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La memoria prodigiosa dei musicisti: da cosa dipende?

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La memoria prodigiosa dei musicisti

Se qualcuno di voi ha avuto il piacere di assistere ad un concerto sinfonico avrà notato che I solisti normalmente interpretano i brani interi, alcuni della durata di ben oltre 20 minuti, e tutto a memoria: centinaia di note, tutte perfettamente intonate ed accopiate. Chiaramente, alcuni musicisti hanno una memoria eccezzionale per i brani che interpretano. Allora… l’abilità di ricordare centinaia di brani richiede un certo tipo di memoria speciale?

La maggior parte degli studi affermano che i musicisti hanno un memoria migliore per le parole rispetto alle persone che non fanno parte del mondo della musica mentre che altre ricerche sostengono che i musicisti non avrebbero nessuna capacità speciale per ricordare le informazioni. Qual’è la verità?

Un gruppo di ricerca dell’Universitàdel Manitoba in Canada esaminò 36 studenti, dei quali 15 avevano un’età media di 11,5 anni ed avevano studiato pianoforte almeno per un anno.

Vennero realizzate due prove. Nella prima gli studenti ascoltavano una lista di 16 parole scelte a partire da diverse categorie semantiche. La lista venne loro presentata cinque volte, dopo di ogni ripetizione i giovani dovevano cercare di ricordare la maggior quantità di parole possibile.

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In seguito venne loro presentata un’altra lista con 16 parole diverse che agirebbero come interferente in relazione all’informazione precedente. Quindi venne loro chiesto di tentare di ricordare le 16 parole originali.

In un passo successivo i giovani vennero sottoposti ad un test visivo che li intrattenne per 20 minuti e posteriormente venne loro chiesto che ricordassero, una volta ancora, le 16 parole originali ma questa volta il ricordo si sarebbe ottenuto in due modi diversi: in forma libera o attraverso un test multiple choice.

I musicisti ottennero il punteggio maggiore in tutte le prove dimostrando che avevano una migliore memoria per le parole rispetto al resto dei partecipanti all’esperimento, tuttavia… non solo possedevano una memoria verbale migliore, ma anche spaziale, dato che posteriormente vennero loro presentate, invece che parole, 15 frecce situate in diverse posizioni.

In questo caso i musicisti furono in grado di disegnare in modo più fedele la posizione delle frecce.

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Ovviamente, i ricercatori prestarono particolare attenzione alle strategie che utilizzavano questi giovani per migliorare la loro memoria:

1.Le persone normali tentavano di ricordare le parole senza usare nessuna organizzazione o strategia particolari mentre i musicisti tentavano di raggruppare le parole in categorie simili e generali che facilitavano la loro memorizzazione ed il posteriore recupero.

2.Quando si lavorava con le immagini, le persone normali tentavano di descrivere le frecce con parole, per esempio: “freccia girata di 30 gradi a destra” mentre i musicisti non tentavano di descriverle nè di verbalizzarle ma le immagazzinavano in forma di immagini.

Così, i musicisti fino da giovani, e grazie all’allenamnto musicale che ricevono, utilizzano differenti strategie mnemoniche che permettono loro di raggruppare note, parole, immagini; apparentemente casuali all’interno di categorie inclusive e più generali.

Fonte:

Jakobson, L.; Lewycky, S.; Kilgour, A. & Stoesz, B. (2008) Memory for Verbal and Visual Material in Highly Trained Musicians. Music Perception, 26 (1), 41-55.

 
 

 

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Jennifer Delgado Suárez

Psicóloga Jennifer Delgado Suárez

Sono una psicologa e da molti anni scrivo articoli per riviste scientifiche specializzate in Salute e Psicologia. Il mio desiderio è aiutarti a realizzare esperienze straordinarie. Se desideri sapere di più clicca qui.

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