I miti sull’ipnosi sono tanti, dovuto anche all’aura di sospetto che da sempre nutrono alcuni ricercatori relativamente alla stessa. Tuttavia, attualmente l’interesse per i fenomeni legati all’ipnosi sta aumentando, soprattuto tra i neuroscienziati cognitivi che optano per simulare stati alterati di coscienza in laboratorio.
Probabilmente la rappresentazione più comune dell’ipnosi è quella in cui lo specialista realizza un conteggio regressivo nel tempo e la persona cade nel trance ipnotico. Ma non è sempre così e soprattutto non funziona con tutti.
Le persone possiedono diversi gradi di suggestionabilità, alcuni psicologi giungono ad affermare che il livello di suggestionabilità è una caratteristica personale più costante del proprio quoziente d’intelligenza. In altre parole: tutti possiamo sperimentare il rilassamento e approfittare delle immagini suggerite nel processo ipnotico, ma solo pochi potranno vivere l’esperienza più intensa giungendo al livello più profondo.
Questa idea proviene da uno studio realizzato da Hilgard, nel quale le persone furono sottoposte (in un periodo che comprendeva circa 25 anni della loro vita) a prove che evidenziavano il loro livello di suggestionabilità. I risultati mostrarono che i punteggi ottenuti in queste prove erano costanti nel tempo e addirittura indicavano che la sensibilità di fronte all’ipnosi potrebbe avere un componente ereditario dato che , straordinariamente, i gemelli mostravano risultati identici nella scala.
Ma…a cosa si devono queste differenze nei gradi di suggestionabilità tra le persone?
Studi recenti mostrano che le persone altamente suggestionabili possono disconnettersi dai processi cognitivi che costituiscono un impedimento, per concentrare la loro attenzione su altri obiettivi. O nello stesso modo, le persone più suggestionabili, sono capaci di disconnettere temporaneamente i meccanismi psicologici che permettono loro di relazionarsi con la realtà. Questa potenzialità, unita alle adeguate suggestioni ipnotiche, propizia uno stato alterato di coscienza come quello che si può riscontrare nei disturbi di conversione o nelle psicosi.
Tuttavia, è utile chiarire che esistono diversi livelli o gradi nell’ipnosi. Barone ci mostra tre livelli con i quali coincidono la maggioranza degli psicologi e che variano secondo il grado di profondità: Z1, Z2, Z3 e il livello di veglia che sarebbe Z0.
– Lo stato Z1 o livello lieve. In questo stato la persona è cosciente di tutto ciò che accade intorno a lei, addirittura non accetta di trovarsi sotto ipnosi, anche se quando regressa allo stato di veglia presenterà un’alterazione nella percezione del tempo trascorso sotto ipnosi. Le suggestioni ch si accettano in questo stato sono normalmente le positive e le autoaffermative.
– Lo stato Z2 o livello profondo. In questo stato la persona non reagisce in modo critico alle insinuazioni del terapeuta anche se può continuare a comunicare e continua a ricevere messaggi dal mondo esterno, ma quando si sveglierà non si ricorderà nulla di ciò che è accaduto.
In questo stato la persona accetta una inibizione o proibizione che si incorporerà in modo abbastanza profondo nel suo comportamento e una volta che si sveglierà questa suggestione determinerà la sua condotta futura.
– Lo stato Z3 o livello più profondo. In questo stato la persona perde la coscienza e rompe la sua relazione con il mondo esterno. Si comporta come se fosse anestetizzata, motivo per cui viene anche utilizzato come analgesico, o addirittura si è giunti a praticare operazioni chirurgiche grazie a questo stato. Tuttavia, a livello psicoterapeutico non risulta molto utile.
Si deve dire che ogni livello ha i suoi lati negativi e positivi. Il livello lieve è molto facile da raggiungersi con uno psicoterapeuta, e non è necessario che la persona sia particolarmente suggestionabile per conseguirlo, ma nello stesso tempo il paziente può uscire dallo stato ipnotico con relativa facilità (qualsiasi disturbo imprevisto nell’ambiente può far regredire la persona allo stato di veglia).
Lo stato profondo implica un arduo lavoro da parte dello psicoterapeuta e un adeguato livello di suggestionabilità da parte del paziente. Anche se risulta molto utile per eliminare alcune abitudini o dipendenze, è uno stato molto pericoloso nel quale lo psicoterapeuta deve essere particolarmente cauto nel mettere in pratica le suggestioni del caso.
Ad ogni modo, non tutte le persone sono suscettibili di giungere ai livelli più profondi dell’ipnosi o di accettare le suggestioni ipnotiche. Prima di praticare l’ipnosi normalmente lo psicoterapeuta utilizza la scala di Stanford (ideata nel 1950 ma tuttora valida) che gli permette di valutare il livello di suggestionabilità del paziente. Questa scala consiste in dodici ordini molto semplici, come per esempio, chiedere al paziente che tenga in mano una palla (immaginaria) molto pesante o suggerirgli che non ha il senso dell’olfatto e quindi fargli annusare un flacone di ammoniaca. Se la mano di piega sotto il peso della palla o se non reagisce all’odore dell’ammoniaca, allora sarà completamente suggestionabile. I gradi vanno dallo 0 (persone che non rispondono a nessuna suggestione ipnotica, approssimativamente il 5% della popolazione) fino a 12 (quelle persone che reagiscono positivamente a tutte). La maggioranza delle persone raggiungono gradi intermedi tra 5 e 7.
Per terminare l’articolo, considero interessante sottolineare che il livello di suggestionabilità di una persona non dipende particolarmente dal fatto che creda o meno all’ipnosi, ma piuttosto dalla sua capacità di immedesimarsi in attività come la lettura, ascoltare musica o “sognare ad occhi aperti” senza percepire l’ambiente che li circonda.
Fonte:
Oakley, D. & Halligan, P. W. (2009) Hypnotic suggestion and cognitive neuroscience. Trends in Cognitive Sciences; 13(6): 264-270.
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