• Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Passa al piè di pagina

Angolo della Psicologia

Blog di Psicologia

  • Chi scrive
  • Argomenti di Psicologia
  • Libri di Autoaiuto
  • Pubblicità
Home » Disturbi Mentali » Sindrome di Moebius: quando il volto non può esprimere emozioni

Sindrome di Moebius: quando il volto non può esprimere emozioni

Share on Facebook Share on X (Twitter) Share on LinkedIn Share on Telegram Share on WhatsApp Share on Email
Sindrome di Moebius

Quando parliamo, molti dei messaggi che proferiamo acquisiscono una forza maggiore grazie alla mimica facciale che li accompagna. Le espressioni che trasmettiamo con il volto ci permettono di esprimere meglio le nostre emozioni, a volte in modo molto più esplicito che con centinaia di parole. Questo è ciò che viene definita comunicazione extraverbale. Tuttavia, vi sono persone che non hanno questo privilegio, sono coloro che soffrono della Sindrome di Moebius.

La Sindrome di Moebius deve il suo nome allo scopritore, il professor P.J.Moebius. Nell’anno 1892 Moebius descriveva sei casi di persone totalmente carenti di espressioni facciali e con totale mancanza di movimento oculare.

A partire da allora si sono aggiunti altri casi a questa strana sindrome che viene considerata una delle malattie più rare (nel corso degli anni si sono riscontrati solamente intorno ai 500 casi in tutto il mondo). Si tratta di un disturbo neurologico congenito che colpisce soprattutto i nervi VI e VII del cranio, e che causa la paralisi facciale e l’impossibilità di muovere gli occhi. Circa il 60% delle persone che ne soffre mostra solo queste caratteristiche, mentre il resto ha problemi anche ai nervi IX e X. Tutto questo fa sì che appaiano anche : problemi di deglutizione, impossibilità di sorridere, difficoltà a parlare e problemi di pronuncia. Fortunatamente, i restanti nervi non sono quasi mai compromessi.

PER TE  Truman Show: quando la vita è un reality si parla di Sindrome di Truman

Attualmente la diagnosi di questa sindrome avviena al momento della nascita o solo pochi giorni dopo, quando i genitori si rendono conto che il pianto del bambino non è accompagnato dalle solite espressioni di dolore. Questi bambini presentano normalmente capacità intellettuali nella norma, tuttavia, a causa della mancanza di espressioni facciali, la difficoltà di parola e i movimenti anormali degli occhi, sono spesso catalogati come deficienti mentali.

Le cause di questa sindrome sono sconosciute, ad ogni modo, esistono quattro ipotesi:

1. Atrofia del nucleo cranico. Causata da un problema vascolare al momento dell’iniziale sviluppo dell’embrione. Quando si interrompe il flusso di sangue nelle prime fasi dello sviluppo fetale, i centri nervosi cranici possono risultare in buona misura danneggiati e provocare così questa sindrome.

2. Distruzione o danno al nucleo dei nervi cranici. In questo caso si ipotizza che la distruzione o il danno sono il risultato di cause esterne come un’infezione, droghe o farmaci.

3. Anormalità nei nervi periferici.

PER TE  La regressione come meccanismo di difesa: tornare all'infanzia per sentirsi al sicuro

4. Danni ai muscoli che provocano la degenerazione del nucleo dei nervi periferici e del cervello.

È necessario sottolineare che queste ultime teorie non hanno incontrato un forte sostegno nella comunità scientifica. Per ultimo ma non meno importante, nella letteratura scientifica contemporanea si sono descritti alcuni casi ereditari così che un altro fattore determinante potrebbe essere un gene predominante, ma quetsa è una possibilità che necessita di essere approfondita.

Alcune delle difficoltà qui descritte possono venire corrette con la chirurgia ricostruttiva basata nel trapianto dei muscoli. L’età appropriata per questo trapianto è tra i 4-5 anni dalla nascita, ma la maggior parte dei soggetti colpiti non vi ricorrono o si sottopongono alla stessa in età avanzata.

Senza dubbio, indipendentemente dalle difficoltà che possono sperimentare questi bambini, come per esempio: deglutire, sorridere; il problema maggiore resta sempre la mancanza di espressività che andrà a creare problemi sociali, contribuendo all’isolamento del soggetto, danneggiando l’autostima, la fiducia in sè e rendendo così più difficile l’inserimento nella società.

Fonte:

Villafranca, J. et. Al. (2003) Síndrome de Moebius. Revista Chilena de Cirugía; 55(1): 75-80.

 
 

 

Share on Facebook Share on X (Twitter) Share on LinkedIn Share on Telegram Share on WhatsApp Share on Email

Jennifer Delgado Suárez

Psicóloga Jennifer Delgado Suárez

Sono una psicologa e da molti anni scrivo articoli per riviste scientifiche specializzate in Salute e Psicologia. Il mio desiderio è aiutarti a realizzare esperienze straordinarie. Se desideri sapere di più clicca qui.

Ricevi le novità

Iscrivendoti all'Angolo della Psicologia accetti la nostra Privacy Policy. Ma non ti preoccupare, noi odiamo lo spam quanto te!

Segui leggendo

Un pratico consiglio di Roosevelt per evitare le critiche

Il “tira e molla” tra impulso e ragione: perché cediamo e come possiamo controllarci?

Cercare di trovare un senso nelle incongruenze degli altri ti sta logorando, e non te ne rendi nemmeno conto

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Articoli recenti

  • Un pratico consiglio di Roosevelt per evitare le critiche
  • Il “tira e molla” tra impulso e ragione: perché cediamo e come possiamo controllarci?
  • Cercare di trovare un senso nelle incongruenze degli altri ti sta logorando, e non te ne rendi nemmeno conto
  • I 3 principi psicologici che rendono irresistibile il marketing personalizzato
  • Smettiamola di romanticizzare la resilienza: non si diventa più forti sopportando di più

Ricevi le novità

Disclaimer e Privacy

Iscrivendoti all'Angolo della Psicologia accetti la nostra Privacy Policy ma non ti preoccupare, noi odiamo lo spam quanto te!

Footer

Contatto

jennifer@intextos.com

Angolo della Psicologia

Blog di Psicologia: Articoli sulla salute mentale e la crescita personale, tecniche psicologiche, studi sul cervello e libri di Psicologia.

Seguici

  • Facebook
  • Instagram
  • LinkedIn
  • Twitter

© Copyright 2010-2024 Angolo della Psicologia · Tutti i diritti sono riservati · Politica dei Cookies · Disclaimer e Privacy · Pubblicità