
Situata al settimo posto tra i sette peccati capitali, l’invidia è il profondo e abitualmente ostile rancore che uno sente verso chi ha/è qualcosa che desidera essere o avere.
L’invidia fa sentire la persona che la vive come qualcuno di inferiore, una specie di perdente intrappolato nel male. Alle persone invidiose risulta particolarmente difficile apprezzare le cose positive della vita dato che normalmente sono troppo preoccupate di come si riflettono sul proprio io. Purtroppo, invece di godere di ciò che riescono a realizzare, questi tentano continuamente di paragonarsi agli altri alla ricerca di ciò che non hanno.
Solo in questo momento i ricercatori iniziano a capire quali siano i circuiti neurali che appartengono all’invidia e il perchè questa può arivare a generare vero e proprio dolore. Studiosi dell’Istituto di Scienze Radiologiche del Giappone hanno scansito i cervelli di 19 giovani mentre questi immaginavano se stessi come protagonisti di situazioni sociali che includevano altri personaggi di maggiore o minore successo.
Quando i partecipanti venivano confrontati con le persone che invidiavano, le regioni del cervello coinvolte nella registrazione del dolore fisico venivano attivate: quanto più profonda era l’invidia, tanto più vigorosamente venivano attivati i centri del dolore della corteccia cingolata dorsale anteriore e altre aree relative. Al contrario, quando alle persone veniva data l’opportunità di immaginare che il soggetto invidiato cadeva in rovina, allora si attivavano i circuiti di ricompensa del cervello in forma direttamente proporzionale a quanto grande fosse l’invidia: quelli che provavano un’invidia maggiore mettevano in relazione la notizia della disgrazia con una risposta più attiva nei centri dopaminergici del piacere.
Il direttore della ricerca assicura che questa è la conferma di un antico detto giapponese: “le disgrazie degli altri hanno il sapore del miele” ma ben oltre la sapienza popolare è certo che l’invidia è un sentimento promosso da una società che si basa nella competitività, tuttavia, allo stesso tempo è il sentimento più represso e meno condiviso a livello sociale. Alle persone risulta particolarmente difficile riconoscerlo ma lo sentono come un forte dolore, quasi fisico. Perchè? Perchè la nostra cultura, eminentemente competitiva, ci educa a considerare i successi degli altri come fallimenti personali. In questo modo, l’invidia viene vissuta come un dolore eminentemente emotivo di seguito all’attivazione delle aree cerebrali relazionate con la monitorizzazione dei conflitti e degli errori così come quelle coinvolte nelle percezione del dolore.
Fonte:
Hidehiko, T. et. Al. (2009) When your gain is Is My Pain and Your Pain Is My Gain: Neural Correlates of Envy and Schadenfreude. Science; 323(5916): 937 – 939.
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