Negli ultimi anni si è molto discusso su quale sia il modo migliore per disciplinare i bambini. Alcuni dicono che “una bella sculacciata” di tanto in tanto fa miracoli. In realtà, un sondaggio nazionale condotto negli Stati Uniti ha rivelato che più della metà delle madri pensa che una sculacciata ogni tanto sia necessaria e circa il 94% dei genitori ha ammesso di avere sculacciato almeno una volta il loro bambino durante l’anno scorso.
Naturalmente, ci sono tante persone che sostengono che si possa educare un bambino ricorrendo solo alle parole. Le ricerche su questo argomento indicano che le punizioni corporali hanno delle conseguenze negative e aumentano la probabilità che il bambino sviluppi un comportamento antisociale e dei problemi psicologici o termini per fare uso di alcol e droghe. Si è anche trovato una correlazione tra le punizioni corporali e la violenza nelle prime fasi dell’infanzia.
Ora, un nuovo studio torna a mettere il dito nella piaga, dato che i ricercatori dell’Università di Harvard affermano che la punizione fisica alteri le funzioni cerebrali. E non si tratterebbe solo di subire dei traumi infantili a livello psicologico, ma che questi bambini avrebbero anche meno materia grigia rispetto al resto.
La punizione fisica può influenzare l’intelligenza
Questi neuroscienziati hanno analizzato 1.455 giovani di età compresa tra 18 e 25 anni, sottoponendoli a scansione cerebrale. Questi giovani dovevano aver ricevuto almeno una sculacciata al mese per più di tre anni, preferibilmente con oggetti come una cintura o una pala di legno. In seguito hanno confrontato i risultati con quelli di 22 persone che non avevano ricevuto punizioni corporali frequenti durante l’infanzia.
Così hanno scoperto che i bambini che ricevettero regolarmente una sculacciata avevano meno materia grigia in alcune aree della corteccia prefrontale (area legata al controllo del comportamento e al processo decisionale). Inoltre, hanno anche apprezzato che con una minore quantità di materia grigia si evidenziavano anche risultati minori nei test d’intelligenza.
In realtà, questo non è l’unico studio che è giunto a queste conclusioni. Durante lo stesso anno alcuni ricercatori presso l’Università del New Hampshire hanno realizzato una ricerca con oltre 1.500 bambini tra 2 e 9 anni, e hanno scoperto che la punizione fisica veniva associata ad una diminuzione del coefficiente d’intelligenza, soprattutto quando la punizione fisica continuava oltre i 5 anni.
Come dobbiamo interpretare questi risultati?
In primo luogo, dobbiamo considerare che la violenza o l’intelligenza non sono aspetti determinati da un unico fattore, ma sono molti i fattori che influenzano il loro sviluppo. In questo caso è difficile stabilire una relazione diretta tra la punizione fisica e certi comportamenti o abilità. Analogamente, è difficile determinare che certi comportamenti abbiano causato dei cambiamenti specifici nel cervello perché si potrebbe cadere nel rischio di fare delle correlazioni spurie. Ad esempio, si potrebbe anche pensare che i bambini che hanno ricevuto più spesso delle punizioni fisiche a causa di problemi di autocontrollo forse soffrivano già da prima di alcune “carenze” a livello della corteccia prefrontale.
Naturalmente, questo non significa che la punizione fisica sia una soluzione ai problemi che sorgono durante l’educazione. Dobbiamo anche considerare che la violenza genera sempre violenza. Come si può insegnare l’autocontrollo se i genitori, che sono i primi e principali modelli dei bambini, sono i primi a perdere la pazienza e ricorrere alla violenza? I bambini imparano soprattutto per imitazione e, se non hanno un modello di autocontrollo da seguire e credono che la violenza sia un comportamento accettabile, è probabile che quando crescono ricorrano anche loro alla violenza.
Inoltre, non possiamo dimenticare che la violenza genera profonda frustrazione e un senso di impotenza, sentimenti che non sono positivi e che, alla fine, potrebbero portare all’uso di droghe o fare emergere comportamenti antisociali, ma anche problemi psicologici come la depressione.
Fonti:
(2013) Attitudes Toward Spanking. In: Child Trends.
Afifi, T. O. et. Al. (2012) Physical punishment and mental disorders: Results from a nationally representative U.S. sample. Pediatrics; 130(2): 1-9.
Taylor, C. A. et. Al. (2010) Mothers’ Spanking of 3-Year-Old Children and Subsequent Risk of Children’s Aggressive Behavior. Pediatrics; 125(5): 1057-1065.
Tomoda, A. et. Al. (2009) Reduced Prefrontal Cortical Gray Matter Volume in Young Adults Exposed to Harsh Corporal Punishment. Neuroimage; 47(2): 66-71.
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