
Se Narciso, il personaggio mitologico che cadde nell’acqua perché assorto guardando il suo riflesso, vivesse oggi, inonderebbe le reti sociali con selfies in cui apparirebbe in primo piano mostrando il suo fisico invidiabile e la sua vita perfetta.
Viviamo in un’epoca in cui il narcisismo è penetrato in profondità: cerchiamo l’approvazione degli amici – anche se sarebbe più appropriato dire followers, che non è la stessa cosa – nei social network per sentirci bene con noi stessi. E ogni volta che riceviamo un “mi piace”, il nostro ego cresce. Per ottenere quei “mi piace” molte persone proiettano una versione idealizzata di se stesse, alimentando il personaggio che vogliono essere e non quello che sono realmente.
Cos’è il narcisismo digitale?
Con l’arrivo della tecnologia dell’informazione, e in particolare dei social network, è proliferato il narcisismo digitale. Consiste in un insieme di pratiche comunicative tipiche dell’universo 2.0 basate su un egocentrismo così accentuato da rasentare il patologico.
Il narcisismo digitale si esprime attraverso una serie di azioni “estreme”, come farsi un gran numero di selfies o condividere momenti, che potremmo classificare troppo intimi, della vita, praticamente ogni giorno.
Condividere – o meglio condividere eccessivamente – è il modo di vivere di questi narcisisti digitali, che diventa un gesto istantaneo, senza pensarci, un’estensione naturale di loro stessi. Esibire – a volte in modo spettacolare, e sempre più spettacolare, è diventato il loro modo principale di esistere: esistono solo se possono essere visti e riconosciuti.
Lo psichiatra Serge Tisseron si riferì a questo fenomeno definendolo “extimity” un concetto mutuato da Jacques Lacan e che indica il “desiderio di mostrare frammenti della propria intimità di cui ignoriamo il valore a rischio di causare disinteresse o addirittura rifiuto negli interlocutori, ma con la speranza che il loro sguardo riconoscerà il loro valore e lo trasformi in realtà davanti ai nostri occhi”.
Pertanto, l’extimity online ha uno scopo specifico: ottenere l’approvazione e l’ammirazione espresse attraverso il numero di “mi piace” che ottiene ogni foto e i complimenti che confermano l’immagine e l’idea che si vuole trasmettere di se stessi.
Quindi, si tratta di un ciclo che si autoalimenta, in particolare quando ricevono risposte positive, confermando la teoria di uso e gratificazione, che dice che quanto più una persona percepisce che un mezzo soddisfa alcune delle sue esigenze, tanto più lo utilizzerà proprio per questo fine, soprattutto se quella persona crede di non essere in grado di soddisfare tali bisogni nel mondo reale.
Radiografia del narcisista digitale
“Ferocemente competitivo nella sua richiesta di riconoscimento e approvazione, diffida della concorrenza in quanto l’associa inconsciamente a un’ansia sfrenata per la distruzione […] Avido, mentre i suoi desideri non conoscono limiti, esige soddisfazione immediata e vive in uno stato di inquieto e permemante desiderio insoddisfatto”, così il sociologo Christopher Lasch descrisse il narcisista moderno.
Il narcisista digitale trova nei social network il mezzo ideale per soddisfare i propri bisogni, e questi a loro volta retroalimentano tali bisogni, come confermato da uno studio condotto dalle università di Swansea e Milano. Questi ricercatori scoprirono che due terzi delle persone tendono a utilizzare i social network principalmente per pubblicare selfies, il che dimostra che i social network fungono da moltiplicatori del desiderio di essere al centro dell’attenzione e soddisfano quel profondo bisogno di ammirazione.
Lo stesso studio riscontrò, per la prima volta, che i partecipanti abituati a pubblicare un numero eccessivo di selfies, mostravano il 25% in più di tratti narcisistici, superando il limite clinico di quello che è considerato un disturbo di personalità narcisistico.
Tuttavia, i social network non attraggono allo stesso modo tutti i tipi di narcisismo. Un altro studio condotto all’Università di Firenze concluse che i social network attraggono principalmente i narcisisti vulnerabili, quelli che si sentono più insicuri e hanno una bassa autostima, perché online si sentono più sicuri rispetto alle interazioni reali, motivo per cui usano i social network come mezzo per ottenere l’ammirazione che desiderano.
La scomparsa dell’Altro e l’angoscia esistenziale
Il fenomeno del narcisismo digitale è complesso. Il filosofo e sociologo Jean Baudrillard Reims crede che parte della spiegazione risieda nella scomparsa dell’Altro, dovuta – tra gli altri fattori – alla disponibilità assoluta degli altri nonostante le distanze.
In pratica, con le tecnologie che trascendono le distanze, viene creata una presenza costante, c’è la sensazione che l’Altro sia “immediatamente presente” ma allo stesso tempo “implicitamente inesistente”. È un paradosso, perché il fatto che gli altri possano essere presenti – senza esserlo fisicamente – quasi immediatamente, rende inutile l’esercizio mentale di immaginarli.
Non abbiamo bisogno di immaginare ciò che possiamo avere virtualmente davanti a noi. Ma il virtuale non è completamente reale. Questa dicotomia implicherebbe la caduta dell’Altro dando il via a un rafforzamento dello speculare, del narcisismo. L’assenza dell’Altro si traduce in persone ossessivamente interessate a se stesse, le quail di fronte alla paura della solitudine e dell’impotenza vivono tormetate dall’angoscia esistenziale data dall’essere più connessi ma soli.
Il narcisismo digitale sarebbe, dopo tutto, l’espressione di un egocentrismo estremo alimentato dall’angoscia esistenziale che genera una società individualista e competitiva in cui si apprezzano sempre meno le persone per quello che sono e più per quello che sembrano. Una società in cui non si costruisce verso l’interno ma verso l’esterno, lasciando l’interno così vuoto che deve essere sostenuto a colpi di “mi piace” su immagini artificiali.
E il peggio è che molti narcisisti digitali non ne sono pienamente consapevoli. Immersi nel paradosso “ipermoderno”, si considerano “persone mature, responsabili, organizzate, efficaci e adattabili; adulti aperti, critici e scettici; ma a loro volta sono destrutturati, instabili, influenzabili, frivoli e superficiali”, come osservato dal filosofo e sociologo Gilles Lipovetsky.
Qual è l’antidoto al narcisismo digitale?
È importante essere consapevoli che è difficile – se non impossibile – salvare coloro che non vogliono essere salvati. Pertanto, non ha senso iniziare una crociata contro il narcisismo digitale perché dovrebbe essere un processo di decostruzione individuale.
I narcisisti digitali dovrebbero notare, tuttavia, che l’immagine che stanno proiettando non è realistica e quindi l’approvazione che ricevono è diretta ad un riflesso, non a se stessi. Ciò porta alla delusione, nel migliore dei casi, e a deliri di grandezza che le disconnettono completamente dal mondo, nel peggiore dei casi.
Vivere per posare non è vivere, significa perdere le esperienze più autentiche della vita. Lasciare che l’autostima e l’umore oscillino a seconda della quantità di “mi piace”, che ha ricevuto l’ultimo selfie pubblicato implica mettersi interamente nelle mani di una massa che a volte può essere particolarmente crudele. La personalità narcisistica, contrariamente a quanto molti pensano, non è costruita per essere a prova di proiettile, ma è una fragile armatura di cristallo.
Il modo migliore per liberarsi del narcisismo digitale è imparare a disconnettersi, per connettersi con il mondo reale. Non si tratta di abbandonare i social network, ma di usarli nella giusta misura, e non concentrarsi solo su uno, ma sviluppare un approccio più ampio.
Anche l’autenticità è un buon antidoto per scongiurare il narcisismo digitale dei tempi moderni. Alla fine dei conti, come diceva Carl Jung: “il privilegio della tua vita è diventare chi sei veramente”, tutto il resto è banale.
Fonti:
Lazzeri, M. (2019) Il Narcisismo digitale e le patologie da iperconnessione. In: State of Mind.
Reed, P. et. Al. (2018) Visual Social Media Use Moderates the Relationship between Initial Problematic Internet Use and Later Narcissism.The Open Psychology Journal; 11(1): 163-170.
Casale, S. et. Al. (2016) Grandiose and Vulnerable Narcissists: Who Is at Higher Risk for Social Networking Addiction? Cyberpsychol Behav Soc Netw; 19(8): 510-515.
un egocentrismo senza apostrofo