• Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Passa al piè di pagina

Angolo della Psicologia

Blog di Psicologia

  • Chi scrive
  • Argomenti di Psicologia
  • Libri di Autoaiuto
  • Pubblicità
Home » Crescita Personale » Lamentele che intossicano l’anima: 5 consigli per smettere di lamentarsi

Lamentele che intossicano l’anima: 5 consigli per smettere di lamentarsi

Share on Facebook Share on X (Twitter) Share on LinkedIn Share on Telegram Share on WhatsApp Share on Email
Smettere di lamentarsi
 
 
Ci sono persone che si lamentano di tutto. Queste persone si concentrano sul lato negativo della situazione e non sono in grado di apprezzare gli aspetti positivi. Per queste persone niente è mai abbastanza, sono eterni insoddisfatti che trovano sempre dei motivi per lamentarsi. Naturalmente, vivere così non è vivere, è come morire un po’ ogni giorno.
 
Inoltre, le lamentele incessanti non riguardano solo chi ascolta, ma anche e soprattutto, la persona che si lamenta. Chi si lamenta è un eterno infelice, qualcuno che non è in grado di provare gratitudine e sprofonda nell’amarezza, vedendo come ogni giorno tutto intorno a lui è sempre più cupo.

Come sono le persone che funzionano in “modalità lamentela”?

– Negativizzano tutto, anche il positivo. Si tratta di veri e propri specialisti alla ricerca di piccole macchie solari. Non sono mai felici, neppure quando ottengono quello che si prefiggono. Trovano sempre dei motivi per lamentarsi e assumere il ruolo delle vittime. La loro frase preferita è: “Sì, ma …”. È come se guardassero il mondo attraverso delle lenti grige, per loro c’è sempre qualcosa di sbagliato e nessuna ragione è abbastanza buona per essere felici.
 
– Non cercano soluzioni. Le persone che funzionano in “modalità lamentela” non cercano soluzioni ai loro problemi, perché in questo modo non dovrebbero più lamentarsi. In realtà, si sentono a proprio agio in questa situazione, hanno trovato un equilibrio e trasformandosi in vittime, hanno imparato ad approfittare delle cose negative. Così, il loro obiettivo principale non è quello di cercare risposte o soluzioni, ma semplicemente suscitare compassione negli altri e attirare l’attenzione.
 
– Non riconoscono i loro errori. Queste persone hanno una profonda miopia rispetto ai loro errori. Per loro, la colpa è sempre degli altri, non sono in grado di assumersi le proprie responsabilità. Il problema è che hanno un locus of control esterno, per loro tutto ciò che accade nella vita dipende dalla buona o cattiva sorte, così finiscono per diventare dei burattini nelle mani del destino. Ovviamente, dal momento che non sono in grado di riconoscere i propri errori, non fanno nulla per correggerli, sprofondando sempre di più in un circolo vizioso molto negativo.
 
Nel corso della giornata ci lamentiamo molto, più di quanto dovremmo e che potrebbe essere considerato “sano”. Ci lamentiamo per il tempo, il trasporto, per il nostro nostro capo o del vicino di casa, perché il cibo era troppo freddo o perché c’è troppa pubblicità in tv … L’elenco rischia di essere infinito. In effetti, potremmo definire questa epoca come “l’era della lamentela”.
 
Il problema è che le lamentele non aiutano a risolvere il problema, lamentandoci non abbiamo l’obiettivo di risolvere nulla, ma esprimiamo semplicemente il nostro dispiacere per la situazione. Da questo punto di vista, le lamentele non sono solo inefficaci, ma anche dannose per il nostro equilibrio emotivo.
 
È interessante notare come alcuni studi hanno dimosrato che anche se siamo insoddisfatti di alcuni prodotti, il 95% delle persone non scelgono di lamentarsi direttamente con la società ch li ha messi in vendita, per paura o perché non vogliono perdere troppo tempo. Invece, le persone preferiscono lamentarsi con gli amici.
 
Succede così che molte insoddisfazioni e frustrazioni accumulate finiscono presentandoci il conto perché generano un profondo senso d’impotenza. Lamentarci senza risolvere niente ci fa sentire incapaci, e questo conduce direttamente alla vittimizzazione, alla disperazione e alla sensazione d’impotenza. Ovviamente, si tratta di sentimenti molto negativi che non ci aiutano nella vita quotidiana, ma finiscono per minare la nostra autostima e il nostro umore.
 
Se accumuliamo diversi giorni lamentandoci, anno dopo anno, termineremo per causarci solo danno.

Come smettere di lamentarsi?

1. Accettando tutto ciò che non può essere cambiato. La lamentela deriva spesso dal disadattamento. Queste persone trovano difficile adattarsi e accettare che le circostanze cambiano. Per questo motivo si lamentano che non è tutto perfetto come vorrebbero. In realtà, probabilmente non hanno delle cattive intenzioni, ma lamentarsi non è la soluzione migliore. Per mantenere il nostro equilibrio psicologico è fondamentale sapere quali sono le battaglie che dobbiamo combattere e quali considerare perse. È quindi essenziale imparare ad accettare tutte quelle cose sulle quali non abbiamo alcun potere. La prossima volta che stai per iniziare a recitare un rosario di lamentele, chiediti qual è lo scopo: vuoi realmente risolvere qualcosa o desideri semplicemente lamentarti?
 
2. Smettendo di giudicare continuamente. Tutti noi abbiamo la tendenza innata a confrontare e giudicare. Tuttavia, quando lo facciamo continuamente, adottando una posizione di superiorità, può diventare un problema. Quindi, se vuoi smettere di lamentarti devi prima imparare a non giudicare. Non siamo perfetti, commettiamo anche noi degli errori, quindi non abbiamo il diritto di giudicare gli altri. Prima di giudicare, fai un esame di coscienza e cerca di metterti al posto dell’altro. Assumere un atteggiamento empatico ti permetterà di essere più comprensivo e meno incline a giudicare. Si tratta di un cambiamento difficile, ma una volta realizzato, ti renderai conto di vivere con meno stress e di essere molto più felice.
 
3. Aggiustando le aspettative. Le laméntele tendono a basarsi su aspettative poco realistiche. Quando ci aspettiamo troppo dal mondo e questo ci delude, la lamentela è una forma di consolazione. Tuttavia, avere delle aspettative troppo elevate implica che non siamo in grado di vedere il mondo così com’è, significa che non siamo in grado di adattarci ai cambiamenti. In fondo, significa che stiamo vivendo la vita con l’atteggiamento di un bambino perennemente arrabbiato. Naturalmente, questo non significa che dobbiamo smettere di sognare, ma che dovremmo essere abbastanza flessibili da adattarci ai cambiamenti che si presentano.
 
4. Controllando la mente. In molti casi le lamentele provengono da idee irrazionali o pensieri errati, come le generalizzazioni inadeguate. Per esempio, possiamo generalizzare un problema che si è verificato in una precisa circostanza e pensare che capiti sempre così. Quella voce che parla nella nostra testa ha un enorme potere su di noi, per cui non dovremmo dare per certe tutte le sue affermazioni. Di tanto in tanto è opportuno mettere in discussione ciò che diciamo a noi stessi, chiedendoci non solo se è vero, ma anche mettendo in discussione l’utilità di questo dialogo interiore.
 
5. Concentrandoci sulle cose positive. Tutte le cose che accadono hanno un lato positivo, ma a volte non lo vediamo perché ci concentriamo solo su quello negativo. È come se i singoli alberi ci impedissero di vedere la foresta. Non si trata di assumere un atteggiamento positivista ad oltranza, ma imparare a godere dei momenti positivi, piuttosto che cercare continuamente perfezione e difetti nascosti. Quando inizi a concentrarti sulle cose positive, ti renderai conto che ci sono molti buoni motivi per sentirsi grati.
 
Infine, prima di lamentarti, ricorda che il cambiamento che vuoi vedere nel mondo deve cominciare prima in te. Compilare continuamente il modulo di reclamo da presentare al mondo non ti aiuterà, è come pretendere che un leone affamato non ti attacchi solo perché sei vegetariano. Piuttosto, impara ad accettare la vita così com’è.
PER TE  Psicologia inversa: per essere felice, concentrati su ciò che ti rende infelice
Share on Facebook Share on X (Twitter) Share on LinkedIn Share on Telegram Share on WhatsApp Share on Email

Jennifer Delgado Suárez

Psicóloga Jennifer Delgado Suárez

Sono una psicologa e da molti anni scrivo articoli per riviste scientifiche specializzate in Salute e Psicologia. Il mio desiderio è aiutarti a realizzare esperienze straordinarie. Se desideri sapere di più clicca qui.

Ricevi le novità

Iscrivendoti all'Angolo della Psicologia accetti la nostra Privacy Policy. Ma non ti preoccupare, noi odiamo lo spam quanto te!

Segui leggendo

La spinta finale: perché diamo il massimo quando qualcosa sta per finire

Il modo migliore per vendicarsi di qualcuno che ti ha fatto del male, secondo la psicologia

Stampelle emotive: quando appoggiarsi diventa un’abitudine pericolosa

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Articoli recenti

  • La spinta finale: perché diamo il massimo quando qualcosa sta per finire
  • Il modo migliore per vendicarsi di qualcuno che ti ha fatto del male, secondo la psicologia
  • Stampelle emotive: quando appoggiarsi diventa un’abitudine pericolosa
  • Prendersi cura di sé è noioso, ma significa che siamo sulla strada giusta
  • Teoria dell’imputazione di Menger: perché diamo valore a ciò che perdiamo e non a ciò che abbiamo?

Ricevi le novità

Disclaimer e Privacy

Iscrivendoti all'Angolo della Psicologia accetti la nostra Privacy Policy ma non ti preoccupare, noi odiamo lo spam quanto te!

Footer

Contatto

jennifer@intextos.com

Angolo della Psicologia

Blog di Psicologia: Articoli sulla salute mentale e la crescita personale, tecniche psicologiche, studi sul cervello e libri di Psicologia.

Seguici

  • Facebook
  • Instagram
  • LinkedIn
  • Twitter

© Copyright 2010-2024 Angolo della Psicologia · Tutti i diritti sono riservati · Politica dei Cookies · Disclaimer e Privacy · Pubblicità