Quando pensiamo ad abuso e castigo quasi sempre li associamo alla violenza fisica. Tuttavia, durante l’infanzia il più comune non è il castigo fisico ma la violenza psicologica. E questa è tanto dannosoa quanto le percosse.
La violenza psicologica assume diverse forme. Infatti, è così comune che si stima che un terzo dei bambini nel mondo soffrano di una qualche forma di abuso emotivo.
– Negligenza. La mostrano i genitori che prendono una distanza emotiva dai loro figli e non soddisfano le loro esigenze, in questo modo i figli crescono in una casa dove non hanno nessun tipo di appoggio emotivo.
– Umiliazione. La forma più comune consiste nel mettere in imbarazzo il bambino quando commette un errore o non capisce qualcosa, così lo si incoraggia ad avere un’immagine negativa di sé.
– Denigrazione. Quando i genitori sminuiscono interessi, opinioni e desideri dei loro figli, trasmettendo l’idea che non sono importanti o degni di essere presi in considerazione.
– Pressione. Quando i genitori fanno pressione in modo esagerato sui loro figli perché soddisfino le loro aspettative, senza tener conto delle loro capacità, bisogni e desideri.
La violenza psicologica è più dannosa della punizione fisica
Gli psicologi delle università del Minnesota e McGill analizzarono 2.292 bambini che presero parte ad un campo estivo e seguendoli per un periodo di 20 anni. Quando lo studio ebbe inizio i bambini avevano tra i 5 ei 13 anni d’età.
I ricercatori analizzarono l’impatto delle diverse forme di abuso infantile nei bambini. Così scoprirono che tanto la punizione fisica come l’abuso emotivo provocano danni psicologici e non si riscontrarono differenze nelle risposte tra ragazze e ragazzi.
La punizione fisica e l’abuso emotivo generarono ansia, depressione e una bassa autostima. Tuttavia, l’abuso psicologico era più legato alla comparsa di sintomi depressivi, disturbi d’ansia e dipendenza, abuso di sostanze stupefacenti nell’adolescenza, problemi comportamentali e difficoltà di apprendimento.
Le cicatrici restano incise nel cervello
Un altro studio condotto presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università libera di Berlino analizzò il cervello di donne che subirono diverse forme d’abuso durante l’infanzia. I neuroscienziati scoprirono così che l’abuso fisico ed emotivo lasciano diverse tracce nel cervello.
Mentre l’abuso fisico colpisce soprattutto le aree motorie della corteccia, le conseguenze dell’abuso emotivo nel cervello sono ancora più preoccupanti in quanto si riflettono nelle aree della corteccia prefrontale e nel lobo temporale mediale, le aree di decodifica e controllo delle emozioni, dell’immagine di sé e dell’empatia.
In queste zone venne osservata la riduzione del volume e della densità sinaptica. Ciò significa che questi settori non vennero potenziati correttamente durante l’infanzia e, di conseguenza, la corteccia non ha potuto sviluppare uno spessore sufficiente.
La densità sinaptica aumenta con l’uso. Quando impariamo qualcosa di nuovo, che si tratti di scrivere o riconoscere le emozioni degli altri, vengono create delle nuove connessioni nelle aree del cervello legate a queste abilità. Ovviamente, se durante l’infanzia non abbiamo avuto l’opportunità di sviluppare determinate abilità, queste connessioni non vennero create.
L’abuso emotivo altera i modelli dei segnali sinaptici che dovrebbero attivarsi normalmente, facendo in modo che i bambini, e in seguito gli adulti, abbiano delle difficoltà a gestire le proprie emozioni, siano meno empatici e abbiano un’immagine negativa di sé.
Non possiamo dimenticare che un legame sicuro è essenziale per il corretto sviluppo del cervello, in particolare dei settori legati al controllo emotivo. Un bambino sottoposto a stress continuo può subire un danno cerebrale che sarà poi difficile da eliminare. Pertanto, ricorda che è più facile educare i bambini ad essere emotivamente forti che riparare degli “adulti rotti”.
Fonti:
Vachon, D. D. et. Al. (2015) Assessment of the Harmful Psychiatric and Behavioral Effects of Different Forms of Child Maltreatment. JAMA Psychiatry; 72(11):1135-1142.
Heim, C. M. et. Al. (2013). Decreased cortical representation of genital somatosensory field after childhood sexual abuse. American Journal of Psychiatry; 170(6): 616-623.
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