“Mi rifiuto di combattere una battaglia d’intelligenza con una persona disarmata”, disse Mark Twain, uno scrittore che è passato alla storia per l’ironia intelligente che riversò nelle sue opere e per il carattere indomito che assomigliava più al “selvaggio” Huck che al “civilizzato” Tom. Il suo consiglio ci risparmierà molti, moltissimi mal di testa: non dobbiamo discutere con qualcuno che non ha gli strumenti per capire.
Per discutere si deve avere la volontà di capire
La discussione, intesa come dibattito costruttivo in cui scambiare idee diverse, può essere estremamente positiva, anche se diventa accesa. Quando ci esponiamo a idee diverse, possiamo riflettere e persino espandere il nostro orizzonte intellettuale. È nelle differenze che si costruisce, non nell’uguaglianza.
Per quanto diverse e opposte possano essere le idee, se c’è la volontà di capire, il dibattito sarà fruttuoso. Ciò non significa che una delle parti debba convincere l’altra sviluppando un argomento “vincente”. A volte è sufficiente cambiare alcune idee per favorire la comprensione essenziale. Lo stesso Mark Twain disse: “l’abitudine è l’abitudine, e nessun uomo può buttarla dalla finestra; se mai la si può sospingere giù per le scale, un gradino alla volta”.
Ma affinché una discussione sia davvero arricchente, è necessario che entrambe le parti siano disposte ad ascoltare l’altro in un clima di rispetto e tolleranza, che vi sia la volontà di dialogo. In assenza di tali premesse la discussione sarà inutile. Pertanto, la regola d’oro è: non discutere mai con un idiota.
Persone disarmate intellettualmente
La persona intellettualmente disarmata non è la persona che non conosce l’argomento ma quella che non è disposta a conoscerlo perché soffre di una profonda ignoranza motivata. Cioè, sceglie di non capire, non sapere, non approfondire, non ascoltare …
Questa persona è vittima del bias di conferma; vale a dire, non vuole sentire altre opinioni oltre alle sue e fa orecchio sordo a tutto ciò che non coincide con la sua visione del mondo. Presta attenzione alle informazioni che confermano le sue opinioni evitando in tutta tranquillità il resto, per quanto ragionevole, ben argomentato o vero sia.
Con una persona del genere, è meglio non discutere perché le probabilità di intendersi sono scarse tendendo a zero e quelle di arrabbiarsi sono alte tendendo all’infinito. Iniziare – e continuare – una discussione con queste persone ci porterà all’esaurimento. Antistene, il fondatore del cinismo, disse: “per far desistere chi contraddice, non è necessario contraddirlo a nostra volta; è necessario istruirlo”.
Siamo sempre meno ragionevoli?
Le persone che si trincerano dietro i loro argomenti e non vogliono ascoltare sono sempre esistite – e continueranno ad esistere. Tuttavia, viviamo in un’era peculiare in cui “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli“, disse Umberto Eco.
Viviamo nella società dell’opinione, una società in cui il potere del referente è svanito lasciando il posto all’opinione di chiunque – con maggiore o minore conoscenza di causa, con più o meno preparazione e più o meno buon senso.
Ovviamente, il problema non è la caduta dei referenti poiché mettere in discussione lo stabilito può dare origine a nuovi percorsi e scoperte. Solo se assumiamo un atteggiamento critico rispetto a ciò che è stabilito, possiamo continuare a crescere. Il problema è quando viene messo in discussione senza argomenti. Quando le opinioni diventano attacchi perché non ci sono validi motivi per sostenerle. Quando non c’è la volontà di costruire ma solo di distruggere per imporre un ego che ha un disperato bisogno della convalida delle orde che “pensano” allo stesso modo.
Tutti abbiamo un’opinione, ma dobbiamo essere consapevoli che è solo questo, un’opinione. E che di tanto in tanto, ascoltare altre opinioni, potrebbe permetterci di arricchire il nostro bagaglio intellettuale. Perché se incontriamo una persona veramente saggia, una persona che non discute con qualcuno che non sa ascoltare o stabilire parametri comuni, avremo perso l’opportunità d’imparare. E ogni occasione mancata è un altro passo verso l’oscurantismo intellettuale.
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