Ultimamente medici e biologi hanno cominciato a richiamare la nostra attenzione sulla tendenza della nostra società per creare ambienti di vita sempre più sterili. Ci sono molti esperti che sostengono che la nostra tendenza alla germofobia sia veramente dannosa, soprattutto per i bambini, perché non gli dà la possibilità di sviluppare le difese immunitarie di cui hanno bisogno per combattere i germi. Pertanto, secondo alcuni, negli ultimi decenni è aumentato enormemente il numero di bambini affetti da malattie autoimmuni.
Ora uno studio nel campo della psicologia riprende, in qualche modo, questa idea. Secondo i ricercatori della University of Minnesota un’educazione “tumultuosa” prepara i bambini ad affrontare le ingiustizie della vita e li aiuta a prendere decisioni migliori.
Un infanzia tumultuosa può avere i suoi vantaggi
Diversi studi hanno dimostrato che i bambini che crescono in famiglie povere con problemi, mostrano delle differenze nel processo decisionale, nella memoria e nelle prestazioni cognitive in generale.
Studi precendenti relativi al processo decisionale, per esempio, rivelano che le persone cresciute in ambienti stressanti scelgono spesso le piccole ricompense immediate invece di aspettare premi più sostanziosi. Senza dubbio, si tratta di una decisione comprensibile, perché la loro vita è stata segnata dall’incertezza. Se nel loro mondo non vi era nulla di garantito è normale che scelgano la certezza del “qui e ora”, piuttosto che aspettare un premio che potrebbero non ottenere. In pratica, queste persone applicano il detto “meglio un uovo oggi che una gallina domani”.
Questi cambiamenti sono sempre stati considerati difetti, ma ora questi ricercatori suggeriscono una nuova teoria: si tratta solo di differenze, non significa che questi bambini siano meno capaci di raggiungere l’età adulta. Infatti, potrebbero anche prendere decisioni migliori ed essere più resilienti, a seconda delle esigenze del contesto.
Questo studio ha coinvolto le funzioni esecutive, che sono quelle che ci permettono di elaborare e gestire i nostri comportamenti complessi, tra cui il processo decisionale e il livello d’attenzione. L’esperimento si è concentrato sulla valutazione dell’inibizione, che può essere intesa come la capacità di rimanere concentrati sul compito ignorando le distrazioni ambientali, una capacità che è tradizionalmente associata alla capacità di ritardare la gratificazione.
Si è anche valutato la capacità di passare da un obiettivo all’altro il più rapidamente possibile, una abilità che è particolarmente importante per le persone che si muovono in contesti imprevedibili, che cambiano continuamente.
Al termine dell’esperimento, i ricercatori hanno potuto vedere che le persone che erano cresciute in ambienti più tumultuosi o aggressivi superavano di gran lunga coloro che erano cresciuti in ambienti più felici. Queste persone erano in grado di ignorare le distrazioni ambientali rimanendo concentrati nelle attività. Mosravano anche l’abilità di cambiare il proprio focus attenzionale in pochissimo tempo.
l positivismo estremo genera una felicità artificiale
Negli ultimi anni, in seguito alla diffusione di messaggi positivi e all’esplosione di quella che potremmo chiamare la “Psicologia della Felicità”, abbiamo creato un ambiente artificiale in cui vengono demonizzate le emozioni “negative” e si cerca di potenziare a tutti i costi le emozioni “positive”. Ma la vita non è così, la vita è soffrire e ridere, arrabbiarsi e ricomporsi, provare nostalgia e andare avanti.
Pertanto, la tendenza a proteggere eccessivamete i bambini dalle difficoltà della vita, le ingiustizie e i problemi quotidiani, può effettivamente essere controproducente. Addolcire il loro mondo e creare intorno a loro una bolla di falsa felicità può generargli un immagine distorta della realtà e, quel che è peggio, impedirgli di costruirsi gli strumenti necessari per affrontare i problemi. Un bambino che non commette errori non svilupperà mai una buona tolleranza alla frustrazione, un bambino istruito nella repressione delle emozioni “negative” sarà un adulto emotivamente disabile.
Naturalmente, non fraintendetemi (anche se credo che qualcuno lo farà), non intendo dire che si dovrebbe seguire uno stile di educazione spartano. Per chi non lo sapesse, apro una piccola parentesi storica, nella città di Sparta venne stabilita l’eugenetica, se al momento della nascita il bambino non era di forte costituzione veniva abbandonato su una collina o una scogliera. Se sopravviveva e sopportava il freddo, il caldo e il buio, allora veniva salvato ed educato.
Questo significa che non si dovrebbe esporre inutilmente i bambini a situazioni che gli causino danni, solo per temprarne il carattere. Ma è importante che questa ossessione per la sterilità non si estenda anche a livello psicologico, è essenziale non cadere nella sterilità emotiva, nella felicità artificiale.
Non possiamo proteggere i bambini da tutto perché l’unico modo per sviluppare la resilienza è nelle avversità. Si tratta di trovare una via di mezzo che permetta ai bambini di sviluppare i propri strumenti psicologici per affrontare la vita.
Fonte:
Mittal, C. et. Al. (2015) Cognitive adaptations to stressful environments: When childhood adversity enhances adult executive function. Journal of Personality and Social Psychology; 109 (4): 604-621.
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