Non ci comportiamo nello stesso modo se ci troviamo in una chiesa o in un locale notturno. Il motivo di queste differenze comportamentali non risiede solo nelle differenze ambientali ma anche dalla disposizione degli oggetti in questi luoghi. O almeno, questo è quanto affermano alcuni psicologi sociali olandesi: gli ambienti dove primeggia il disordine fanno sì che le persone non si assogettino alle norme ma piuttosto rappresentano un incitamento a trasgredirle.
L’idea in sè non è del tutto nuova, si può trovare anche in Zimbardo, il benemerito professore dell’Università di Stanford. In una occasione Zimbardo collocò due automobili identiche, senza targa, una di queste in una strada del Bronx (quartiere malfamato di New York) e l’altra a Palo Alto in California.
Probabilmente è superfluo dire che in meno di dieci minuti l’automobile posizionata nel Bronx fu assediata da vandali che in breve la trasformarono in una postazione di gioco per bambini, mentre che quella sistemata a Palo Alto si mantenne integra per una settimana. Naturalmente, fino a questo punto non c’è niente di straordinario nell’accaduto, ma in seguito Zimbardo stesso ruppe un finestrino dell’auto parcheggiata a Palo Alto.
In poche ore questa stessa automobile venne ridotta nello stesso modo di quella del Bronx. Si sottolinea che alcuni dei vandali sembravano essere persone assolutamente comuni e rispettabili. Questo esperimento rappresentò l’anello mancante per coniare la definizione di “teoria della finestra rotta”.
In cosa consiste la teoria della finestra rotta?
Questa teoria sorse dall’osservazione empirica degli edifici industriali: se una finestra si rompeva e non veniva riparata immediatamente, in poco tempo il resto delle finestre finiva per correre lo stesso rischio. In questo modo, una finestra rotta si trasformava in un incitamento a rompere anche il resto.
Vale la pena di chiarire che questa teoria ha avuto profonde implicazioni nella lotta contro il crimine. L’esempio più conosciuto è quello di Rudolf Giuliani, che ebbe successo nel ridurre il tasso di criminalità della città di New York partendo dalle misure messe in atto contro i più piccoli fatti di vandalismo.
Oggi nuove ricerche vanno ad arricchire questa teoria confermandoci ulteriormente che l’ordine o il disordine dell’ambiente circostante possono influenzare in modo diverso i nostri comportamenti.
Keiser e la sua squadra si trasferirono in un’area commerciale di Groninga. L’esperimento era molto semplice: si situava nella feritoia di una buca delle lettere una busta con dentro di essa ben visibile attraverso una pellicola, una banconota da cinque euro, in modo tale che i passanti potessero vederla bene (l’immagine è quella che da inizio all’articolo). Il 13% delle persone che passarono di lì rubarono il pacchetto.
In seguito, i ricercatori decisero di dare un tocco di disordine e abbandono all’ambiente: dipinsero tutta la cassetta delle lettere con dei graffiti particolarmente brutti. Risultato? In questo caso il 27% delle persone che passarono di lì rubarono il pacchetto dal quale si vedeva chiaramente trasparire la banconota da cinque euro.
Ad ogni modo, non furono solo i graffiti che incitarono ad avere un comportamento poco etico, fu sufficiente, in un primo tempo, depositare della spazzatura sul marciapiede vicino alla buca perchè il 25% dei passanti rubasse il pacchetto.
Risultati identici si ottennero con una serie di esperimenti successivi. In uno di questi venivano applicate a delle biciclette delle bandierine pubblicitarie recanti la scritta: “vi auguriamo delle belle vacanze”. I partecipanti ignari dovevano tolgierle per poter ripartire in bicicletta. Nella fase A, le pareti di fronte al parcheggio dove si trovavano le bici erano totalmente pulite e recanti un segnale di divieto di realizzare graffiti. Nella fase B, si trovava lo stesso segnale ma le pareti del parcheggio erano coperte di graffiti e disegni vari.
Non c’era nessun contenitore per la spazzatura nelle vicinananze, e questo implicava che per rispettare le norme sociali, le persone avrebbero dovuto portare con sè la bandierina per non buttarla a terra. Cosa accadde? Nella fase A solo il 33% delle persone buttò la bandierina a terra mentre che nella fase B ben il 69% delle persone non si fece lo srcupolo di buttare a terra la bandiera pubblicitaria.
Tuttavia, i ricercatori desideravano andare oltre e provare se le persone fossero comunque state capaci di violare le proibizioni legali o fatte da privati. A questo proposito realizzarono un segnale molto chiaro di divieto che proibiva l’entrata e il parcheggio delle bicilcette, e lo apposero bene in vista all’entrata.
Ad ogni modo la porta del parcheggio venne lasciata volutamente aperta di circa 60 cm. L’entrata alternativa era a 200 metri. Ancora una volta il disordine marcò la differenza fondamentale: quando le persone non intravedevano nessuna bicicletta all’interno del parcheggio solo il 27% di loro si azzardava a passare per la porta; ma quando vi erano già delle biciclette dentro (perchè ovviamente qualcuno aveva già infranto la norma imposta) ben l’82% delle persone non si fece alcuno scrupolo di entrare e parcheggiare la propria bici.
I ricercatori concludono che il disordine incita ad avere dei comportamenti poco etici, inaccetabili non solo dal punto di vista sociale ma anche proibiti per legge. In particolare, oltre al fattore disordine, credo che la consapevolezza che qualcuno prima di noi abbia infranto la legge ci rende più disponibili ad infrangerla anche noi. Come dire, non siamo soli, qualcuno l’ha già fatto prima di me, perchè io no?
Al di là delle possibili ipotesi che lo spiegano, è certo che questi esperimenti rendono chiaro a coloro che sono incaricati di creare delle leggi e fare rispettare l’ordine che: se si curano i dettagli ambientali circostanti sarà più facile che gli altri rispettino i divieti e le norme imposte.
Fonti:
Keizer, K.; Lindenberg, s. & Steg, L. (2008) The spreading of disorder. Science; 322(5908): 1681-1685.
Wilson, J. Q. & Kelling, G. L. (1982, Marzo) Broken Windows. In: The Atlantic Monthly.
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