Chi non si è mai sbagliato mentre parlava e non ha
confuso una parola con un’altra? Si è dimostrato che ogni 1.000 parole si commettono
uno o due errori. Se consideriamo che il ritmo medio dell’espressione verbale è
di 150 parole al minuto, si farebbe un errore ogni sette minuti di
conversazione continua. Insomma, ogni giorno commetteremmo in media tra i 7 ed
i 22 errori verbali.
(servizio mancato) per definire questi errori. Freud considerava che si
trattasse di un pensiero, necessità o desiderio incosciente, che si rivelavano
in questo modo attraverso il discorso.
venire utilizzato per spiegare un comportamento strano e a volte imbarazzante,
come per esempio, quando un uomo saluta la bella moglie del padrone di casa
dicendo: “felice di vincere” perché realmente
proverebbe attrazione sessuale per questa donna e desidererebbe prevaricare il
marito di lei.
contemporaneo di Freud, Rudolf Meringer, offriva una spiegazione molto
meno “sensuale” per questi errori. Secondo questo filologo, gli errori
linguistici sarebbero semplicemente delle “bucce di banana” su cui si scivola
nel corso del discorso, semplici cambiamenti o sostituzioni accidentali delle
unità linguistiche, ne più e ne meno.
da una prospettiva diversa. Infatti, Gary Dell, professore di linguistica e
psicologia dell’Università dell’Illinois, sostiene che i lapsus linguae sono l’esempio
della capacità di una persona nell’uso del linguaggio e dei suoi componenti.
sono interconnessi nel cervello attraverso tre reti: lessicale, semantica e
fonologica. La parola nasce dall’interazione delle stesse. Ma a volte, le reti,
che operano attraverso un processo che lui ha denominato “propagazione dell’attivazione”,
si muovono a intermittenza. Così, a volte il risultato è un lapsus o un errore nella
formazione della parola.
parola “coltivare”. A questo punto la nostra mente attiva una rete semantica
che è composta da più o meno 30.000 parole. Quindi si mettono in marcia tutti i
significati relazionati con la parola coltivare e addirittura le nostre
esperienze personali con la stessa. Nello stesso momento, la nostra rete
fonologica deve attivarsi per cercare i suoni adeguati che permettano di
pronunciare la parola. E non solo, ma dobbiamo anche cercare la corrispondenza
grammaticale perché la parola suoni bene nella frase. Come si può immaginare, è
molto facile che il nostro cervello si confonda. Sarebbe strano che non lo
facesse!
sillabe della parola errata dato che immediatamente ci rendiamo conto dell’equivoco.
Naturalmente, sarà molto più facile confondere le parole che suonano simili,
come per esempio: ospitalità e ostilità, insinuare e instaurare. Così, la
maggior parte dei lapsus verbali non sono altro che “bucce di banane” sulle
quali si scivola, prodotte da una “sovraccarico” del lavoro cerebrale.
provocati dall’incidenza dei significati. Per esempio, quando pensiamo nel nome
di una persona immediatamente sorgono alla mente le esperienze vissute con la
stessa. In questo modo, queste esperienze o desideri, potrebbero essere la
causa dell’errore. Insomma, si tratterebbe di lapsus verbali provocati da
pensieri intrusivi.
sforziamo di sopprimere questi pensieri e più questi diverranno frequenti e,
non sarebbe strano che si presentassero attraverso errori linguistici.
Ovviamente, più distratti saremmo e più errori commetteremo.
sviluppato dall’Università della California, nel quale gli psicologi chiesero
ad alcuni uomini eterosessuali di parlare del proprio lavoro davanti ad una donna
vestita in modo provocante. Come risultato, questi uomini commettevano più
lapsus verbali di tipo sessuale rispetto a chi era stato intervistato da un
altro uomo. Naturalmente, questo accade perché il nostro cervello possiede una
capacità limitata di mantenere l’attenzione e non può controllare tanti
processi nello stesso tempo.
abbastanza semplice: parlare lentamente per riflettere su ciò che diremo.
Pincott, J.
(2012, Marzo) Slips of the tongue.
En: Psychology Today.
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