• Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Passa al piè di pagina

Angolo della Psicologia

Blog di Psicologia

  • Chi scrive
  • Argomenti di Psicologia
  • Libri di Autoaiuto
  • Pubblicità
Home » Emozioni » Dalla pronoia alla awumbuk: 10 emozioni che hai sperimentato senza rendertene conto

Dalla pronoia alla awumbuk: 10 emozioni che hai sperimentato senza rendertene conto

Share on Facebook Share on X (Twitter) Share on LinkedIn Share on Telegram Share on WhatsApp Share on Email
Emozioni sconosciute
 
 

Avete mai sperimentato l’incredibile sensazione che tutto sta andando così bene che le stelle sembrano essersi allineate a vostro favore? In qualche occasione avete sentito l’improvviso e irrefrenabile bisogno di distruggere qualcosa? Queste emozioni e sensazioni hanno un nome, ma non nella nostra lingua, perché rappresentano stati emotivi complessi difficili da esprimere con le parole che conosciamo.

Tuttavia, Tiffany Watt Smith, psicologa presso il Center for the History of Emotions della Queen Mary University, ha analizzato 154 parole in diverse lingue che vengono utilizzate per indicare emozioni e sensazioni molto specifiche che la maggior parte di noi ha sperimentato almeno una volta, ma senza conoscerne il nome.

Quando la vita emotiva è più ricca del vocabolario

Il nostro campo emotivo è estremamente ampio. Ma se non prestiamo sufficiente attenzione alle nostre emozioni, sensazioni e sentimenti, questi finiscono per “scomparire” e noi perderemo la ricchezza che possono apportarci. Infatti, la granularità emozionale è una competenza che pochissime persone possiedono e si riferisce alla capacità di sperimentare diversi stati emotivi essendo consapevoli degli stessi. Non significa sentirsi male, in generale, ma essere in grado di dire che ci sentiamo frustrati, nostalgici o arrabbiati.

Conoscere i nomi delle diverse emozioni, sensazioni e sentimenti che proviamo ci aiuta a espandere la nostra gamma emotiva. Infatti, quando riusciamo a dargli un’etichetta viviamo più intensamente questi sentimenti, perché stiamo dicendo al nostro cervello di concentrarsi su di essi.

Ecco alcune delle emozioni e delle sensazioni “rare” che forse hai provato almeno una volta:

1. Amae

La parola “amae” è giapponese e significa, letteralmente “comportarsi come un bambino viziato”, ma nel senso più positivo del termine. Infatti, in Giappone è usato per riferirsi alla bella sensazione che comporta l’abbandono, dimenticare se stessi e affidarsi alle cure di una persona amata, come il partner o la madre. Questa emozione è piacevole perché ci permette di tornare all’infanzia e rivivere la sensazione di protezione.

2. L’appel du vide

Qualche volta ti è accaduto di trovarti nella parte alta di un edificio e avere voglia di buttarti? O mentre guidi l’auto, hai provato il desiderio irrefrenabile di girare rapidamente il volante e uscire dalla strada? I francesi chiamano questo impulso improvviso “L’Appel du vide”, che non necessariamente significa che alla base vi sia un’idea suicida o che la persona tenterà di attuarlo. In realtà, essi credono che si tratti del “richiamo del vuoto”, una sorta di forza difficile da spiegare che ci incoraggia a fare cose pericolose ma in fondo serve a ricordarci che non è sempre bene farsi prendere la mano dall’istinto.

PER TE  Diluvio emozionale: quando le emozioni ti desbordano

3. Awumbuk

Questa emozione è come la nostra malinconia, ma molto più specifica, dato che gli indigeni di Papua Nuova Guinea la utilizzano per indicare il senso di vuoto che proviamo quando una persona che ci ha visitato recentemente se ne va. In quel momento la casa resta vuota e noi ci sentiamo profondamente soli. Per colmare questo vuoto gli abitanti di Baining, Papua Nuova Guinea, fanno un rito: quando la persona se ne va, riempiono una ciotola d’acqua, che cattura tutta l’energia negativa. Il giorno dopo buttano l’acqua con tutti i sentimenti negativi, e la vita continua.

4. Ilinx

Si tratta di una parola francese usata per indicare la strana eccitazione che sperimentiamo con l’idea di distruggere qualcosa. Si riferisce all’impulso che proviamo quando abbiamo un oggetto fragile nelle nostre mani e siamo assaliti dall’idea di buttarlo a terra e romperlo. Questa sensazione nasce dalla volontà di creare caos, che è perfettamente comprensibile dal momento che viviamo in una società dove tutto è così ben organizzato e etichettato da risultare opprimente. In realtà, questo sentimento si verifica di solito nei momenti in cui ci sentiamo intrappolati.

5. Malu

“Malu” è una parola usata in Indonesia per indicare la sensazione di sentirsi inferiori agli altri. Infatti, si tratta di una sensazione fastidiosa in cui diverse emozioni e sentimenti come la vergogna, la timidezza e la frustrazione si mescolano. Possiamo sperimentarla quando ci troviamo da soli in ascensore con il nostro capo e non ci sentiamo a nostro agio. In quel momento perdiamo improvvisamente la fiducia in noi stessi e veniamo assaliti dalla vergogna. In realtà, questa sensazione può diventare così forte da bloccarci psicologicamente. Quando la persona scompare proviamo sollievo.

6. Pronoia

È una bella sensazione che probabilmente avete provato senza sapere come si chiamava. In realtà, è esattamente il contrario della paranoia, dato che implica la sensazione che tutto sta andando nella direzione giusta. È una sensazione che ci riempie di energia positiva, perché riteniamo che tutte le stelle si sono finalmente allineate e siamo stati benedetti dalla fortuna. Allo stesso tempo, ci sentiamo protetti e siamo certi che, almeno nell’immediato futuro, tutto funzionerà bene per noi.

PER TE  Umiliazione psicologica: l’emozione più dannosa

7. Torschlusspanik

Questa parola tedesca viene usata per indicare la sensazione che il tempo passa molto rapidamente. È una sensazione che sperimentiamo con il passare degli anni, soprattutto se non siamo soddisfatti di quello che abbiamo raggiunto nella vita. Essa comporta anche la sensazione di sentirci sul punto di perdere il treno, la paura di perdere l’occasione di una vita. In realtà, la traduzione letterale di Torschlusspanik, sarebbe qualcosa come “temere che si chiudano le porte”, include la preoccupazione per il trascorrere del tempo e la sensazione che non stiamo approfittando abbastanza.

8. Iktsuarpok

Questa parola Inuit è usata per riferirsi a quella sensazione che quasi tutti hanno provato nel momento in cui aspettiamo qualcuno con ansia. È l’attesa spasmodica che ci costringe a stare alla finestra o alla porta, per vedere se la persona che stiamo aspettando è arrivata, anche se sappiamo che non è ancora giunto il momento. Iktsuarpok è la parola che indica l’attesa che include ansia e impazienza, ma anche speranza ed entusiasmo.

9. Mono no aware

È una espressione giapponese che indica un’emozione particolarmente complessa in cui sensibilità, emozione, sorpresa e tristezza si mescolano. Sperimentiamo spesso questa emozione davanti alla bellezza delle cose o a relazioni effimere, come quando abbiamo visitato un bel posto che sta per essere demolito o apprezziamo un bel fiore che presto si seccherà, per esempio. Questa emozione ci dice che stiamo godendo di qualcosa di unico, che presto cesserà di esistere, così proviamo gioia, ma anche tristezza. È un sentimento molto profondo, perché, in un certo senso, ci mette di fronte alla nostra mortalità.

10. Gezelligheid

Si tratta di una parola olandese utilizzata per indicare una piacevole sensazione di calore e intimità che ci fa sentire a nostro agio e protetti. È spesso usata per indicare i momenti speciali d’intimità con gli amici o il partner, ma possiamo provare questa sensazione anche in luoghi che hanno un’atmosfera molto calda e accogliente che ci fa sentire al sicuro come a casa.

E se ti interessa sapere di più qui puoi trovare un elenco di emozioni e sentimenti completo.

Share on Facebook Share on X (Twitter) Share on LinkedIn Share on Telegram Share on WhatsApp Share on Email

Jennifer Delgado Suárez

Psicóloga Jennifer Delgado Suárez

Sono una psicologa e da molti anni scrivo articoli per riviste scientifiche specializzate in Salute e Psicologia. Il mio desiderio è aiutarti a realizzare esperienze straordinarie. Se desideri sapere di più clicca qui.

Ricevi le novità

Iscrivendoti all'Angolo della Psicologia accetti la nostra Privacy Policy. Ma non ti preoccupare, noi odiamo lo spam quanto te!

Segui leggendo

Ormesi psicologica: quando ciò che non ti uccide ti rende più forte (davvero)

Abitudini Zombie: come identificare ed eliminare le routine obsolete nella tua vita

La domanda inaspettata che prevede la tua felicità tra 10 anni

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Articoli recenti

  • Ormesi psicologica: quando ciò che non ti uccide ti rende più forte (davvero)
  • Abitudini Zombie: come identificare ed eliminare le routine obsolete nella tua vita
  • La domanda inaspettata che prevede la tua felicità tra 10 anni
  • Contabilità emozionale: le tue relazioni sono in rosso?
  • La spinta finale: perché diamo il massimo quando qualcosa sta per finire

Ricevi le novità

Disclaimer e Privacy

Iscrivendoti all'Angolo della Psicologia accetti la nostra Privacy Policy ma non ti preoccupare, noi odiamo lo spam quanto te!

Footer

Contatto

jennifer@intextos.com

Angolo della Psicologia

Blog di Psicologia: Articoli sulla salute mentale e la crescita personale, tecniche psicologiche, studi sul cervello e libri di Psicologia.

Seguici

  • Facebook
  • Instagram
  • LinkedIn
  • Twitter

© Copyright 2010-2024 Angolo della Psicologia · Tutti i diritti sono riservati · Politica dei Cookies · Disclaimer e Privacy · Pubblicità