• Passa al contenuto principale
  • Passa al piè di pagina

Angolo della Psicologia

Blog di Psicologia

  • Chi scrive
  • Argomenti di Psicologia
  • Libri di Autoaiuto
  • Pubblicità
Home » Disturbi Mentali » La claustrofobia: paura dei luoghi chiusi

La claustrofobia: paura dei luoghi chiusi

Paura di restare chiusi in ascensore, terrore di
viaggiare in metropolitana e la tendenza ad evitare i tunnel stradali; sono
alcune delle paure più comuni che vivono le persone che soffrono di claustrofobia. Questa paura viene
accompagnata da palpitazioni, secchezza delle fauci, asfissia e desiderio
irrefrenabile di fuggire. A volte questa paura arriva ad essere così intensa
che si percepisce come la sensazione di morte imminente.

Facendo parte della categoria delle fobie, anche la
claustrofobia è una paura irrazionale di fronte ai luoghi chiusi o che si
presenta quando ci si sente intrappolati in spazi troppo piccoli. Tra tutte le
fobie, questa è una delle più comuni dato che colpisce almeno il 5% della
popolazione mondiale. Ad ogni modo, la parte interessante che riguarda la
claustrofobia sta nel fatto che normalmente la persona non teme i luoghi chiusi
in sé ma piuttosto la sensazione di paura e gli attacchi di panico che sperimenta
quando si trova negli stessi.
Inoltre, nel caso della claustrofobia, a volte si può
risalire ad una situazione scatenante che ha dato origine a questa paura, come
per esempio essere rimasti chiusi anche per poco tempo in ascensore o in auto
dentro ad un tunnel. Queste esperienze sgradevoli restano nel profondo dei
ricordi e in seguito, quando la persona anche solo immagina che potrebbe
trovarsi in una situazione simile, reagirà in modo esagerato.
Tuttavia, esistono altri specialisti che suggeriscono
cause ereditarie dato che si sa che la claustrofobia è più comune tra i figli
di persone che ne soffrono. Ad ogni modo, forse ciò che i genitori trasmettono
in questi casi ai figli, non sono i geni della claustrofobia, ma piuttosto lo
stato d’ansia di fronte a determinate situazioni, stimolando nei figli la
sensazione di pericolo imminente.
Cosa provano
i claustrofobici?
Le persone che soffrono di claustrofobia sperimentano sintomi
molto vari che dipendono dall’intensità della paura e dell’ansia che gli
provoca la situazione. Così, i sintomi vanno dal semplice malessere che si
manifesta con la secchezza delle fauci, palpitazioni e sudori freddi, fino al
malessere generalizzato che si esprime con la sensazione di asfissia, nausea,
iperventilazione e sensazione di morte imminente. Si afferma che tra il 3 ed il
4% delle persone soffra di questo malessere generalizzato.
Va sottolineato che l’ansia è una reazione di allarme
di fronte ad una situazione che potrebbe essere pericolosa. Da una parte l’ansia provoca un’attivazione psicologica che si manifesta attraverso preoccupazione ed
impazienza e, dall’altra parte, scatena una reazione fisiologica attraverso di
continue scariche di adrenalina così da fare in modo che il nostro organismo si
trovi nelle migliori condizioni possibili per fuggire rapidamente in caso di
necessità. Proprio queste scariche di adrenalina sono le responsabili dell’aumento
della pressione arteriosa, delle palpitazioni e incluso della contrazione degli
sfinteri.
L’ansia provoca due reazioni, sul piano fisiologico e
psicologico; entrambe le aree si determinano reciprocamente in modo tale che
più ci preoccupiamo, più adrenalina libereremo e, più palpitazioni percepiamo e
più ci preoccupiamo. In questo modo si crea un circolo vizioso dal quale si può
uscire solo se prendiamo coscientemente il controllo della situazione.
Queste manifestazioni indesiderate vanno scomparendo
in modo naturale e spontaneo nella stessa misura nella quale la persona si allontana
dalla situazione che le ha provocate. Tuttavia, possono aggravarsi in modo
considerevole quando la persona si trova in pubblico dato che la sensazione di
vergogna aggiunge ancor più ansia.
Il
trattamento della claustrofobia
La claustrofobia è una fobia specifica che si cura con
buone possibilità di successo (sempre che non sia relazionata con altri
disturbi) e senza la necessità di ricorrere ai farmaci. Il trattamento più
diffuso è la desensibilizzazione sistematica, che consiste nell’esposizione sistematica, graduale e controllata alle situazioni che generano la paura.
Tuttavia, prima di iniziare questo trattamento, lo
psicologo cerca di trasmettere al soggetto tutta l’informazione e gli strumenti
psicologici necessari perché possa affrontare con successo gli spazi piccoli e
chiusi. Generalmente gli si spiega cosa avviene nella sua mente e nel suo corpo
quando prova queste sensazioni, perché comprendere che si tratta di un processo
normale di risposta di fronte alla paura lo aiuta a perdere il timore delle sue
sensazioni. Si offre anche aiuto attraverso l’applicazione di tecniche di
rilassamento e respirazione che si devono mettere in pratica quando si
affrontano le situazioni stressanti.
I dati clinici confermano che attraverso la
desensibilizzazione sistematica (e in casi semplici), l’ansia diminuisce del
50% nella prima ora e dopo tre ore di trattamento è già scomparsa
completamente.
D’altra parte, vi sono anche specialisti che scelgono
di impiegare la realtà virtuale, immergendo la persona claustrofobica in
ambienti controllati creati appositamente per combattere queste paure. Si
utilizza anche l’ipnosi, e in questo caso durante la sessione si trasmettono
alla persona informazioni che la aiutano a combattere la paura. Alcuni studi
hanno dimostrato che in diversi casi queste istruzioni hanno ottenuto di
eliminare la paura nel 90% dei casi.
Fonte:
Martínez, A. G. (2006) De la
claustrofobia a la ansiedad en primera persona.
Madrid: Imagine.

Condividi

Share on Facebook Share on X (Twitter) Share on LinkedIn Share on Telegram Share on WhatsApp Share on Email

Jennifer Delgado Suárez

Psicóloga Jennifer Delgado Suárez

Sono una psicologa e da molti anni scrivo articoli per riviste scientifiche specializzate in Salute e Psicologia. Il mio desiderio è aiutarti a realizzare esperienze straordinarie. Se desideri sapere di più clicca qui.

Ricevi le novità

Iscrivendoti all'Angolo della Psicologia accetti la nostra Privacy Policy. Ma non ti preoccupare, noi odiamo lo spam quanto te!

Segui leggendo

Le 3 regole degli Stoici per superare il rimorso

Un ritiro spirituale per ritrovare il tuo equilibrio

Il momento ideale per fare una critica negativa e che sia accettata

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Footer

Approfondisci

Aiutare gli altri • Emozioni e sentimenti • Film psicologici • Aspettative • Wu Wei • Autocritica • Metacognizione • Bovarismo • Libri di psicologia • Memoria eidetica • Zona di comfort • Come curare l’ansia • Come curare la depressione • Manipolatori • Spirito libero • Disprezzo • Crollo emotivo • Impotenza appresa • Meccanismi di difesa

Angolo della Psicologia

Blog di Psicologia: Articoli sulla salute mentale e la crescita personale, tecniche psicologiche, studi sul cervello e libri di Psicologia. Anche in Spagnolo e Inglese.

Seguici

  • Facebook
  • Instagram
  • LinkedIn
  • Twitter

Politica dei Cookies · Disclaimer e Privacy · Pubblicità