handicap condizione caratterizzata da effetti negativi causati da un danno e/o una disabilità che limita o impedisce la realizzazione di un ruolo ritenuto normale in un certo contesto culturale (tenuto conto dell’età, del sesso, dei fattori culturali e sociali). A volte si usa l’aggettivo “handicappato”, ma sarebbe preferibile l’espressione “persona in situazione di handicap”.
handicap dovuto a disabilità per riduzione del “visus” a meno di 210 (o a deficit visivo di gravità analoga).
handicap dovuto a disabilità per ipoacusia di tipo conduttivo o percettivo, tale che la soglia uditiva è superiore ai 20dB.
handicap dovuto a disabilità motoria causata, nella maggioranza dei casi, a paralisi cerebrale (effetti di danni cerebrali).
difficoltà di tipo cognitivo generale o intellettivo che non permettono all’individuo portatore di fornire, in media, prestazioni in test di intelligenza superiori al punteggio di 70 in QI. In Italia c’è la tendenza a ritenere portatori di handicap mentale solo i soggetti con QI inferiore a 60-65 (circa 1% della popolazione e non tra 2% e 3% come si ha se ci si riferisce a punteggi del QI inferiori a 70).
teoria della elaborazione dell’informazione.
disfunzione, causata da accumulo di mucopolisaccaridi, che provoca nanismo, cecità e ritardo mentale.
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