All’inizio del rapporto psicoterapeutico, una delle situazioni più frustranti per la maggior parte dei pazienti è scoprire che lo psicologo non gli dirà cosa deve fare. Molte persone vanno dallo psicologo con dei problemi specifici per i quali pretendono soluzioni concrete, nel più breve tempo possibile. In realtà, si aspettano che lo psicologo prenda la decisione per loro. E possono terminare frustrati o addirittura abbandonare la terapia quando si rendono conto che ciò non accadrà.
Il ridimensionamento delle aspettative nel rapporto psicoterapeutico
Uno dei primi compiti dello psicologo è quello di ridimensionare le aspettative del paziente. Molte persone, quando decidono di andare dallo psicoterapeuta, lo fanno perché sentono di essere arrivati al limite delle loro forze emozionali. Pertanto, nutrono grandi aspettative dal rapporto psicoterapeutico.
Ma la psicologia non è magia. Perché funzioni necessita di tempo e impegno da parte del paziente. Problemi che hanno tardato mesi o persino anni a stabilirsi non possono essere risolti in tre sessioni.
D’altra parte, la gente considera spesso lo psicologo come un guru e sperano di poter scaricare su questo le responsabilità per le decisioni che devono prendere. Fondamentalmente, presumono che lo psicologo sia un essere umano più competente. Pensano: “chi sono io per prendere decisioni così importanti nella mia vita? Sono veramente qualificato per prendere quel tipo di decisioni?”
Lo psicologo, invece, è spesso percepito come un esperto, una specie di genitore surrogato che conosce meglio le risposte. Allora il paziente assume il ruolo di bambino nel corpo di un adulto, e fantastica circa quanto sarebbe bello scaricare su lui tutta la propria responsabilità e lasciare che lo psicologo/genitore faccia il lavoro pesante e prenda le decisioni difficili.
In questo modo, se le cose vanno male, avrà qualcuno da incolpare per la cattiva decisione. Ovviamente, questo non deve e non può accadere.
Pertanto, lo psicologo deve analizzare le aspettative del paziente e, dal primo momento, essere chiaro a proposito dell’approccio terapeutico da seguire. Questo significa spiegargli che agirà da consulente, e non come un “risolutore express” di problemi.
Cinque ragioni per cui uno psicologo non ti dirà mai cosa fare:
1. Perché devi seguire il tuo proprio ritmo di coping (Modo di affrontare la realtà). Uno psicologo può vedere una coppia e pensare che la decisione più intelligente sarebbe il divorzio, ma alcune persone preferiscono mantenere un matrimonio conflittuale perché continuano a mantenere vincoli emotivi che li legano. Pertanto, l’opinione dello psicologo potrebbe essere la soluzione migliore per la coppia, ma non in quel preciso momento perché non sono pronti a fare il grande passo.
Ogni persona ha un ritmo diverso per adattarsi alla realtà, quel ritmo non dovrebbe essere eccessivamente forzato. Con il tempo, la persona acquisisce esperienza e raccoglie dati che gli consentono di prendere una decisione più consapevole. Se il ritmo viene forzato, è probabile che in seguito la persona si penta delle proprie decisioni, si incolpi o non si assuma la propria responsabilità.
Pertanto, il ruolo dello psicologo è quello di aiutarti a capire ciò che è meglio per te e quello che vuoi veramente. Oltre ad aiutarti ad analizzare le esperienze da una prospettiva più oggettiva e distaccata.
2. Perché devi assumerti la responsabilità delle tue decisioni. Uno degli obiettivi principali della terapia è di solito quello di ottenere che la persona sviluppi un locus of control interno; cioè, che prenda in mano le redini della sua vita. Se è lo psicologo quello che prende le decisioni, ciò non accadrà, la persona avrà ancora un locus of control esterno, il che significa che non sarà cresciuta con la terapia.
In altri casi, le persone vanno dallo psicologo solo per trovare una conferma. Cioè, hanno già deciso, ma non osano mettere in pratica la decisione presa e cercano la conferma dello psicologo. In pratica, non si sentono abbastanza sicuri e hanno bisogno della convalida di un professionista.
Dato che nel fondo, ogni insicurezza è una resistenza al cambiamento, un blocco emotivo o un messaggio dell’istinto, il ruolo dello psicoterapeuta è quello di aiutare la persona a capire cosa la blocca ed espandere il suo orizzonte di possibilità. Lungo questo percorso, è probabile che la persona incontri un’altra soluzione con la quale sentirsi più a suo agio e la incoraggi ad agire o che si senta veramente sicura della decisione presa.
3. Perché devi capire che non esistono decisioni buone o cattive. Esistono solo le tue decisioni, che probabilmente saranno le più appropriate secondo la fase della vita che stai passando e l’esperienza che hai. Chi ti sta intorno può darti un parere, ma siccome non ha “camminato nelle tue scarpe” e, soprattutto, perché non seguirà il tuo cammino, sei tu quello che deve decidere cosa vuole fare.
Una parte del lavoro dello psicologo è far capire alla persona che, per muoversi nella vita, è necessario prendere delle decisioni. La sua missione è anche quella di eliminare la paura di sbagliare e fallire perché è quasi sempre possibile cambiare rotta. Ogni decisione è solo un’esperienza.
4. Perché è molto probabile che reagisci male ai consigli. È vero che lo psicologo, come professionista esperto della mente e delle relazioni umane, spesso vede oltre rispetto alla persona che è immersa nel problema. Tuttavia, questo non significa che sia superiore o che abbia tutte le risposte, perché la persona più qualificata per prendere decisioni vitali che riguardano la tua vita sei tu.
Inoltre, è probabile che i suoi consigli ti facciano arrabbiare o sentire insicuro, semplicemente perché hai bisogno di passare attraverso una serie di cambiamenti e non sei ancora pronto a prendere le decisioni appropriate e agire.
Di conseguenza, è probabile che quando lo psicoterapeuta ti da un suggerimento, la prima reazione è la gioia, perché finalmente sai cosa devi fare. Ma più tardi, mentre rinvii il consiglio, dato che non sei ancora pronto, inizierai a cercare ragioni contrarie, così puoi anche arrivare a pensare: “come osi tu dirmi cosa devo fare?” E a questo punto la relazione terapeutica ne risentirà.
5. Perché devi crescere e non sviluppare una dipendenza allo psicologo. Andare in terapia non è come portare la macchina dal meccanico. Quando porti l’auto dal meccanico perché ha un problema, ti aspetti che lo risolvano senza che tu debba imparare qualcosa di meccanica. Quando si va in terapia ci si aspetta la stessa cosa ma è proprio l’opposto: devi imparare alcuni rudimenti di “meccanica psicologica” per risolvere da solo non solo il problema che hai adesso, ma anche le difficoltà che si presenteranno in futuro.
Se lo psicologo prende le decisioni per te finirà per creare una dipendenza, e questo significa che la terapia avrà fallito. Uno degli obiettivi della psicoterapia è precisamente quello di rendere la persona più indipendente, determinata e sicura.
Angela dice
Buona sera ho una domanda da porre da 5 anni ho una relazione con una persona sposata molto propenso dalla mia parte ma con problemi nel dire alla moglie che vorrebbe lasciarla!solo x paura di ferirla.lui sta seguendo una psicologa xche ha avuto problemi durante la sua infanzia da parte dei genitori,la psicologa sa della nostra storia e gli ha detto che a fine terapia saprà la decisione da prendere se lasciare la moglie o me!la domanda è voi psicologi quanto aiutate queste persone a decidere e quante probabilità ho che lui venga da me ?
Fabio Pacchione dice
Io ho una domanda su questo articolo: da dove è stata presa la frase di R. Peck “La lotta e il compromesso umano. È il desiderio del terapeuta di offrirsi al paziente e vedere la sua crescita. Il desiderio di assumere dei rischi, di coinvolgersi veramente, emotivamente, nel rapporto; di combattere veramente con il paziente e con te stesso”? È tratto da un libro? Se si, si può reperire da qualche parte?
La ringrazio anticipatamente.
Jennifer Delgado dice
Grazie della segnalazione! L’articolo l’ho scritto un po’ di tempo fa e ora cercando la fonte non la trovo più. Per ora ho temporaneamente rimosso la frase dal post. Sono sicura che allora la fonte era pubblicata in rete, probabilmente è stata rimossa. Continuerò comunque a cercare la fonte e quando la troverò la segnalerò, nel frattempo la citazione non verrà pubblicata. Grazie comunque per avermi segnalato il dettaglio. Un cordiale saluto…
Jennifer
Fabio Pacchione dice
Sono io che la ringrazio. Comunque ho salvato quella frase perchè, prima o poi, la dedicherò alla mia terapeuta in quanto sembra fatta apposta per lei (essendo lei il mio unico metro di riferimemto)