• Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Passa al piè di pagina

Angolo della Psicologia

Blog di Psicologia

  • Chi scrive
  • Argomenti di Psicologia
  • Libri di Autoaiuto
  • Pubblicità
Home » Cervello » Meglio l’elettroshock che stare da soli

Meglio l’elettroshock che stare da soli

Share on Facebook Share on X (Twitter) Share on LinkedIn Share on Telegram Share on WhatsApp Share on Email
elettroshock
 

Stare da soli con noi stessi può diventare un’attività pericolosa soprattutto in un momento in cui abbiamo l’opportunità di essere connessi 24 ore al giorno. E, secondo gli psicologi dell’Università della Virginia, preferiamo essere sottoposti a elettroshock piuttosto che immergerci nelle profondità del nostro “io”.

Questo curioso esperimento dimostra che la maggioranza della gente odia stare da sola con i propri pensieri, anche solo per 15 minuti. Infatti, se ci lasciano soli, senza cellulare, tablet, un libro o della musica, la nostra mente comincia a divagare e questa esperienza può essere così sgradevole che il 67% degli uomini e il 25% delle donne preferiva ricevere un elettroshock.

Per ottenere questi risultati i ricercatori hanno reclutato un gruppo di persone e, dopo averle private dei loro effetti personali, hanno chiesto loro di rimanere da soli in una stanza dove non c’era niente che poteva rappresentare una distrazione. I ricercatori hanno semplicemente chiesto loro di intrattenersi con i loro pensieri per un periodo di 6-15 minuti. Trascorso tale termine, i partecipanti dovevano valutare come si erano sentiti. La metà delle persone ha risposto che non avevano apprezzato di stare da soli con se stessi.

PER TE  Lamentarsi è un veleno per il cervello

Alla luce di questi risultati, gli psicologi si chiesero se l’avversione per la solitudine fosse così grande da preferire in alternativa uno stimolo doloroso. Così fecero un passo ulteriore chiedendo alle persone se preferivano rimanere qualche tempo da soli con se stessi o piuttosto volevano, in alternativa, sperimentare degli impulsi elettrici dolorosi come un piccolo elettroshock, che avrebbero potuto somministrarsi autonomamente premendo un pulsante davanti a loro. A questo punto non vi sono stati dubbi: molte persone preferirono avere qualcosa da fare, anche se sgradevole, piuttosto che restare da soli con i loro pensieri.

I ricercatori dicono che questo tipo di paura del vuoto non è necessariamente una conseguenza dei cambiamenti nella società attuale, dato che si è riscontrata tanto nei giovani come negli adulti. Tuttavia, è difficile pensare che il ritmo frenetico che ci viene imposto dalla società d’oggi e l’influenza dei tanti gadget iper-tecnologici che ci permettono di tenerci occupati in ogni momento, non abbia nulla a che fare con tutto questo.

PER TE  Le asimmetrie che nasconde il cervello

Alcuni dei motivi per cui potremmo preferire questa esperienza sgradevole al restare soli sono:

– Perché ci è stato insegnato che “il tempo è denaro” e che non fare nulla non è produttivo e non è buono

– Perché non siamo abituati, e come per tutte le cose nuove, in un primo momento ci può spaventare o risultare fastidioso

– Perché si tratta di un processo d’introspezione e può farci scoprire qualcosa che non ci piace di noi

– Perché appaiono preoccupazioni, dubbi e paure che ci fanno sentire male e non sappiamo come affrontarle

– Perché non riusciamo a concentrarci su qualcosa di particolarmente interessante e ci annoiamo, il che, in un certo senso, implica che anche il nostro mondo interiore è molto noioso

Ognuno tragga le proprie conclusioni …

Fonte:
Wilson, T. D. et. Al. (2014) Just think: The challenges of the disengaged mind. Science; 345(6192): 75-77.

Share on Facebook Share on X (Twitter) Share on LinkedIn Share on Telegram Share on WhatsApp Share on Email

Jennifer Delgado Suárez

Psicóloga Jennifer Delgado Suárez

Sono una psicologa e da molti anni scrivo articoli per riviste scientifiche specializzate in Salute e Psicologia. Il mio desiderio è aiutarti a realizzare esperienze straordinarie. Se desideri sapere di più clicca qui.

Ricevi le novità

Iscrivendoti all'Angolo della Psicologia accetti la nostra Privacy Policy. Ma non ti preoccupare, noi odiamo lo spam quanto te!

Segui leggendo

Secondo i neuroscienziati, non si ascolta solo la musica, la si diventa

Ormesi psicologica: quando ciò che non ti uccide ti rende più forte (davvero)

Abitudini Zombie: come identificare ed eliminare le routine obsolete nella tua vita

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Articoli recenti

  • Secondo i neuroscienziati, non si ascolta solo la musica, la si diventa
  • Ormesi psicologica: quando ciò che non ti uccide ti rende più forte (davvero)
  • Abitudini Zombie: come identificare ed eliminare le routine obsolete nella tua vita
  • La domanda inaspettata che prevede la tua felicità tra 10 anni
  • Contabilità emozionale: le tue relazioni sono in rosso?

Ricevi le novità

Disclaimer e Privacy

Iscrivendoti all'Angolo della Psicologia accetti la nostra Privacy Policy ma non ti preoccupare, noi odiamo lo spam quanto te!

Footer

Contatto

jennifer@intextos.com

Angolo della Psicologia

Blog di Psicologia: Articoli sulla salute mentale e la crescita personale, tecniche psicologiche, studi sul cervello e libri di Psicologia.

Seguici

  • Facebook
  • Instagram
  • LinkedIn
  • Twitter

© Copyright 2010-2024 Angolo della Psicologia · Tutti i diritti sono riservati · Politica dei Cookies · Disclaimer e Privacy · Pubblicità