A questo punto si è riscontrato che alcuni farmaci sembravano fare la differenza. Tuttavia, risultò curioso scoprire che un quinto dei farmaci che utilizzavano queste persone venivano venduti senza prescrizione medica, il che suggerisce che anche alcuni farmaci in vendita libera possono avere degli effetti collaterali molto pericolosi nel lungo termine.
I farmaci che sono stati legati alla comparsa della demenza sono:
1. Doxepina (Sinequan) – Si tratta di un antidepressivo triciclico usato per trattare la depressione o l’ansia che colpisce la chimica del cervello.
2. Clorfenamina – Un antistaminico consigliato in condizioni allergiche o quando si soffre di raffreddore o influenza, per trattare sintomi quali lo starnuto, la secrezione nasale, il prurito agli occhi, al naso e alla gola, rinite e rinorrea.
3. Difenidramina (Benadryl) – Questo è un altro antistaminico che, pur essendo una dei più antiquati, è anche uno dei più prescritti ed è ancora il farmaco per eccellenza nel trattamento delle allergie. Ha anche un effetto sedativo e ipnotico per cui a volte viene utilizzato per conciliare il sonno.
4. Ossibutinina (Ditropan) – Si tratta di un agente anticolinergico usato per ridurre gli spasmi muscolari della vescica e delle vie urinarie. È indicato nei casi di vescica iperattiva e viene prescritto alle persone che sentono il bisogno di urinare frequentemente.
Analizzando le dosi che assumevano le persone che parteciparono allo studio, i ricercatori hanno concluso che l’impiego quotidiano di questi farmaci per tre anni consecutivi può aumentare irreversibilmente il rischio di sviluppare la demenza, questo significa che anche smettendo di assumere questi farmaci il nostro organismo non è in grado di neutralizzare il loro effetto, il danno è già stato fatto.
Le dosi di rischio sono:
– 10 mg/giorno di Doxepina
– 4 mg/giorno di Difenidramina e Clorfenamina
– 5 mg/giorno di Ossibutinina
Perché questi farmaci sono così pericolosi nel lungo termine?
Sembra che il problema risieda nell’effetto anticolinergico. Questi farmaci riducono o annullano gli effetti della acetilcolina nel sistema nervoso centrale e periferico. L’acetilcolina è un neurotrasmettitore che media l’attività sinaptica, permettendo che un neurone comunichi con l’altro e venga trasmesso l’impulso nervoso.
Questo neurotrasmettitore è responsabile della stimolazione muscolare, anche nel sistema gastrointestinale. Si trova anche nei neuroni sensoriali e nel sistema nervoso autonomo, ed è coinvolto anche nel sonno REM.
Ulteriori ricerche hanno scoperto un legame tra l’acetilcolina e il morbo di Alzheimer. Infatti, quando si analizza il cervello delle persone affette da questa malattia si riscontra una perdita di circa il 90% dell’acetilcolina.
Cosa fare?
In primo luogo, è importante non creare allarmismi. Questi farmaci sono sicuri fino a quando non si consumano frequentemente per periodi molto lunghi, ma solo durante brevi fasi della vita. Inoltre, l’effetto che possono avere sul sistema nervoso di un giovane non è la stesso che possono causare negli anziani.
Ad ogni modo, questo studio mette il dito nella piaga e ci avvisa che anche i farmaci che non necessitano di ricetta medica possono avere degli effetti collaterali gravi nel lungo termine.
Fonti:
Gray, S. L. et. Al. (2015) Cumulative Use of Strong Anticholinergics and Incident DementiaA Prospective Cohort Study. JAMA Intern Med.
Small, D. & L. Fodero (2002) Cholinergic regulation of synaptic plasticity as a therapeutic target in Alzheimer’s disease. Journal of Alzheimer’s Disease; 4: 349-355.
Lascia un commento