Tendiamo a considerare la perseveranza come una virtù, è un valore che la nostra società esalta. Ma perseverare non è sempre positivo. C’è un tempo per perseverare e un tempo per abbandonare. Le persone che soffrono della “sindrome del picchio” non sanno esattamente quando è giunto il momento di fermarsi e abbandonare una situazione, quindi continuano a insistere.
Cos’è la sindrome del picchio?
La sindrome del picchio è la tendenza a perseverare in un’idea, sebbene ciò non porti a un dialogo costruttivo, secondo la psicologa dell’Università di Chicago, Nadia Persun. Si manifesta quando una persona non è disposta a cedere, il che produce un circolo vizioso di discussioni tossiche in cui gli stessi argomenti si ripetono più e più volte, senza alcun progresso.
Questo stile comunicativo finisce per generare un circolo vizioso tossico in cui nessuno vince. Le idee si ripetono all’infinito. Nulla viene risolto. Il problema continua a crescere e il rapporto si deteriora sempre di più. Di conseguenza, le persone coinvolte finiscono esauste e si allontanano.
Come rilevare la sindrome del picchio?
1. La persona testarda si aggrappa al suo argomento, come se la sua vita dipendesse da questo.
2. Non accetta ragioni o prove contro il suo punto di vista, anche se queste mostrano che ha torto.
3. La persona ripete continuamente lo stesso argomento, come se fosse un picchio, perforando il cranio del suo interlocutore, nella speranza che le sue idee possano farsi strada.
4. La persona non si arrende, quindi approfitta della minima opportunità per riprendere il suo argomento ricorrente.
5. Diminuisce la sensibilità verso l’altro, quindi si perde la connessione e la possibilità di strutturare il discorso in modo adattivo secondo le risposte dell’interlocutore.
La verità è che “un misto di buone intenzioni distorte e giustizia personale, carichi di rabbia e ripetizione, non produce un modo sano di comunicare. I picchi sono persistenti, critici e insistenti dal loro punto di vista. Sono inclini a dare la colpa agli altri, non ascoltano e ripetono con entusiasmo la stessa argomentazione perché il loro obiettivo non è comunicare, ma vincere a tutti i costi, il che porta a compromettere la fiducia e perdere ogni speranza di connettersi e ascoltarsi davvero a vicenda”, come sottolinea la Persun.
Come si sentono le persone martellate da un “picchio”?
Le persone che devono avere a che fare con qualcuno che soffre della sindrome del picchio si sentono spesso estremamente frustrate. Per prima cosa cercano di trovare tutti i tipi di argomenti per spiegare il loro punto di vista, ma quando si rendono conto che è inutile, di solito finiscono per disconnettersi emotivamente, utilizzando lo scudo del silenzio e dell’indifferenza.
Queste persone si sentono spesso intrappolate in un vicolo cieco, quindi possono anche sviluppare l’impotenza appresa. Si danno semplicemente per vinti e, per evitare conflitti, si arrendono alla discussione dell’altro, anche se non sono d’accordo e non è una buona idea.
Come evitare la sindrome del picchio?
Tutti, a volte, possiamo comportarci come “picchi”. Ci comportiamo così quando ci affezioniamo troppo alle nostre idee e in noi prevale il desiderio di vincere il dialogo. Per disattivare questa “modalità” dobbiamo renderci conto che la cosa più importante è raggiungere una soluzione, priorizzando la comprensione. Quando diamo la priorità alla soluzione rispetto alla discussione, possiamo andare oltre ed essere disposti ad accettare idee migliori, da ovunque provengano.
Dobbiamo anche tenere presente che a volte, per avanzare, dobbiamo tornare indietro. Se una persona è troppo testarda per avanzare nel dialogo, sarà meglio fermarsi. A volte, quando l’argomento non è importante, non è nemmeno essenziale avere ragione. A volte è meglio scegliere la relazione piuttosto che avere ragione.
Fonte:
Persun, N. (2018) How Not to Talk to (or Argue with) Your Spouse. In: PsychCentral.
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