Le nostre risorse sono limitate. La nostra energia non è inesauribile, allo stesso modo del nostro tempo e dell’attenzione. Questo significa che dobbiamo essere più attenti quando decidiamo in cosa li investiamo.
Purtroppo, spesso non siamo pienamente consapevoli del fatto che le nostre risorse emotive e cognitive siano limitate, così finiamo per sprecarle, coinvolgendoci in attività che non valgono la pena o relazionandoci con persone che non le apprezzano.
Non ti sforzare per qualcuno che non apprezza quello che fai
La compassione e la capacità di aiutare gli altri sono caratteristiche che ci nobilitano e ci permettono di crescere come persone. Ma tutto ha un limite, oltre il quale potresti iniziare a farti del male senza rendertene conto e senza che l’altra persona lo apprezzi.
Come sapere quando ti stai sforzando inutilmente?
– Quando ti sforzi di più per l’altra persona di quanto non faccia lei
– Quando il tuo livello di compromesso è maggiore di quello della persona che cerchi di aiutare
– Quando rischi molto per aiutare qualcuno, ma quella persona non rischia praticamente nulla per sé
– Quando ti stai consumando troppo nel percorso, ma l’altra persona non è disposta a investire la stessa quantità di energia
– Quando quella persona non valorizza il tuo tempo, l’impegno e la dedizione
– Quando quella persona non sarebbe disposta a fare lo stesso per te
In questi casi, sarebbe conveniente chiedersi se vale davvero la pena sprecare tanta energia, tempo e fatica per piantare fiori che nessuno irrigherà, dal momento che alla persona che stai aiutando non le interessa.
Ricorda che ci sono situazioni in cui il modo migliore per aiutare è non farlo. Se il tuo intervento assume dei toni iperprotettivi infatti, potresti addirittura impedire che la persona cresca e impari la lezione. Dopo tutto, non si matura con gli anni, ma con i danni.
Un equilibrio insano in cui uno si consuma e l’altro non si compromette
In molte relazioni interpersonali, nella coppia, tra genitori e figli o tra amici, si stabilisce un equilibrio malsano in cui uno agisce sempre come ancora di salvezza mentre l’altro si limita ad aggrapparsi a lui.
Così, la persona che assume il ruolo di “salvatore” finisce per consumarsi, senza ricevere praticamente nulla in cambio. E la persona che viene “salvata” non riesce a crescere, perché si sente troppo comoda nel suo ruolo.
In pratica, è come se dovessi piantare fiori in continuazione perché, dal momento che l’altra persona non si assume la sua parte di responsabilità e non li innaffia, finiscono per seccarsi sempre. Ovviamente, si tratta di un comportamento malsano che nessuno ripeterebbe, ma nelle relazioni interpersonali, in particolare quando sono coinvolti i sentimenti, non è sempre facile renderci conto che stiamo piantando fiori nel deserto.
Questo non significa che dovremmo abbandonare quella persona al suo destino, ma certamente è un segnale che non si è sulla buona strada. Forse quella persona è troppo egoista per riconoscere il tuo impegno, forse non è disposta ad assumersi la responsabilità e l’impegno richiesto dalla situazione o forse semplicemente non si rende conto dello sforzo che stai facendo per aiutarla.
In realtà, il problema principale di questo equilibrio insano è che tu dai, ti comprometti e assumi responsabilità molto di più dell’altra persona per risolvere un problema che non è tuo.
Abbiamo tutti bisogno e meritiamo di essere amati, riconosciuti e sostenuti
Questo non è un quid pro quo. Ma tutti abbiamo bisogno di sapere che ci sono persone che ci amano, ci sostengono e riconoscono i nostri sforzi. Se noi diamo continuamente senza ricevere nulla in cambio, non dobbiamo sorprenderci se un giorno, guardando dentro di noi, percepiamo un enorme vuoto emotivo.
Pertanto, anche se questo non significa che dobbiamo aiutare solo chi può restituirci il favore, è importante che usiamo il nostro tempo e le energie con quelle persone che riconoscono veramente i nostri sforzi e, soprattutto, sono disposte a impegnarsi e assumersi la responsabilità, non con noi, ma con se stesse, con il processo di cambiamento e miglioramento che hanno iniziato.
Qual è la soluzione? Semplicemente non dovresti seminare, ma aiutare a seminare i fiori, mettendo ben in chiaro fin dall’inizio che sei disposto ad aiutare ma che la responsabilità finale non è tua e, quindi, ti aspetti lo stesso impegno e sforzo da parte dell’altra persona.
Anonimo dice
Prima di tutto complimenti per il blog! Molto interessante e molti articoli fanno riflettere!!
Da un lato mi trovo riflessa in questa situazione ( il "salvatore" é lui e la "salvata" sono io… ), e mi sto rendendo conto di essere "zoppa"…
Ci sono volte che mi sento " soffocare" perché si sente responsabile di me ( e molte volte questo non mi permette agire secondo il mio criterio…mi fa sentire sempre sotto controllo…)
Chiedo scusa se sembra tutto un po' confuso, però ho una grande confusione nella testa e cerco chiarimenti