono non essere realmente tanto gravi in se stessi ma ingigantendo le loro ripercussioni emotive si ottiene la compassione dell’altra persona. In questo preciso istante comincia la manipolazione, il controllo. Nello stesso tempo, la vittima non ha mai la responsabilità di questi eventi negativi che gli sono accaduti, la colpa è degli altri, pertanto, è molto probabile che tenti di far sentire in colpa anche il suo interlocutore.
Questa forma di comportamento diviene esplicita nel prototipo classico della madre che non ha ottenuto di controllare suo figlio anche se ha tentato in moltissimi modi, e ricorre alla malattia o a qualsiasi altra situazione discutibile che già sa poter avere una ripercussione sull’emotività del figlio per controllarne il comportamento.
Insomma, è la vittima isterica a cui ho dedicato un’intero articolo.
Qual’è la strategia più efficace per affrontarlo? Rendere ben chiaro che comprendiamo la sua strategia con frasi del tipo: “Comprendo che ho qualche responsabilità in ciò che dici, tuttavia, non per questo mi assumo…”
– L’inquisitore: è quella persona che utilizza la critica come sua arma principale. La sua tattica è far sentire il suo interlocutore come una persona incapace di controllare la sua vita, che non è all’altezza della situazione e non può gestire i suoi problemi. Per questo, con una parte delle critiche che al principio sono abbastanza sottili va comunque a minare la sicurezza e l’autostima dell’altro e poco a poco va imponendo la sua visione della realtà, le sue regole, il suo modo di valutare, fino a quando l’altro comincia a giudicare se stesso secondo la regola dell’inquisitore.
L’inquisitore parte da una conoscenza abbastanza esauriente dell’altra persona, conosce i suoi errori, il suo modo di considerare il mondo. Questa costituisce la strategia più sottile dato che si basa in un quadro di manipolazione dei sentimenti, e nel mettere in comune ragioni contrastanti.
Qual’è la strategia più efficace per affrontarlo? Se possediamo un certo grado di responsabilità in ciò di cui ci accusa niente è meglio che riconoscerla e in seguito replicare che tutti abbiamo valori e modi di agire differenti e non per questo alcuni sono più sbagliati di altri.
In senso generale si può osservare che il desiderio di controllare, a partire dalle più diverse tattiche di manipolazione dell’altro, nasconde alla base una profonda insicurezza personale, una incapacità di affrontare la realtà e riconsiderare i propri piani. Il manipolatore desidera ottenere dei vantaggi dagli altri perchè non è in grado di ottenere gli stessi benefici mediante la comunicazione assertiva, dato che si rende conto di non avere gli argomenti necessari e sufficientemente solidi come per fare prevalere i suoi criteri allora prende vie alternative, scorciatoie, che lo portano a sfruttare i nostri punti più deboli per avvantaggiarsi. Individuare le sue strategie è un buon inizio per poterlo disarmare!
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