Ricevi una chiamata alle 9 del mattino, è una tua amica (o moglie, compagna) che ti racconta di essersi svegliata con i capelli in condizioni orribili (anche se sai che non è così), che ha trovato una coda impressionante sulla strada per l’ufficio (ma alla fine è arrivata in tempo) e che tra poco avrà un incontro con l’odioso capo (anche se a volte ti chiedi
come faccia il capo a sopportare lei). Questo si ripete ogni giorno … all’infinito … Naturalmente, quando la incontri faccia a faccia l’interminabile rosario di difficoltà quotidiane che ha dovuto affrontare è ancora più drammatico.
Vivere con una persona drammatica
Questo tipo di persona è quella che si denomina “la regina del dramma” (o re del dramma, dato che questa problematica non è esclusivamente femminile). Si tratta di persone che reagiscono emotivamente in maniera esagerata di fronte alle situazioni quotidiane e ingigantiscono i problemi in modo incredibile.
Ora alcuni ricercatori stanno cercando di fare i primi passi per comprendere cosa accade a queste persone e perché manifestano questi tratti così distruttivi. Nei casi estremi, si giunge a diagnosticare un disturbo di personalità borderline.
Ma … Che tipo di trauma scatena il dramma? In alcuni casi un trauma infantile è il fattore scatenante. Infatti, secondo alcuni studi recenti, i bambini che sono stati vittime di abusi o che hanno vissuto disastri naturali, tendono a presentare scompensi a livello della chimica cerebrale nelle aree relazionate all’umore. Questo li trasforma in persone ipersensibili di fronte agli stimoli e presentano inoltre difficoltà per valutare adeguatamente le situazioni sociali.
La negligenza dei genitori nell’educazione dei più piccoli può essere un fattore determinante. Chi non si è sentito amato durante l’infanzia, da adulto tende a creare delle storie allo scopo di attrarre l’attenzione e la tenerezza su di sé.
Ad ogni modo, non tutte le responsabilità ricadono sull’ambiente sociale, anche i geni hanno un ruolo in tutto questo. Nel 2004 si è realizzato uno studio presso la Scuola di Medicina di Harvard, nel quale si è riscontrato che il 27% delle persone che manifestano comportamenti drammatici eccessivi aveva dei familiari con la stessa tendenza.
Tuttavia, a parte le cause che possono o meno scatenare questo tipo di comportamento, è certo che vivere con “il re del dramma” è un vero DRAMMA. Chi vive o lavora con questo tipo di persone si sente continuamente bombardato da una serie di problemi minori e accuse che terminano per causare malumore, ira e affaticamento.
Fortunatamente esistono alcuni consigli che possono aiutarvi:
– Stabilire dei limiti: allo spazio e alla durata delle conversazioni (da mettere in pratica soprattutto nel caso dei colleghi di lavoro). Chiarire bene che non si dispone di tutto il giorno per ascoltare le lamentele.
– Essere coerenti: non infrangete le regole che vi siete posti altrimenti tornerete al punto di partenza. Ricordate che a volte queste persone possono essere ottimi manipolatori.
– Mantenete la calma: anche se è difficile, a nulla serve arrabbiarsi e gridare. Inoltre, se reagiamo drammaticamente questo servirà solo ad amplificare le emozioni. Ascoltate con calma fino a che potete, utilizzate aggettivi a contenuto positivo e, quando non siete disposti ad ascoltare più, ditelo subito e in maniera diretta.
– Cambiate la prospettiva: una persona drammatica si concentrerà in tutto ciò che è negativo, cercate di tirare fuori gli aspetti positivi della situazione.
– Consigliategli di recarsi da uno psicologo: alla fine queste persone non si sentono felici del ruolo drammatico che tendono a sperimentare.
Scopri come difendersi dai manipolatori imparando a riconoscerli e gestirli leggendo questo libro.
Fonti:
Small; O. A. (2008) Dangerous Liaisons. Scientific American Mind; Nov-Dic: 18-19. Goldman, A. (2006) High Toxicity Leadership: Borderline Personality Disorder and the Dysfunctional Organization. Journal of Managerial Psychology; 21(8): 733–746. Gunderson, J. G. et. Al. (2004) Major depressive disorder and borderline personality disorder revisited: longitudinal interactions. Journal of Clinical Psychiatry; 65: 1049-1056.