
Le persone che dettero il loro consenso per partecipare all’esperimento dovevano contattare gli studiosi appena apparivano i sintomi della bronchite. Allora i ricercatori chiedevano loro di passare in ambulatorio da un medico.
Questi medici avevano ricevuto una preparazione particolare in merito a come mostrarsi più simpatici, comprensivi ed empatici con i pazienti. La metà dei partecipanti venne inviata a questi medici incantatori ed empatici mentre che l’altra metà venne inviata ad un normale ambulatorio (per normale si intende: medici meno empatici e calorosi con i pazienti). Naturalmente, i pazienti non erano a conoscenza dei propositi dei ricercatori e non sospettavano che i medici fossero preparati per mostrarsi più empatici.
In seguito ogni partecipante dovette valutare il proprio medico secondo il tipo di attenzione che aveva ricevuto, il livello di empatia e la comprensione ricevute. Gli 84 partecipanti che affermarono di essere stati visitati da medici empatici si ripresero dalla bronchite mediamente in un giorno. Mostrarono anche sintomi meno seri ed un incremento due volte maggiore dell’attività immunitaria rispetto alle persone che furono seguite da medici meno empatici.
Il dato curioso che emerse da questo esperimento fu che, quando i ricercatori valutarono le risposte dei partecipanti, riscontrarono che questi solevano valutare in modo netto e senza mezze misure il livello di empatia del medico, cioè: molto empatico o per niente empatico. I ricercatori sono convinti che l’empatia non possiede dei termini medi, o si è empatici o non lo si è.
Questo studio non è il primo del suo genere ma si va ad inserire in una lunga serie di studi relativi alla comunicazione extraverbale tra medico e paziente ed i livelli di recupero dalla malattia. I fattori che possono contribuire alla guarigione possono essere diversi, ma non vi è più alcun dubbio che la qualità della relazione medico-paziente incide in misura importante. Anche se restano comunque molti dubbi da approfondire, gli autori di questa ricerca consigliano ai medici di mostrarsi comunque empatici con i pazienti. Sappiamo già che un poco di comprensione in più non fa male a nessuno.
Rakel, D.P. et. Al. (2009) Practitioner empathy and the duration of the common cold. Family Medicine; 41 (7): 494-501.
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