
Nella vita di tutti i giorni, spesso utilizziamo i termini giustificare e spiegare in modo intercambiabile, come se fossero sinonimi. Tuttavia, confonderne il significato porta spesso a malintesi, conflitti inutili, pregiudizi nell’attribuzione delle cause e persino problemi di autoregolamentazione emotiva. Al contrario, comprendere la differenza tra spiegare e giustificare ci aiuta a maturare, a comunicare meglio e persino a vivere in modo più trasparente.
Spiegare è far luce
Quando spieghiamo, forniamo informazioni sulle cause di qualcosa. Cerchiamo di fare luce su un argomento affinché altri possano comprenderlo. Infatti, etimologicamente parlando questa parola deriva dal latino explicàre, che letteralmente significa srotolare qualcosa piegato. Pertanto, la spiegazione di solito include:
- Fatti verificabili
- Dettagli precisi su cosa è successo
- Ragioni logiche a supporto delle nostre affermazioni o azioni
È un modo per facilitare la comprensione dei fatti che non implica una loro valutazione come buoni o cattivi. Non cerchiamo di convincere nessuno, ma solo di aiutare i nostri ascoltatori a comprendere la logica dietro quanto accaduto, la nostra posizione o il nostro ragionamento.
La spiegazione si concentra sul cosa e sul perché, senza necessariamente implicare una valutazione morale o emotiva. Ad esempio, quando diciamo: “Sono arrivato in ritardo perché c’è stato un incidente sulla strada“, spieghiamo cosa è successo e qual è stata la causa. Non abbiamo aggiunto alcun giudizio.
Giustificare significa cercare la convalida
Giustificare, invece, deriva dal latino justificàre, che significa dimostrare che qualcosa è giusto. Pertanto, di solito include una componente di difesa e un giudizio morale. Si tratta di difendere o scusare un’azione, cercando di attenuare la responsabilità o il giudizio negativo che potrebbe derivarne.
La giustificazione è un tentativo di legittimare un’azione, solitamente per ridurre il senso di colpa, il rifiuto sociale o la dissonanza cognitiva. Quando ci giustifichiamo, cerchiamo di ottenere la convalida degli altri.
In genere cerchiamo argomenti o ragioni a supporto della nostra posizione, delle nostre decisioni o dei nostri comportamenti per evitare il più possibile conseguenze o giudizi negativi. Pertanto, la giustificazione di solito include:
- Interpretazioni soggettive o emotive di ciò che è accaduto
- Concentrarsi sui fattori esterni per ridurre al minimo la responsabilità
- Ricorrere a circostanze attenuanti o “ma” per ridurre il senso di colpa
- Enfasi sui risultati positivi per giustificare i mezzi
La giustificazione cerca di sollevarci dalla nostra parte di responsabilità, quindi potrebbe suonare così: “Non è colpa mia se in questa città c’è sempre traffico. Nessuno può arrivare in orario in questo caos“.
Le 3 differenze più importanti tra spiegare e giustificare
Anche se spiegare e giustificare possono sembrare simili, in ultima analisi rispondono a motivazioni psicologiche molto diverse. Riconoscere le differenze ti consentirà di migliorare notevolmente la tua comunicazione con gli altri e il tuo rapporto con te stesso.
1. Intenzione vs. causa
- La spiegazione si concentra sulle cause oggettive con l’intento di fare chiarezza.
- La giustificazione cerca di influenzare la percezione e il giudizio di un altro, spesso per evitare conseguenze negative.
2. Interno vs. esterno
- Le spiegazioni possono essere sia cause interne (“non ho studiato abbastanza”) sia cause esterne (“l’esame era molto difficile”).
- Le giustificazioni spesso spostano la responsabilità (“Non sono stato promosso perché l’insegnante non ha spiegato bene”).
3. Funzione emotiva vs. cognitiva
- La spiegazione cerca la comprensione principalmente a livello cognitivo.
- La giustificazione cerca la convalida a livello emotivo e morale.
Il pregiudizio dell’autogiustificazione e le bugie che ci raccontiamo
Tutti commettiamo errori. E cerchiamo anche di giustificarli. Siamo guidati da quella che è nota come dissonanza cognitiva. Il nostro cervello cerca coerenza, quindi quando le nostre azioni e decisioni non sono in linea con i nostri valori, le nostre convinzioni o l’immagine che abbiamo di noi stessi, sperimentiamo una tensione psicologica interna.
Il bias di autogiustificazione ci aiuta a ridurre la dissonanza e l’ansia che proviamo, preservando la nostra immagine e proteggendo il nostro ego. Per attenuare questo disagio interiore, tendiamo a giustificare ciò che abbiamo fatto, anche se in fondo sappiamo che non è stata la scelta migliore.
Questo pregiudizio ci consente di razionalizzare le nostre decisioni e giustificare il nostro comportamento per ridurre la sensazione di aver fatto qualcosa di sbagliato o di inappropriato, il che ci aiuta a preservare la nostra immagine positiva di noi stessi.
Quando le nostre azioni sono in conflitto con i nostri valori, tendiamo a giustificarle per ridurre il disagio. Ciò può portarci a credere che stiamo “spiegando”, quando in realtà stiamo giustificando la nostra posizione.
Ad esempio, un padre che urla al figlio potrebbe giustificarsi dicendo: “Non mi ascolta in nessun altro modo”. Invece di spiegare semplicemente: “Ho perso il controllo perché ero stressato” .
Ciò significa che in molti casi la giustificazione non è solo per chi ci ascolta, ma anche per noi stessi, proteggendoci dalla sensazione di agire in modo incoerente.
Ovviamente, questo meccanismo può alleviare temporaneamente il disagio emotivo o addirittura aiutarci a sfuggire alle nostre responsabilità. Ma a lungo termine può diventare un ostacolo alla crescita personale.
In effetti, uno dei pericoli più insidiosi della giustificazione è che può trasformarsi in una forma sofisticata di autoinganno. Giustificando continuamente i nostri errori, i nostri atteggiamenti o le nostre cattive decisioni, evitiamo il disagio del cambiamento. Restiamo intrappolati in narrazioni che ci confortano, ma che allo stesso tempo ci limitano.
Apprendere a spiegare senza giustificare, un’arte che si impara
Spiegare senza giustificare è un atto di onestà emotiva. Si tratta di guardarci dentro con chiarezza, riconoscere i nostri limiti senza giudicarci e comunicare in modo responsabile, senza mettersi sulla difensiva. Per fare ciò, dobbiamo cominciare a distinguere la spiegazione dalla giustificazione.
- Chiediti: sto cercando comprensione o perdono?
Un modo rapido per capire se stai spiegando o giustificando è analizzare la tua intenzione. Se il tuo obiettivo è che gli altri capiscano le ragioni dietro le tue azioni, stai spiegando (“Ho fatto questo perché…”). D’altro canto, se quello che cerchi è attenuare un difetto, evitare conseguenze, sfuggire alle responsabilità o essere “perdonato”, stai giustificando (“Ho fatto questo, ma…”).
- Analizzare se c’è una carica emotiva difensiva
Le giustificazioni spesso hanno un tono autodifensivo, come se si stesse preparando una discussione prima di un processo immaginario. Parole come “ma “, “sebbene” o “il fatto è che” sono chiari segnali che stai razionalizzando più che spiegando. Se hai la sensazione di discutere anziché descrivere, probabilmente ti stai giustificando.
- Utilizzare il metodo della terza persona
Un trucco efficace per individuare le giustificazioni è immaginare che un’altra persona stia raccontando la tua stessa storia. Ti sembra una spiegazione ragionevole o una scusa banale? Quale parte sembra vera e quale parte sembra una scusa? Ti sembra che si stia proteggendo o sta davvero cercando di farti capire? Questa tecnica ti aiuta ad acquisire distanza emotiva, eliminando l’autoinganno e consentendoti di essere più onesto con te stesso.
Infine, ricorda che una grande differenza tra spiegare e giustificare è che la prima fornisce il contesto, ma non elimina la responsabilità. Puoi dire: “Ho avuto una settimana davvero dura e non avrei comunque dovuto parlarti in quel modo”. A volte, smettere di trovare scuse è il primo passo per diventare chi vogliamo veramente essere.
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