Esiste una domanda, o forse è solo una preoccupazione, in cui mi sono imbattuta frequentemente: “lo psicologo manipola i suoi pazienti?”
La mia risposta è in un’altra domanda: “Cosa intendiamo per manipolare?”.
Le definizioni che ho incontrato sono tante, probabilmente troppe, per questo, preferisco riflettere partendo dal mio bagaglio di concetti pratici: manipolare indica un’azione cosciente di una persona rispetto ad un’altra con il fine che quest’ultima faccia quello che interessa alla prima passando sopra gli interessi della persona (il manipolato).
Per essere più precisi: la manipolazione implica uno sforzo cosciente della persona che desidera manipolare e garantisce un beneficio chiaro per il manipolatore ai danni del manipolato. Quindi…che scagli la prima pietra colui che non ha mai manipolato.
In misura maggiore o minore probabilmente tutti abbiamo manipolato interagendo con gli altri. Il concetto è così ampio che potrebbe comprendere dal discorso molto elaborato (basti pensare alle arringhe politiche) fino anche solo ad una sola parola espressa al momento giusto con il tono e l’inflessione di voce adeguati.
Ma esistono persone che vanno ben oltre una sola manipolazione e adottano la manipolazione come loro stile di relazionarsi per eccellenza. Evidentemente, mi riferisco a tutti coloro che si consocono appunto nel linguaggio popolare come: “manipolatori”.
Queste persone si relazionano con gli altri attraverso la manipolazione, è il loro stile e probabilmente non sparebbero o non desiderano relazionarsi in altro modo. Ora, oltre alla rappresentazione popolare del manipolatore che è ben conosciuta come una persona che controlla i suoi sentimenti per realizzare i suoi obiettivi e che sa gestire le più diverse situazioni per ottenerne profitto; desidererei avvicinarmi all’altra faccia del manipolatore e approfondire le diverse motivazioni che portano una persona a comportarsi in una certa maniera.
Avviciniamoci alla vera psicoanatomia (permettetemi il neologismo) di un manipolatore:
– Le persone che necessitano di manipolare per ottenere i loro obiettivi normalmente presentano una bassissima autostima. Credono di non essere sufficentemente importanti o capaci per conseguire quello che desiderano per via convenzionale, giustificandosi con argomenti logici a partire dal dialogo costruttivo. In questo modo assumono la manipolazione come una strategia per realizzare i loro propositi partendo dal ricatto emotivo (la tecnica preferita).
– Grande insicurezza personale. Molte di queste persone sono abituate a manipolare solo per il fatto di vivere la sensazione di potere una volta che hanno realizzato il loro obiettivo. Dato che sono persone che non confidano nelle loro capacità, necessitano continuamente di riaffermarsi ed il modo che utilizzano è quello di sottomettere le altre persone ai loro ricatti. Controllare il mezzo offre loro una falsa sensazione di sicurezza.
– Ignoranza in merito al come poter realizzare i loro obiettivi, preferiscono cha a sforzarsi siano gli altri invece di prendersi le loro responsabilità. La persona manipolatrice ha degli obiettivi relativamente chiari ma non sa come realizzarli attraverso le diverse strategie perchè non si assume le sue responsabilità e non intende farlo per nessun motivo. Gli risulta più semplice lasciare la responsabilità e l’eventuale colpa di un fallimento agli altri.
Probabilmente il manipolatore per ecellenza è la “vittima isterica”. Quando si fa riferimento al disturbo di personalità istrionico si pensa subito al prototipo della donna eccessivamente truccata, vestita da carnevale, e che desidera richiamare l’attenzione in modo eclatante ma…esiste un’altro estremo radicalmente opposto. Sono quelle persone che necessitano di attenzione costante, desiderano essere al centro dell’attenzione ed assumono tecniche manipolatrici molto sottili, normalmente assumendo il ruolo di persone malate o che stanno soffrendo. Da queste attitudini apparentemente disinteressate e pietose il manipolatore va tessendo la sua ragnatela nella quale cadranno tutte le persone di “buon cuore”; infatti, bisognerebbe essere davvero “cattivi” per non soccombere ai richiami (che non si presentano mai come richiami in piena regola ma piuttosto camuffati), di una “povera signora malata che è stata tanto sfortunata nella sua vita”.
Così, in molte occasioni il manipolatore ha la sua dose di malsana responsabilità per ogni volta che uno di noi lo asseconda, dato che ci stiamo assumendo la percentule di responsabilità corrispondente per cedere alle manipolazioni. La maggioranza dei comportamenti si manifestano perchè vi sono persone che li accettano o li tollerano. Così, molte volte ci convertiamo in complici della manipolazione perchè non sappiamo come difendersi dai manipolatori, anche se qualche volta anche noi abbiamo assunto questo ruolo.
Per chiudere, potremmo ora dire che abbiamo risposto alla domanda che inizia l’articolo?
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