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Home » Salute Mentale » Complotti: perché ci crediamo?

Complotti: perché ci crediamo?

Negli ultimi anni si sono fatte largo molte diverse
teorie relative a complotti e cospirazioni varie; forse è solo la mia
percezione, o forse si sono diffuse più rapidamente grazie a Internet o
probabilmente sono solo tentativi di spiegare la crisi economica nella quale
siamo tuttora intrappolati. In una maniera o nell’altra è certo che tutti prima
o poi abbiamo sentito almeno una delle varie teorie di complotto e forse ci
siamo detti: ma perché no?

La realtà è che sono diversi gli studi che hanno messo
in relazione le teorie cospirative con la perdita della fiducia, la sensazione
d’impotenza, il senso di alienazione e le idee paranoiche. Tuttavia, un’altra
linea di ricerca afferma che chi crede nelle teorie del complotto potrebbe
essere una persona di mentalità più aperta. Infatti, uno studio sviluppato dall’Università
di Winchester, ha dimostrato che le
persone che raggiungevano un punteggio più alto nei test sulla curiosità
intellettuale e l’immaginazione attiva, erano anche più propensi ad appoggiare
versioni alternative in merito agli attacchi dell’11 settembre 2001. Così, gli
psicologi considerano che chi è più creativo è anche più aperto ad accettare
teorie cospirative.
In realtà tutto parte dal cervello. Cioè, abbiamo la
tendenza naturale a interpretare le nuove informazioni che ci giungono in modo
tale da confermare le nostre precedenti credenze. Se a questo applichiamo l’idea
del “realismo ingenuo”; cioè, che crediamo di conoscere solo noi la verità
mentre che chi ci sta vicino avrebbe una visione limitata del mondo, allora
ecco pronta la tavola imbandita che alimenta la fede nella cospirazione.
Per quanto riguarda le cospirazioni non vi è
differenza di sesso, tanto le donne come gli uomini sono ugualmente propensi a
credere all’idea cospirativa. Ciò nonostante, un perfetto indicatore della
cospirazione è il pensiero machiavellico. Come dire, le persone che sono più
propense a credere che gli altri cospirano lo fanno perché anche loro lo
farebbero se gli venisse data l’opportunità. In questo modo starebbero
proiettando le loro proprie necessità sugli altri.
Certo però che la società è proprio di grande aiuto.
Tutti i giorni veniamo bombardati da informazioni contraddittorie e dobbiamo
decidere noi stessi quale sia la verità. Se un giorno ci dicono che la crisi
economica è responsabilità dell’alta finanza internazionale e il giorno
seguente ci dicono che è dei governi, ognuno di noi dovrà trarne le proprie
conclusioni e, se non possediamo una mentalità abbastanza aperta da comprendere
che probabilmente tutto è dovuto ad una concatenazione di cause, è molto
probabile credere che esiste un complotto a livello mondiale.
Il problema dipende dal fatto che oggi nel mare
infinito di informazione disponibile probabilmente prenderemo sempre e solo i
dati che confermano le nostre teorie.
Fonte:

Bratich, J. Z. (2008) Conspiracy
Panics: Political Rationality and Popular Culture.
New York: State University of New York.

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Jennifer Delgado Suárez

Psicóloga Jennifer Delgado Suárez

Sono una psicologa e da molti anni scrivo articoli per riviste scientifiche specializzate in Salute e Psicologia. Il mio desiderio è aiutarti a realizzare esperienze straordinarie. Se desideri sapere di più clicca qui.

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